di Gianni Lannes
C’era una volta la grammatica italiana. Il primo
esemplare - Regole grammaticali della
volgar lingua - fu stampato ad Ancona nella tipografia di Bernardino Guerralda detto "Il Vercellese", nel
settembre dell’anno 1516. L’autore era il friulano Giovan Francesco Fortunio,
fervente lettore di Petrarca e Dante.
C’era una volta anche la consecutio temporum, vale a dire la pietra angolare della meravigliosa
lingua italiana, figlia del latino, che regola, correla e concatena i tempi del
discorso, la concordanza dei tempi, la sequenza logica delle proposizioni
subordinate, coordinate e principali. Ergo, il ragionamento frutto dei concetti
e dei pensieri umani. In fondo il discorso, ossia il testo scritto è come un
grande albero con un solido tronco, innumerevoli rami, fiori e frutti.
Oggi la comunicazione è fragile, quasi
impossibile. Infatti, il linguaggio scritto e parlato è del tutto scorretto,
sgrammaticato, scarno e sbrindellato. Le cause? Parecchie. Questo sgangherato
idioma spesso infarcito di inglesismi chi lo usa? In primo luogo i giovani,
prematuramente traviati dal linguaggio sincopato di telefoni, web, blog, oltre che dalla radiotelevisione e dalla scuola
pubblica e privata del facilismo amorale; ma anche di autori autorevoli o
presunti tali, come i mezzibusti della televisione o i tronfi politicanti
analfabeti funzionali: giornalisti, avvocati, presentatori, conduttori,
onorevoli, capetti eterodiretti di governo, nonché comici da strapazzo padroni
di partito.
Finalmente 600 professori universitari hanno
lanciato un allarme: “salviamo l’italiano". Certo, come no, partendo da questo
degrado dilagante. Oggi, paradossalmente, un giovane giunge alla
laurea sovente senza aver mai scritto un
testo proprio. Gli esami sono a quiz, come se si dovesse prendere la patente di
guida; le ricerche (di studenti ed insegnanti) ormai si consumano su internet con il sistema del copia e incolla. Nelle scuole elementari statali ormai imperversa il cosiddetto "open day". Sotto le feste comandate, soprattutto a Natale con i canti commerciali di pessima importazione anglosassone, sembra di essere a Londra e New York.
Il tema di italiano che un tempo si faceva a scuola è diventato “articolo
breve-saggio-mappa concettuale”. Tutto fuorché un ragionamento scritto e
articolato nella nostra lingua. Che fare? I metodi più elementari: il dettato, il riassunto, l’analisi
logica e grammaticale, il lessico, l’ortografia. In una parola: l’esercizio dello
scrivere in italiano. Ovviamente, il passaggio cruciale è dall'economia all'etica. Senza valori e ideali non c'è futuro per l'umanità.
riferimenti:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/10/italia-analfabeta.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=gutenberg
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/08/le-ultime-parole-del-mondo.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=gutenberg
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/08/le-ultime-parole-del-mondo.html
Post scriptum
L’edizione di riferimento delle Regole di Fortunio
è quella a cura di Brian Richardson (Padova, Antenore, 1999). Chi volesse sfogliare
una copia cinquecentesca della grammatica italiana (la ristampa del 1545 da
parte degli eredi di Aldo Manuzio) lo può fare attraverso il portale della
Bayerische Staatsbibliothek di Monaco:
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