7.2.17

GRANO STRANIERO: IN PUGLIA 2,5 MILIONI DI TONNELLATE NEL 2016


di Gianni Lannes

Sono eccessivi i quantitativi di grano importato dall’estero: secondo i dati ufficiali dell'Agenzia delle Dogane, soltanto in Puglia nell'anno 2016 sono stati sbarcati 2 milioni e mezzo di tonnellate di frumento. Senza contare il grano importato in nero. Uno dei porti meno controllati è quello "alti fondali" di Manfredonia, dove solo l'anno scorso, hanno toccato terra 1 milione di tonnellate di grano importato dall'estero.


L’indicazione obbligatoria dell’origine del grano sulle etichette della pasta è un traguardo normativo per smascherare l’inganno del prodotto estero spacciato per italiano. Un pacco di pasta su tre contiene grano straniero, ma i consumatori non lo sanno.

L’Italia è il principale produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta con 4,8 milioni di tonnellate su una superficie coltivata, pari a circa 1,3 milioni di ettari ma sono ben 2,5 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero e di queste oltre la metà per un totale di 1,2 milioni di tonnellate arrivano dal Canada, con note marche che lo usano in maniera esclusiva, facendone addirittura un elemento di distintività. Il risultato è che quasi un pacco di pasta fatto in Italia su cinque è fatto con grano canadese che continua ad essere trattato con glifosato nonostante il divieto imposto in Italia.

Che fare? Il blocco delle importazioni a dazio 0 e il 100 per cento dei controlli sul grano importato, la moratoria bancaria ed interventi finanziari per le imprese cerealicole, l’attivazione immediata della CUN nazionale cerealicola con base logistica a Foggia, il granaio d’Italia, e sostegni pubblici solo alle imprese che lavorano grano italiano. Nel giro di un anno le quotazioni del grano duro destinato alla pasta hanno perso il 43 per cento del valore mentre si registra un calo del 19 per cento del prezzo del grano tenero destinato alla panificazione. Una speculazione senza precedenti, con i compensi degli agricoltori che sono tornati ai livelli degli anni '80, a causa delle manovre di chi fa acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da “spacciare” come pasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato.

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