9.2.17

EMILIANO: ACCETTA TRE GASDOTTI IN PUGLIA?




di Gianni Lannes

Va in onda lo stupro delle Puglia in salsa piddì, dopo la speculazione eolica e fotovoltaica autorizzata dal sedicente ecologista Nichi Vendola & compagni. In campagna elettorale aveva promesso di salvaguardare le Puglie (al plurale quante sono le sue anime, dal Gargano al Salento), nella realtà il nuovo governatore Emiliano si è già calato le braghe, e non mantiene le promesse. Ma qualche pugliese l'ha forse autorizzato a svendere la nostra terra? E in nome di quale diritto si pretende di violentare questo territorio levantino dove Occidente e Oriente si incontrano e si fondono da millenni? La Regione è come sempre baricentrica per i politicanti in cabina di regia.

Oggi sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno, il presidente Michele Emiliano che anche sul carbone non la racconta giusta, e ieri ha incontrato il ministro Calenda - ha dichiarato testualmente:

«Abbiamo chiarito quanto sia necessario ricominciare un legittimo confronto su tre gasdotti. La Puglia, dovendo ospitare questi impianti, ha titolo per chiedere compensazioni ambientali e discutere sulla loro localizzazione. Noi vorremmo che arrivassero più o meno nello stesso punto in modo tale che l’impatto ambientale sia minimizzato senza impegnare così più punti della costa con impianti gemelli e paralleli che potrebbero creare problemi. Ma se non è possibile verificare i punti di arrivo – chiede Emiliano – è possibile costruire punti di decompressione del gas in modo tale che essi non impattino sui territori pugliesi».

A rigor di logica esiste l'opzione zero. Ad Emiliano non è balenato neanche per un attimo che tali devastazioni in nome del mero profitto sono inaccettabili? Il presidente pro tempore della Regione non sa che è in vigore dal 1998 la Convenzione europea di Aarhus, ratificata in Italia dalla legge 108 del 2001? Dati ufficiali alla mano, la Puglia vanta da tempo un surplus energetico, e peraltro, non può essere degradata ancora per consentire la realizzazione di metanodotti che sconquasseranno il paesaggio e raderanno al suolo i boschi d’ulivo, per consentire soprattutto alla Germania di uscire dal nucleare e così approvvigionarsi di gas a spese della Puglia.

Come avevo già anticipato qualche anno fa, non c’è solo TAP e Poseidon localizzati nel Salento, ma anche Snam. E per non farci mancare nulla, nella Daunia, insiste l’Energas/Kuwait Petroleum per realizzare un gigantesco impianto di gas a petrolio liquefatto, contropartita Finmeccanica per la vendita  appunto in Kuwait di 28 aerei da guerra, sponsorizzati dal ministro al ramo Roberta Pinotti. Sempre in provincia di Foggia sono attivi 124 pozzi da cui si estrae metano che agli autoctoni non arreca alcun beneficio, ma soltanto il danno ambientale, ma addirittura risultano operative ben due centrali turbogas, a Candela (Edison) e a San Severo (Enplus). L’ultima autorizzazione a rapinare il gas dal sottosuolo della provincia di Foggia, l’ha data come tante altre rilasciate dalla giunta Vendola-Capone, qualche giorno fa, il nuovo esecutivo a guida piddì.

Michele Emiliano e tutti quelli del partito democratico, nonché di altri sodalizi commerciali devono mettersi bene in testa che la politica è la realizzazione del bene comune, non altro. Ed essi non sono i padroni di questa terra levantina, ma soltanto dipendenti eccessivamente retribuiti per servire onestamente gli interessi fondamentali della gente di Puglia.

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