10.3.23

MINORI A PERDERE IN ITALIA!

 

foto Gilan

di Gianni Lannes

Nella stagione del disamore è dura l'esistenza per chi si è appena affacciato alla vita. Bambini e adolescenti vantano diritti di carta, nonostante l'inflazione di leggi globali e convenzioni universali. In Italia sono 37mila i minori strappati alle famiglie d'origine per finire nei reclusori speciali che di "casa-famiglia" vantano solo il falso nome, ma i dati ufficiali non sono completi. Ad oggi (10 marzo 2023) non esiste una banca dati nazionale che contenga informazioni dettagliate sul numero di minori in affidamento e minori adottati. Queste cifre risultano approssimate per difetto. Comunque, la terza raccolta dati sperimentale dell'Autorità garante, pubblicata nel novembre 2019, con dati aggiornati al 31 dicembre 2017, indicava 32.185 minori, in aumento rispetto ai 29.692 dell'anno precedente, ospiti delle 4.027 comunità presenti sul territorio italiano, in aumento rispetto alle 3.686 comunità del 2016. Tali dati sono incompleti e non attendibili, infatti, sono stati raccolti in collaborazione con le procure della Repubblica presso i tribunali per i minorenni, i quali (ai sensi dell'articolo 9 della legge numero 184 del 1983) ricevono semestralmente dagli istituti di assistenza pubblici o privati e le comunità di tipo familiare gli elenchi dei minori. Come dichiarato nel documento stesso, «La raccolta ha fatto emergere l'esistenza di prassi disomogenee sul territorio in ordine all'esercizio del potere di vigilanza dei procuratori. In particolare tale vigilanza comprende, solo in taluni casi, anche le strutture di prima accoglienza. Inoltre, alcune procure hanno inserito nel dato trasmesso anche le cifre relative all'accoglienza nelle comunità di pertinenza del Ministero della giustizia».

L'assenza di un sistema informativo unico e uniforme su tutto il territorio nazionale, raccomandato dalla stessa Autorità garante, che raccolga in maniera automatica i dati relativi ai minori privi di un ambiente familiare, il numero delle strutture di accoglienza e il numero dei soggetti affidatari, costituisce un serio ostacolo alla comprensione del fenomeno.

Il fenomeno delle «spose bambine» è un fenomeno drammatico responsabile della privazione dell'infanzia per numerose minori costrette, anche con violenze fisiche e psicologiche, a contrarre precocemente matrimoni. Secondo ActionAid, nel mondo ci sarebbero 22 milioni di spose bambine, molte delle quali sono già divorziate o vedove, e ben 100 milioni di ragazze rischiano di sposarsi precocemente. Le conseguenze per queste minori sono numerose e gravissime: innanzitutto, per la propria salute, in quanto la gravidanza precoce espone a un elevato rischio di mortalità sia la neo-mamma sia il suo bambino, ma anche per lo sviluppo sociale ed educativo della giovane, visto l'elevato grado di isolamento sociale a cui sono sottoposte e soprattutto l'alto livello di abbandono scolastico, che ne pregiudica irreversibilmente la crescita e il futuro.

In Italia, l'approvazione della legge numero 69 del 2019 ha consentito di introdurre nel codice penale il reato di cui all'articolo 558-bis «Costrizione o induzione al matrimonio», che punisce «Chiunque, con violenza o minaccia, costringe una persona a contrarre matrimonio o unione civile», ovvero «approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona, con abuso delle relazioni familiari, domestiche, lavorative o dell'autorità derivante dall'affidamento della persona per ragioni di cura, istruzione o educazione, vigilanza o custodia», prevedendo aggravanti specifiche in caso di vittime minori di 18 anni e di 14 anni. È prevista, inoltre, l'applicazione «anche quando il fatto è commesso all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia».

Anche il nostro Paese non è immune da questo fenomeno e si sono registrati clamorosi casi di matrimonio forzato di minori in tutta Italia, spesso all'interno di alcune comunità straniere, con l'accondiscendenza, se non addirittura il coinvolgimento attivo, dei famigliari. Sono sufficienti due testimoni e un religioso, anche via Skype, per diventare spose, anche a dieci anni, e la formalizzazione potrà avvenire nel Paese d'origine al compimento della maggiore età.

Respingimenti forzati di migranti richiedenti asilo, compresi minori, dall'Italia alla Grecia, i quali, intercettati sui traghetti provenienti dalla Grecia nei porti italiani di Bari, Brindisi, Ancona e Venezia, verrebbero rimandati indietro con le stesse navi con cui erano giunti in Italia. Il governo tricolore della Meloni, responsabile della strage di Cutro, porti avanti respingimenti illegali verso la Grecia, impiegando traghetti privati, dove le persone, tra cui minori, vengono trattenute contro la propria volontà e in pessime condizioni.

Le persone vengono trattenute sottocoperta, chiuse in limitati spazi metallici, vecchi bagni inutilizzati e aree destinate al deposito di bagagli, a volte ammanettate a sbarre di ferro. Una volta rientrati in Grecia il comandante del traghetto consegna i migranti alla Guardia costiera locale.

Tale pratica disumana di fatto trasforma le navi in luoghi detentivi informali e illegali e si inserisce in dinamiche di respingimenti forzati, in violazione del diritto all'asilo. Tali fatti sono stati confermati anche da alcuni membri degli equipaggi delle navi coinvolte, che hanno testimoniato circa il trattenimento delle persone migranti in luoghi definiti «prigioni», e il loro rimpatrio in Grecia.

Secondo la ong Mediterranea Saving Humans, nel 2022, le persone respinte dalla polizia di frontiera nel solo porto di Venezia sui traghetti in partenza verso la Grecia sarebbero state 232, in gran parte provenienti da Siria e Afghanistan, senza che potessero presentare alcuna richiesta di protezione internazionale alle Autorità italiane. Tale prassi, che sembrerebbe diffusa e sistematica, appare all'interrogante del tutto arbitraria. A profughi e migranti verrebbe negata ogni informativa legale e in generale ogni opportunità per richiedere asilo, privando loro del fondamentale diritto di asilo e di protezione internazionale.

In assenza di dati forniti dalle autorità italiane sulle riammissioni dall'Italia alla Grecia si apprende, dai dati forniti dalla Guardia costiera greca, che sarebbero almeno 231 i migranti respinti dall'Italia negli ultimi due anni ma i numeri potrebbero essere decisamente maggiori perché non tutti i migranti verrebbero registrati e non per tutti verrebbero assunti provvedimenti formali, configurando riammissioni e respingimenti illegittimi.

Nel 2014 l'Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani (Corte EDU) per violazione del divieto di espulsioni collettive, divieto di trattamenti inumani o degradanti e il diritto a un ricorso effettivo contro l'espulsione collettiva e l'esposizione a trattamenti inumani e degradanti per aver respinto in modo indiscriminato alcuni cittadini stranieri provenienti dalla Grecia e intercettati dalla polizia di frontiera ai porti di Ancona, Bari e Venezia. A seguito della suddetta sentenza è stata avviata la procedura di supervisione di fronte al Comitato dei Ministri del Consiglio di Europa.

Nel 2020 il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa aveva chiesto al Governo italiano di fornire informazioni aggiornate sui servizi di accoglienza nei porti, assicurazione sull'informativa legale e chiarezza su come possa essere garantita.

I profili di illegittimità evidenziati dalla Corte EDU persistono e ancora oggi proseguono respingimenti e riammissioni di cittadini stranieri rintracciati a bordo delle navi o nell'immediatezza dell'area di sbarco dei principali porti italiani adriatici, con procedure informali, senza adeguata valutazione delle situazioni individuali, della minore età e della volontà di chiedere asilo, in violazione del diritto d'asilo e delle garanzie convenzionali.


Riferimenti:

Gianni Lannes, Bambini a perdere, LPe, Cosenza, 2016.


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