30.8.23

ASCOLI PICENO: VELENI INDUSTRIALI!

 


di Gianni Lannes

Benvenuti ad Ascoli Piceno. Oggi l'area SGL Carbon - 27 ettari di terreno su cui si estendono 850 mila metri cubi di volumi fra capannoni e attrezzature industriali - giace in uno stato di totale abbandono. Si tratta di terreni il cui equilibrio naturale è stato gravemente compromesso dallo sfruttamento industriale, a scapito della salute.

Dopo due decenni di ritardo e gravi conseguenze sull'ambiente, nonché sulla salute umana, secondo il Corriere dell'Adriatico (6 agosto 2023) «ora inizia la bonifica. Per la precisione, si tratta però di quella sulla vasca di prima pioggia, all’interno del grande stabilimento dismesso da tempo, per la quale era anche scattata nel 2014 una maxi-multa europea».

Infatti, nel comune di Ascoli Piceno in una zona adiacente al centro storico e alla stazione ferroviaria insiste l'area ex-Carbon, uno storico insediamento industriale oggi di proprietà del consorzio Restart. In questa area che si estende per circa 27 ettari sono presenti opifici dismessi, l'attività è cessata nel 2008, ricoperti di amianto in stato di disfacimento come evidenziato da due relazioni di ASUR Marche 5 e dell'ARPAM di Pesaro (n. 0034516 del 3 luglio 2014 e la n. 37758 del 11 luglio 2014). Nella relazione dell'ASUR in particolare si legge che «considerando la vastità della superficie interessata, è come avere una bomba inquinante che esplode silente in ogni istante ma nessuno vede consapevolmente i rischi per l'ambiente e l'uomo» (nota ASUR del 23 aprile 2014 da www.areacarbon.it). Nelle due relazioni viene indicato chiaramente che esiste la necessità di messa in sicurezza urgente dell'amianto i cui tempi non possono essere gli stessi della bonifica dell'intera area.

Il 28 maggio del 2007 si tenne una conferenza dei servizi presso il comune di Ascoli alla quale partecipavano sia la SGL Carbon che Restart che poi sarebbe diventata proprietaria dell'area solo tre anni dopo. Oggetto della conferenza dei servizi era proprio la caratterizzazione del sito per la bonifica. Nel dicembre 2009 il comune approvò un progetto preliminare di bonifica e formulò espressa e formale richiesta alla SGL Carbon di essere messo a conoscenza di eventuali intenzione di vendita dell'area e a quali condizioni (Determinazione n. 1571 del 14 dicembre 2009).

Nonostante ciò il Comune non ha tutelato l'interesse pubblico chiedendo garanzie economiche alla SGL Carbon come avrebbe potuto e dovuto fare, ma ha addirittura facilitato e appoggiato l'operazione di subentro della RESTART – cordata di imprenditori locali – nell'assumersi tutti i costi della bonifica, pur senza avere adeguato capitale sociale per far fronte ai circa 35 milioni di euro di costi per la bonifica che ben conoscevano per essere stati dichiarati nell'atto pubblico di acquisto dell'area. (http://www.picusonline.it).

Nel 2013 con ordinanza sindacale numero 449 del 2013 l'amministrazione chiede alla Restart di produrre una relazione dello stato di conservazione degli immobili che contenesse in particolare indicazioni circa la presenza di amianto e con l'indicazione di nominare un responsabile rischio amianto. Nell'ordinanza in riferimento alla presenza dell'amianto si fa richiesta di un piano di lavoro per la messa in sicurezza e/o rimozione dei materiali pericolosi. Restart risponde a tale richiesta confermando la presenza dell'amianto e nominando di conseguenza il RRA il quale relaziona che l'amianto presente nella quasi totalità è «compatto, senza affioramento di fibre, con pochissime crepe e rotture e con assenza di stalattiti» concludendo che la situazione non desta preoccupazione.

Nel mese di aprile 2014 l'ASUR 5 analizza la documentazione presentata da Restart registrando l'assenza di un'idonea certificazione e di rispondenza tra la situazione reale e le risultanze delle analisi condotte dal RRA. Nella relazione prodotta dall'ARPAM di Pesaro inviata all'ASUR 5 e quindi trasmessa al sindaco e alla Procura della Repubblica, vengono descritte le condizioni della copertura in amianto in netto contrasto con quanto in precedenza dichiarato dal RRA. Infatti viene evidenziata la presenza di fibre affioranti visibili ad occhio nudo nonché la presenza di stalattiti d'asbesto.

L'ultimo atto di una lunghissima trafila burocratica è stato l'emissione di un'ordinanza sindacale, la n. 180 del 24 aprile 2014, con la quale si intimava il consorzio Restart la messa in sicurezza del sito che rimane l'azione più urgente da affrontare; tale atto è stato però sospeso dal TAR per la incongrua previsione temporale per l'attuazione delle misure necessarie alla messa in sicurezza di un sito di così grandi dimensioni e per l'assenza di un approfondimento istruttorio in merito alla scelta del metodo di bonifica più opportuna nonostante sia stata ribadita la necessità di intervenire per la bonifica dell'amianto.

Il 4 settembre 2014 si è tenuta udienza alla Corte di giustizia del Lussemburgo nella procedura per infrazione contro l'Italia; dalle conclusioni presentate dall'Avvocato generale risulta che il sito di Ascoli è addirittura nel ristretto gruppo dei 13 siti contenenti rifiuti pericolosi.

La sentenza della Corte di Giustizia ha condannato l'Italia per la quota parte della «multa» imputabile alla mancata bonifica dell'area Carbon e comporta una responsabilità e una rivalsa verso l'amministrazione comunale di Ascoli in primis e anche verso gli altri enti che hanno consentito che SGL Carbon uscisse dalla vicenda, senza sostenere alcun costo per la bonifica, anzi riscuotendo 6 milioni di euro dalla vendita dell'area ai privati di Restart nell'anno 2010.

Nel cosiddetto progetto di bonifica presentato da Restart si parla di un'edificazione per circa 350.000 metri cubi destinati a edilizia abitativa nonostante che nel comune di Ascoli si registri un indice di non utilizzazione degli immobili di civile abitazione pari a circa il 7,2 per cento superiore sia rispetto al 4,7 per cento delle Marche che al 5,7 per cento dell'Italia.

In un incontro tenutosi ad Ascoli a inizio agosto 2014 l'allora presidente della Regione Marche - Gianmario Spacca - in relazione alle operazioni di bonifica dell'area ha affermato che «C’è la disponibilità della giunta a sostenere il progetto con Fondi Fse (3 milioni) e Fesr (17 milioni) per circa 20 milioni di euro» ammettendo quindi che le spese per la bonifica dell'area ricadranno non su chi ha inquinato come stabilito dalla direttiva europea 2004/35, ma sull'ignara collettività, che sta ancora pagando il conto in termini di perdita di salute.


Riferimenti:

https://www.commissariobonificadiscariche.governo.it/it/siti-commissariati/siti-di-discarica-commissariati/discariche-di-cui-alla-causa-ue-196-13/regione-marche/ascoli-piceno-sgl-carbon/

https://www.commissariobonificadiscariche.governo.it/media/2540/812-scheda-fossir-ascoli-sgl.pdf

https://www.corriereadriatico.it/ascoli_piceno/ascoli_bonifica_carbon_verde_vasca_commissario_multa_europa_appalto_tempoi_soldi_ultime_notizie-7561067.html

http://www.picusonline.it

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