9.2.17

DELITTO MATTEOTTI: SAVOIA E MUSSOLINI



di Gianni Lannes

Nel 1924 dopo il suo viaggio a Londra, Giacomo Matteotti stava per rivelare gli interessi personali di Vittorio Emanuele III, nella concessione di estrazioni petrolifere alla Sinclair Oil. Ecco perché il più temibile ed irriducibile avversario del fascismo doveva sparire per sempre.

Ho avuto la fortuna di esaminare le carte private del primo magistrato italiano che si occupò, allora a Roma, dell’omicidio dell’esponente socialista. Si tratta di Mauro Del Giudice, nativo di Rodi Garganico, un uomo dalla tempra fuori del comune, che terminò i suoi giorni a Vieste. Tentarono di corromperlo in tutti i modi, anche con proposte di avanzamento rapido di carriera, ma lui non accettò, e così alla fine, dopo svariate minacce fasciste, fu costretto a mollare il caso. Seguì, com’è noto, un processo farsa al tribunale di Chieti.

Ho pure visionato un malloppo di illuminanti documenti inglesi, inediti, che Matteotti aveva acquisito durante il suo soggiorno nell’isola d’Albione, direttamente dal governo laburista. Se all’epoca avesse rivelato quello che aveva scoperto, il fascismo sarebbe stato travolto da uno scandalo incredibile. Strano che gli storici di professione non ci abbiano fatto ancora caso.

Per la cronaca il 24 marzo 1924 il re Savoia creò Benito Mussolini cavaliere della S.S. Annunziata: il titolo comportava il rango di cugino del sovrano. 

Matteotti si mise di traverso alla conciliazione nazionale auspicata da Mussolini. Nel giugno del 1924 Matteotti era l’ostacolo insormontabile al totale trionfo del fascismo nel belpaese. L’odio politico di Mussolini nei suoi confronti si alimentava anche della scoperta da parte dell’uomo politico socialista, dei rapporti affaristici del fratello del duce, Arnaldo, con ambienti parecchio torbidi.

Singolare coincidenza: Amerigo Dumini, ovvero il principale assassino, era nato a Saint Louis (Missouri), era quindi cittadino degli Stati Uniti d’America, ma di famiglia paterna fiorentina (la madre era inglese). Questo criminale aveva acquistato la cittadinanza italiana per essere stato volontario nella prima guerra mondiale. Pochi sanno che un parlamentare socialista, di origini pugliesi, il gigante buono Giuseppe Di Vagno, prima di essere assassinato anche lui da sicari fascisti, aveva difeso fisicamente Giacomo Matteotti.

Dopo tutto questo tempo l'Italia è tornata sotto regime, telecomandato dall'estero, e ha perso la sua sovranità territoriale, economica, politica e militare.

riferimenti:

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=matteotti 

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=di+vagno 

1 commento:

  1. capisco,l'indignazione per il delitto matteotti,ma credo che il fascismo non sia stato soltanto crudelta'e "dittatura",c'era fermento,educazione,creativita',colettivismo,artchitetture dove i solai non erano inferiori ai 3 mt.dove la lotta alle societa'segrete e alle mafie,fu totae o quasi,la riforma Gentile che dava un ordine ai livelli di conoscenza,il futurismo,petrolini,trilussa...de chirico,ottone rosai,la musica che s diffondeva nelle piazze,il Cinema,una vitalita'del tutto inusuale nel nostro paese,che proprio i radical-scik,hanno portato alla situazione attuale,per cui mi auguro un fascismo che si ispiri ad Evola e Guenon,e che faccia uscire le sue riflessioni dal ghetto in cui lei stesso le ha veicolate.apprezzo sinceramente il suo lavoro,ma per tornare sovrani bisogna vivere nel servizio,e il servizio e' dharma.

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