20.2.17

BARI: PORTO DI VELENI





di Gianni Lannes

In una frase: buchi neri. La frontiera del belpaese assomiglia sempre più al gruviera. Sono almeno una dozzina i porti in Italia (Pozzallo, Catania, Messina, Crotone, Salerno, Livorno, Cagliari, Molfetta, Ortona, Ancona, Ravenna, Monfalcone) dove approdano di frequente senza controlli, tante navi, ma più spesso autentiche carrette del mare che trasportano rifiuti speciali e grano importato dall’estero. Una singolare coincidenza? Negli stessi scali come ad esempio in Sicilia, si ergono giganteschi silos di proprietà di certi industriali del ramo pasta tricolore del calibro di Casillo.

Alcune realtà portuali della Puglia tra cui Manfredonia (dove già dal 2 gennaio 2017 una mezza dozzina di portarinfuse hanno scaricato grano), e la stessa Bari, si confermano come il luogo privilegiato di sbarco di frumento straniero, nonché spesso anche di armi e rifiuti. Non è cambiato nulla dall’autunno dell’anno 1988 quando fu sequestrata la prima carretta del mare imbottita di grano radioattivo proveniente dall’estero. O meglio, sono venuti meno i rigorosi e serrati controlli di un tempo trapassato. Oggi si fanno a campione, o meglio a casaccio, ovviamente quando capita. Qui vale il Port State Control? E l'accordo di Parigi (Paris-MoU) è forse carta straccia in Italia? Perché tanti relitti galleggianti che trasportano rifiuti speciali sotto bandiere fuorilegge non vengono arrestati definitivamente? In ossequio a chi o a cosa? Si tratta di semplice negligenza? Dal 1988 ad oggi sono stati controllati tutti i carichi di grano delle navi straniere giunte in Italia?




Oggi 20 febbraio 2017 tra l’altro, ad un diretto esame visivo nell’area portuale del capoluogo pugliese, sono presenti i seguenti sette mercantili (6 con bandiera ombra) da considerare con particolare attenzione (i dati tecnici e logistici sono ufficiali e detenuti dalle autorità italiane):

Viktor (general cargo, bandiera Liberia, number IMO 9631929, stazza lorda 5.880 tonnellate, lunga 140 metri e larga 17). Era partita il 10 febbraio scorso dal porto ucraino di Kherson ed è giunta a Bari il 17 febbraio alle ore 08:00 UTC.
  
Pos Esperance  (bulk Carrier, bandiera Panama, number IMO 9562453, stazza lorda 21.213 tonnellate, lunga 172 metri e larga 28). Ha levato gli ormeggi da Vancouver in Canada il 4 gennaio scorso ed è arrivata in loco il 12 febbraio 2017 alle ore 00:00.

Omer Dadayli (general cargo, bandiera Panama, number IMO 9512525, stazza lorda 2.994 tonnellate). E’ partita da Nikolaev in Ucraina il 12 febbraio 2017 ed è arrivata qui il 18 febbraio 2017 alle ore 15:00.

Adatrans (general cargo, bandiera Turchia, number IMO 9037276, stazza lorda 6.167 tonnellate). Partita da Yuzhnyy in Ucraina il 13 gennaio scorso. Il 1 febbraio ha toccato il famigerato porto di Casablanca in Marocco, poi Ceuta, Livorno (base dell’export bellico) ed è giunta a Bari il 20 febbraio alle ore 07:02.

Murveta Ana (general cargo, bandiera Turchia, number IMO 8202939, stazza lorda 5.962 tonnellate). Partita da Nikolaev in Ucraina è giunta in loco il 19 febbraio alle ore 07:00.

Frojdi III (general cargo, bandiera Albania, number IMO 8919233, stazza lorda 1.574 tonnellate). Partita da Durazzo il 19 è giunta a Bari il 20 febbraio alle ore 04:00.

Lijun C (general cargo, bandiera United Kingdom, number IMO 9522001, stazza lorda 5.629 tonnellate). E’ giunta a Bari il 19 febbraio.

Sempre in data odierna sulla Gazzetta del Mezzogiorno è apparsa un’intervista all’ex ministro Paolo De Castro (nativo di San Pietro Vernotico). L’attuale primo vice presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo, in relazione al recente accordo approvato dal Parlamento europeo con il Canada, alla domanda “Quali effetti avrà l’intesa sul grano”, risponde testualmente: 

«L’accordo non cambia l’attuale regime di dazi che è già a zero da numerosi anni perché i prezzi del cereale duro canadese sono superiori a quelli italiani». 

De Castro attacca anche il presidente della regione Puglia, critico e contrario al CETA: 

«Emiliano non ha letto il trattato: fruttuosa l’intesa Ue-Canada». 

Forse è De Castro che non ha studiato attentamente il famigerato CETA. Nel frattempo, comunque, seguita a sbarcare in Italia soprattutto da Canada e Ucraina, grano geneticamente modificato, o comunque imbottito di glifosato, micotossine e radioattività. Non è un caso se i controlli latitano? Chi lo ha stabilito dall'alto?

Per la cronaca documentata: mister Paolo De Castro risulta affiliato come altri politicanti del resto, alla fondazione Vedrò. L’associazione di Enrico Letta, fondata nel 2005, è un pensatoio affaristico. Tra gli sponsor della fondazione, vera unione di PD e PDL abbiamo i colossi del gioco d’azzardo, Sisal e Lottomatica, per energia e ambiente figurano Enel, Eni, Edison; per i trasporti Autostrade per l’Italia, per il settore alimentare Nestlé. Ben 7 personalità trasversali del governo italiano passato e presente fanno parte di Vedrò: l'ex presidente del Consiglio Enrico Letta, il ministro degli esteri Angelino Alfano, il ministro della giustizia Andrea Orlando (PD), il ministro della salute Beatrice Lorenzin (PDL), ex ministri come Passera e De Girolamo, politicanti come Polverini, Bernini, Boccia, Carfagna, D’Ambruco, Delle Vedove, il leghista Giorgetti, Madia, Leandri, l’ex ministro Patroni Griffi, Rovetto, la presidente del Friuli Serracchiani, l’ex primo ministro Matteo Renzi, il sindaco di Verona Tosi, quello di Napoli De  Magistris, con l’illustre partecipazione del figlio dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E tanti giornalisti come Curzio Maltese, Filippo Facci, Davide Parenzo e Giuseppe Cruciani.  

riferimenti:

https://www.parismou.org/



http://www.inuovivespri.it/2016/10/09/grano-estero-ieri-arrivate-altre-tre-navi-nel-porto-di-bari-il-presidente-emiliano-non-puo-fare-nulla/


 
























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