di Gianni Lannes
A proposito di Casamicciola. Ecco il solito recidivo, ovvero lo scopiazzatore campano di opere altrui, che si spaccia per scrittore. Nel volume «Vieni via con me», edito da Feltrinelli, nel quale si raccolgono i monologhi televisivi, esternati da Roberto Saviano sulla medesima trasmissione di Rai Tre, Saviano ripropone la tragica vicenda del terremoto di Casamicciola, in questa tragedia il famoso filosofo Benedetto Croce perse l'intera sua famiglia e fu l'unico miracoloso sopravvissuto.
Ha scritto Saviano:
«Nel luglio del
1883 il filosofo Benedetto Croce si trovava in vacanza con la
famiglia a Casamicciola, a Ischia. Era un ragazzo di diciassette
anni. Era a cena con la mamma, la sorella e il padre e si accingeva a
prendere posto. A un tratto, come alleggerito, vide suo padre
ondeggiare e subito sprofondare sul pavimento, mentre sua sorella
schizzava in alto verso il tetto. Terrorizzato, cercò con lo sguardo
la madre e la raggiunse sul balcone, da cui insieme precipitarono.
Svenne e rimase sepolto fino al collo nelle macerie. Per molte ore il
padre gli parlò, prima di spegnersi. Gli disse: “Offri centomila
lire a chi ti salva”. Benedetto sarà l'unico superstite della sua
famiglia massacrata dal terremoto».
Come documentato da varie
interviste rese a quotidiani nazionali e da uno scritto di suo pugno
apparso sul Corriere del Mezzogiorno (il fascicolo meridionale del
Corriere della Sera), la nipote di Croce, la professoressa Marta
Herling, ha inoppugnabilmente dimostrato la manipolazione del testo
da parte di Saviano, soprattutto nella parte in cui inventa di sana
pianta il particolare delle centomilalire.
«Si tratta di una
superficiale ricostruzione», ha rilevato la professoressa Herling,
«condita di particolari non irrilevanti, falsi, fatta per piegare
una storia vera a esigenze ideologiche e scenografiche del
personaggio Saviano».
Saviano avrebbe potuto consultare in
qualsiasi biblioteca italiana o acquistare in libreria una copia
delle Memorie della mia vita, diffusissimo saggio dell'aprile del
1902, dove lo stesso Benedetto Croce raccontò, con dovizia di
particolari, la distruzione della sua famiglia. Infatti, aveva scritto Croce:
«Nel luglio del
1883 mi trovavo da pochi giorni, con mio padre, mia madre, mia
sorella Maria, a Casamicciola, in una pensione chiamata Villa Verde
nell'alto della città, quando la sera del 29 accadde il terribile
terremoto. Ricordo che si era finito di pranzare, e stavamo raccolti
tutti in una stanza... Vidi in un baleno mio padre levarsi in piedi e
mia sorella gettarsi nelle braccia di mia madre; io, istintivamente
sbalzai sulla terrazza, che mi si aprì sotto i piedi, e perdetti
ogni coscienza. Rinvenni a notte alta, e mi trovai sepolto fino al
collo, e sul mio capo scintillavano le stelle, e vedevo intorno il
terriccio giallo... Chiamai al soccorso per me e per mio padre, di
cui ascoltavo la voce poco lontano... Verso la mattina fui cavato
fuori da due soldati e steso su una barella all'aperto. Mio padre,
mia madre e mia sorella, furono rinvenuti solo nei giorni seguenti,
morti sotto le macerie: mia sorella e mia madre abbracciate».
«Uso pericoloso e improprio», ha dichiarato la professoressa Herling, «che, offende la memoria di Croce e offre un cattivo esempio per lo studio dei classici».
Nonostante ciò, l'università di Genova ha concesso a Roberto Saviano la laurea honoris causa in giurisprudenza, «per l'importante contributo prestato», è scritto nella motivazione, «alla lotta contro la criminalità organizzata e alla difesa nel nostro Paese del principio di legalità». Incredibile. Ma quale lotta alla mafia di saviano? Ma quando mai. Ma chi l'ha mai visto su questo fronte.
Occorre ora domandarsi se sia giusto e soprattutto di esempio per le giovani generazioni che una così alta onorificenza resti conferita a chi ha tradito gli stessi valori connessi alla legalità manipolando parole e concetti di un gigante della cultura italiana come Benedetto Croce e il tutto per fini di lucro personale.
La legislazione vigente sottopone all'approvazione definitiva del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca la procedura per il conferimento della laurea honoris causa.
La posizione di Roberto Saviano non è stata opportunamente vagliata dagli organi dell'ateneo genovese, soprattutto tenuto conto che il Saviano era già stato protagonista di una vicenda analoga, riferita da vari quotidiani e relativa all'uso, senza citazione, della fonte di altri libri e articoli di giornale per il volume Gomorra, vcenda che si è conclusa con la condanna per plagio in Cassazione civile.
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