5.5.23

TRANSUMANZA MAFIOSA!

 


di Gianni Lannes

Cancrena mafiosa e metastasi dilaganti: violenza, sopraffazione e truffe nel giardino d'Europa. Il controllo dei territori mediante le intimidazioni e le eliminazioni. Mafiopoli dalla Sicilia alla Calabria, dalla Puglia all'Abruzzo, dal Lazio al Trentino. Non solo ecomafie impunite nel Belpaese, incistate nello Stato tricolore. Soldi pubblici nelle grinfie della criminalità ben organizzata, sostenuta da branchi di insospettabili colletti bianchi. La mafia dei pascoli agisce nell'ombra, assassinando pastori e contadini che si ribellano, al fine di incassare i fondi comunitari su pascoli fantasma. Accade soprattutto in Abruzzo, nel Foggiano e nel Gargano (Vieste, Monte S. Angelo, Manfredonia e Foggia) dove si contano decine di lupare bianche. Proprio nello Sperone d'Italia da decenni vagano le vacche sacre: basta fare un salto in Foresta Umbra per rendersene conto.

Il 15 gennaio 2020 l'operazione denominata "Nebrodi", una delle più vaste operazioni antimafia eseguite in Sicilia e la più imponente sul versante dei fondi europei dell'agricoltura in mano alle mafie mai eseguita in Italia e all'estero, ha portato all'arresto di 94 persone (48 in carcere e 46 ai domiciliari) e al sequestro di 151 aziende agricole, conti correnti e rapporti finanziari.

Dall'operazione è scaturito il maxiprocesso sulla mafia dei Nebrodi. Al termine dell'udienza preliminare, nel dicembre 2020, in 101 furono rinviati a giudizio, mentre altri hanno definito la loro posizione con il rito abbreviato, altri ancora hanno patteggiato la pena.




Il primo novembre 2022 si è concluso il processo, dove l'accusa, per i 101 imputati, ha chiesto complessivamente 1.045 anni di carcere e 30 milioni di euro di confische. Dopo una lunga camera di consiglio iniziata il 24 ottobre, i giudici del Tribunale di Patti (Messina) hanno emesso condanne per oltre 600 anni di carcere per reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, danneggiamento a seguito di incendio, uso di sigilli e strumenti contraffatti, falso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, truffa aggravata i reati contestati a vario titolo.

L'inchiesta ha fatto luce sugli interessi dei gruppi mafiosi sui contributi comunitari concessi dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), portando alla luce il business delle truffe sui fondi destinati all'agricoltura. In particolare, gli investigatori hanno accertato che, a partire dal 2013, sarebbero state percepite irregolarmente erogazioni pubbliche per oltre 10 milioni di euro, ovvero la punta dell'iceberg.

Questo fenomeno criminale che si avvale di complicità istituzionali e amministrative, è particolarmente diffuso anche in Abruzzo. Solo in Abruzzo nel 2022 sono state adottate 4 interdittive antimafia dalle Prefetture dell'Aquila e di Pescara, nei confronti di aziende e società agricole. Una, emessa nei confronti della società agricola Frassino, collegata ad altre 4 società riconducibili ai fratelli Berasi, mette in luce il legame della costola del clan dei Casalesi di Eraclea (Venezia) con gli stessi. Il sistema scrive il prefetto era di avere all'interno di ogni società un soggetto locale del territorio dove si decideva di operare.

E si contano almeno due morti sospette, in particolare: Emiliano Palmieri un allevatore di 28 anni di Ofena in provincia dell'Aquila è stato trovato impiccato ad un albero il 16 maggio 2022; due settimane prima aveva subito una brutale aggressione riportando una profonda ferita alla testa causata da una pistola di quelle utilizzata per la macellazione. Prima di questo episodio ignoti avevano avvelenato due cavalli di sua proprietà. Medesima sorte è toccata ad un altro allevatore, Giuliano Anastasio, sempre in provincia dell'Aquila a Pizzoli che pochi giorni dopo la morte di Palmieri è stato trovato impiccato nella sua stalla. Un altro allevatore, Dino Rossi, ha denunciato ai carabinieri di Sulmona di aver ricevuto una telefonata anonima a proposito di sue segnalazioni sui pascoli fantasma.

Il sistema dei pascoli è anche ben descritto in una relazione redatta nel 2018 da un gruppo di ricerca dell'università de L'Aquila, intitolata “Evidenze di fenomeni criminogeni in riferimento ai pascoli montani e ai contributi europei della Politica Agricola Comune (PAC)” che incrocia più di mille testimonianze di agricoltori con nomi e società che gestiscono i pascoli e che sono riconducibili a famiglie mafiose di tutta Italia.

Il meccanismo criminogeno è sempre lo stesso: intimidazioni e minacce agli allevatori locali con incendi e avvelenamenti dei loro animali. Si registra inoltre la presenza di aziende agricole fantasma, soprattutto in Puglia e in Abruzzo, che spesso non allevano e non producono alcunché, o nel migliore dei casi hanno sempre gli stessi capi di bestiame spostati da una parte all'altra, distruggendo di fatto l'economia agricola locale.

A Vallerotonda (in provincia di Frosinone) una allevatrice, e in particolare una pastora di nome Assunta Valente, subisce da alcuni anni minacce e danni violenti. La sua azienda avrebbe infatti riportato numerosi danneggiamenti di origine dolosa tra cui l'abbattimento di palizzate, gomme del trattore squarciate, tubature spezzate, recinti abbattuti, animali (oltre venticinque mucche) avvelenati e spariti, otto cani uccisi con il veleno e persino un avvertimento con la testa di una agnellina conficcata su un palo. L'ingresso dei suoi terreni, per i quali paga regolarmente l'affitto, verrebbero inoltre resi impraticabili, da ignoti, per impedire il pascolo. La pastora verrebbe denigrata e diffamata da alcuni personaggi della comunità locale: è stata infatti accusata di «essere pazza, esaurita, di inventarsi fandonie per i giornalisti, di non sapersi occupare degli animali perché il suo non è un mestiere per donne».

Si tratta di intimidazioni gravissime e continue per cacciarla via, sulle quali, secondo peserebbe l'ombra inquietante della mafia dei pascoli, quel fenomeno che vedrebbe grandi aziende occupare vaste aree di terreni con il solo scopo di accedere ai fondi europei, pur senza garantire l'effettiva attività di pascolo degli animali.

All'origine di tali persecuzioni vi sarebbe quindi la volontà di ignoti di ottenere, attraverso reati e truffe, fondi dell'Unione europea per i pascoli estesi e l'allevamento brado: risorse pubbliche che dovrebbe sostenere le realtà agropastorali ancora presenti sul territorio ma che avrebbero invece favorito una corsa senza precedenti all'accaparramento di terreni da pascolo.

Questa tesi sembra essere sostenuta anche dalle forze dell'ordine, dopo le denunce di Assunta Valente, secondo le quali l'obiettivo delle minacce e dei danneggiamenti sarebbe proprio quello di indurre la donna ad andare via ed abbandonare i terreni da pascolo.

Se in passato la presenza femminile nella pastorizia era concentrata soprattutto al nord, negli ultimi anni molte donne hanno riscoperto tale attività e sono oggi numerose le titolari di aziende zootecniche al Centro e anche al Sud e sulle isole. Le donne, secondo recenti indagini, hanno dato a tale mestiere un'accezione moderna coniugando l'allevamento anche con la cura e il benessere animale, promuovendo al tempo stesso il ripopolamento di zone marginali e la presenza di vivaci comunità negli insediamenti montani.

Per la sua attività Assunta Valente ha ricevuto numerosi riconoscimenti, è stata anche denunciata e ha preso parte a documentari tematici ed è stata nominata ambasciatrice del suo territorio in occasione del III Forum nazionale Agroecologia circolare di Roma.

Assunta Valente è una donna che ha scelto con passione e convinzione di svolgere un lavoro molto duro, complicato e, allo stesso tempo, molto prezioso. Assunta svolge la sua attività a Vallerotonda, in provincia di Frosinone, per scelta, e la fa bene, la fa con amore nei confronti della sua terra, quella che ha comprato e quella di uso civico, per la quale paga un affitto. Assunta ha ricevuto riconoscimenti importanti, come il premio di Legambiente quale ambasciatrice del suo territorio in occasione del III Forum nazionale Agroecologia circolare di Roma. Assunta è stata fra le protagoniste di un bel film documentario dedicato alle donne pastore del nostro Paese, nell'anno in cui la transumanza è diventata patrimonio UNESCO.

Assunta è una donna e fa un mestiere da uomo e, da centinaia di anni, accade nel mondo che le donne che non rientrano nei canoni dati vengano spesso definite pazze; ci sono stati tempi in cui venivano anche internate per questo, perché non rispondevano ai canoni comuni. Si tratterebbe comunque di intimidazioni molto gravi e continue. All'origine di questi danni e di queste persecuzioni, ci sarebbe proprio la volontà di ignoti di ottenere, attraverso reati e truffe, fondi dell'Unione europea per i pascoli estesi e per l'allevamento brado, quindi risorse pubbliche, che in realtà dovrebbero essere destinate al sostegno dell'attività pastorale.

Queste donne, anche secondo recenti indagini, hanno dato a questo mestiere un'accezione molto rilevante, molto moderna, coniugando l'allevamento con la cura e con il benessere animale, obiettivi che l'Unione europea ci ha dato, da tempo. Lo hanno fatto promuovendo, al tempo stesso, il ripopolamento di zone marginali e la presenza di comunità vivaci negli insediamenti montani. Quindi, credo che sia necessario contrastare ogni tipologia di sopraffazione su queste donne e su queste attività; che occorra salvaguardare le attività e le esperienze come quella di Assunta Valente, perché questo significa non solo contrastare le discriminazioni di genere e tutelare il lavoro, l'incolumità e la dignità di queste donne, ma anche garantire il presidio dei territori, la cura dei pascoli, la preservazione della biodiversità, parola inserita in Costituzione, recentemente. Questa cura, questa presenza è una presenza ancora più necessaria oggi, in una stagione in cui noi dovremo incrementare la nostra presenza nelle aree rurali e la produzione di cibo, anche nel nostro Paese.

Questa donna non deve essere lasciata sola; penso che abbia bisogno di sentire che con lei ci sono alcuni grandi alleati e, in modo particolare, gli italiani, lo Stato, la legalità, la giustizia, perché Assunta fa il suo lavoro, ma anche perché produce cibo per tutti noi.

Perché il governo Meloni non monitora l'assegnazione dei fondi europei per la transumanza sul territorio nazionale al fine di contrastare e prevenire eventuali frodi?

Riferimenti:

https://www.academia.edu/44750980/Evidenze_di_fenomeni_criminogeni_in_riferimento_ai_pascoli_nelle_aree_protette_d_Abruzzo_Esiti_della_ricerca_geografica_sul_campo

https://direzioneinvestigativaantimafia.interno.gov.it/relazioni-semestrali/

https://direzioneinvestigativaantimafia.interno.gov.it/wp-content/uploads/2023/04/Semestrale-I-2022.pdf

https://www.avvisopubblico.it/home/wp-content/uploads/2020/01/Abruzzo.pdf

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2023/03/mafie-in-abruzzo.html

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=ecomafie

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=mafia

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=transumanza


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