11.11.20

PAURA TELECOMANDATA!

 


di Gianni Lannes


Non c'è niente da negare. La propaganda autoritaria è ormai a pieno regime! La pandemia è falsa; un popolo impaurito è facile da manovrare. In media stat virus. Dal 9 marzo scorso, ovvero da quando il governo del Conte smascherato ha dichiarato la quarantena su tutto il territorio nazionale, vale a dire ha posto agli arresti domiciliari la popolazione italiana, politicanti, televirologi e zanzarologi hanno iniettato paura nel corpo sociale. E da allora, non hanno mai smesso di terrorizzare la gente mediante menzogne a ripetizione.

Il rapporto con la paura è sempre istintivamente legato all’obiettivo di un suo contenimento, sia a livello individuale che collettivo. Nel manuale Human Resource Exploitation Training Manual (1983), elaborato dalla CIA nel 1983 (declassificato dalla NSA nel 1997) e destinato all’addestramento delle forze armate nelle tecniche di interrogatorio e tortura, sono riportate delle indicazioni utili al fine di indurre nei prigionieri degli stati d’ansia, tali da generare cedimento delle resistenze, regressione e piena collaborazione. I malcapitati sottoposti a lockdown sono prigionieri a tutti gli effetti.

Lo stesso manuale prescrive che «a minaccia della violenza di solito indebolisce o distrugge la resistenza molto più efficacemente della violenza stessa. La minaccia di subire dolore può innescare più paura che l'immediata sensazione del male... una minaccia è più efficace quando accompagnata dalla razionalizzazione alla collaborazione. Non è sufficiente che il soggetto sia sottoposto alla tensione del terrore; deve anche discernere un’accettabile via di fuga».

Ecco la allora la cecità cognitiva nell'ansia collettiva. Mantenersi su un determinato punto della curva emotiva, abbastanza in alto da sfiorare il panico e abbastanza in basso da razionalizzare un comportamento collaborativo è, in pratica, la definizione e la configurazione stessa della struttura dell’ansia.

La paura, dunque, come sentimento collettivo e organico della società contemporanea - almeno di quella occidentale - sembra fluttuare su uno spazio immateriale di incertezza sull’avvenire. Questo senso della paura come processo che si situa tra qualcosa che è avvenuto e qualcosa di là da venire è reso anche etimologicamente da due termini estremamente significativi degli stati di ansia collettivi della contemporaneità. L’etimologia della parola crisi, infatti, deriva dal greco krìsis, ovvero scelta, decisione; mentre l’etimo di apocalisse è apokàlypsis, ovvero rivelazione, disvelamento.

Il pensiero dominante, quasi la radiazione di fondo del nuovo millennio, sembra essere l’angoscia, il pre-sentimento di una catastrofe perennemente incombente.

È un inganno dire alle persone che sono malate anche se non presenti sintomi. Chi non ha sintomi è sano.

Le mascherine (un segno di sottomissione al sistema di dominio), poi, sono più dannose che utili per la salute umana: riducono l'apporto di ossigeno e favoriscono la proliferazione di germi al loro interno.

Bisogna rifiutare questa normalità repressiva. Occorre rivendicare la nostra dignità e la nostra libertà. Non siamo e non saremo mai cavie né schiavi di alcuna tirannia.

Riferimenti:

https://nsarchive2.gwu.edu//NSAEBB/NSAEBB122/CIA%20Human%20Res%20Exploit%20A1-G11.pdf

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=coronavirus

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