17.11.20

UN ALTRO MONDO!

 


di Gianni Lannes

Il pianeta Terra riposa all’ombra di sterminate foreste, le spiagge sono il rifugio di cavalli selvaggi. Branchi di lupi scorrazzano lungo strade in rovina, sommerse dalla vegetazione. Il silenzio avvolge finalmente ogni cosa.

La peste scarlatta è un romanzo di Jack London pubblicato per la prima volta sul "London Magazine" nel remoto 28 Giugno 1912. Questa storia che risale all'archetipo delle nostre paure, è incredibilmente attuale, come fosse stata scritta oggi. Questo racconto descrive quel che accade al mondo quando si scatena una vera epidemia, o un'autentica pandemia, non quella falsa imposta adesso all'umanità, per sottometterla. L'umanità non impara mai la lezione della storia o del passato.

Che fine ha fatto l’uomo? Eccolo in una grotta, insieme a pochi simili radunati intorno a un fuoco. Non se ne contano più di dieci all’interno, non più di poche centinaia in tutto il mondo. Sono per lo più giovani e abili cacciatori. Hanno affinato i loro sensi per fiutare il pericolo, cogliere opportunità, sopravvivere. Sono ragazzi senza nome, senza storia, senza coscienza di sé. Il loro unico legame col passato è un vecchio, James Howard Smith, professore universitario della Facoltà di Chimica di San Francisco. Descrive cose che non esistono, come gli aeroplani o l’ignoranza. Sembra che i suoi occhi non vedano mai la realtà per come è, ma solo come era tanto tempo fa, prima che sull’umanità si abbattesse la peste scarlatta.

San Francisco, anno 2013. Macchine volanti, comunicazione digitale, oligarchie capitaliste e classi sociali; otto miliardi di anime immerse in un equilibrio globale che sembra destinato all’eternità. È un mondo futuristico, ma non troppo diverso dal nostro, quello che il mitico Jack London  descrive per bocca del vecchio professor Smith, uno dei pochi sopravvissuti alla più letale pandemia della storia. Nei ricordi del professore, l’apocalisse prende il nome di Peste Scarlatta, un morbo estremamente contagioso e aggressivo che uccide pochi minuti dopo la prima manifestazione dei sintomi – colorito scarlatto del volto e progressiva paralisi degli organi vitali – e che porta in breve tempo al collasso della società. La rapidità con cui la malattia provoca la morte degli infetti getta le persone nella psicosi più cieca. Millenni di civilizzazione e di cultura si sgretolano dall’alba al tramonto. Nessuno ha più fede nella scienza, gli istinti più selvaggi divorano il raziocinio. Ciascuno sente che da un momento all’altro la faccia potrebbe arrossarsi, che i figli, i genitori, l’amore della vita, tutti potrebbero fuggire da lui, abbandonandolo senza pietà. Le città diventano presto delle immense fosse comuni, dei roghi senza fine. Tutti muoiono intorno al professor Smith: chi per la peste, chi per mano di altri uomini guidati dalla follia o dal più estremo opportunismo. Nell’arco di pochi giorni, gli incendi, gli spari e le urla si spengono.  

L’umanità è giunta sull’orlo dell’estinzione. Lo sguardo del vecchio sessant’anni dopo è rivolto al passato, a un mondo che non esiste più e del quale non ha potuto fare altro che osservare, impotente, la fine. Il resto di umanità che lo circonda è più o meno direttamente parte della sua famiglia: i pochi miracolati superstiti hanno procreato tra di loro per rimettere in piedi la razza umana, ma non traspare alcun entusiasmo, nessuna fiducia nell’avvenire. Quello di London non è un giardino dell’Eden: la peste non ha seguito alcuna Provvidenza nel decidere chi risparmiare. Uomini rozzi, incolti, violenti, donne che erano ricche e sfruttavano il prossimo, persone comuni senza alcuna dote particolare, sono ciò che resta del nuovo mondo. 

Che valore hanno allora la morale, l’etica, la cultura del lavoro, la solidarietà, l’impegno sociale? Agli occhi dell’autore tutto è disincanto. Anche la spensieratezza selvaggia dei giovani, che nulla conoscono di ciò che è stato, non lascia altro che l’amara consapevolezza di un ciclo destinato a ripetersi.  

Jack London non è uno scrittore accomodante né consolatore. A leggere i suoi romanzi e a scoprire la sua vita, si percepisce costante il peso di una consapevolezza della precarietà dell’esistenza umana. L’apocalisse in London (1876-1916) non rappresenta mai la definitiva conclusione di qualcosa, quanto lo svuotamento di ogni significato morale, la caduta di ogni illusione. Jack London (il mio scrittore preferito) ha vissuto intensamente tutte le sue straordinarie parole.

Riferimenti:

https://ia800209.us.archive.org/13/items/cu31924021764158/cu31924021764158.pdf

https://www.classicistranieri.com/wp-content/uploads/2020/09/london_la_peste_scarlatta.pdf

https://books.google.it/books/about/La_peste_scarlatta.html?id=i44pW-mWMukC&printsec=frontcover&source=kp_read_button&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=london



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