A
giugno scorso, ho scritto un testo per incoraggiare chi si batteva contro il
decreto Lorenzin. In sostanza diceva: “dai italiani, forza che state facendo un
bel lavoro”. Questo è vero, lo credo tuttora, siamo ancora in tanti a batterci,
anche se le modalità cambiano. L’entusiasmo cede il passo al pragmatismo e
forse meno male se davvero si spera di vincere questa battaglia.
C’è
una cosa su cui mi ero illusa però. Non è possibile lavorare proprio tutti
insieme. Non tutti in questo “movimento” si battono per - o contro - la stessa
cosa, e tantomeno con lo stesso fine. Né tra i “professionisti” di questa
battaglia, né tra i genitori impegnati. Ci sono delle posizioni e delle persone
inconciliabili. Ed è giusto così. Checché se ne dica, anche se a volte ci da’
fastidio ammetterlo (compresa la sottoscritta), ognuno custodisce una
particella di verità. La propria verità. Proprio per questo è giusto e lecito
che ognuno sia libero di fare come meglio crede e possa credere in ciò che
vuole. Io non pretendo di avere la verità. Pretendo però che nessuno venga ad
impormi la sua.
A me
ad un certo punto è venuta la nausea. Ero confusa, stanca di sentire mille
pareri diversi e anche, diciamocelo, una marea di stupidaggini. Così mi sono
chiesta dov’era che questa battaglia aveva preso una piega che a me non
“calzava”. Sì, proprio come un vestito con il giro manica troppo stretto che
non ti consente di muovere le spalle.
Come tanti, all’inizio ho creduto che era una mossa “intelligente e pragmatica” dire che uno si batte per la “libertà di scelta” e per i “vaccini puliti, sicuri e monodose” (che non esistono e non esisteranno mai), mentre in realtà si batte contro ciò che si cela dietro questa nuova politica vaccinale, ma ovviamente non lo può dire. “Ovviamente non lo può dire?” E perché mai?
L'errore
è stato proprio di aderire a questa forma mentis. E non è ingenuità, è farsi
manipolare. Dire che l’industria farmaceutica ha interesse a far ammalare le
persone perché ci guadagna, e che inoltre è in atto una strategia concordata
per regolare la popolazione mondiale e sottomettere la razza umana agli
interessi di un pugno di potenti non è molto orecchiabile in società. Ma come
mai? Il problema in realtà non sta in queste parole, sta nel fatto che non
possono essere dette senza screditare chi le pronuncia. Forse perché non lo
dice mai nessuno appunto. Usciamo allo scoperto invece! Come fanno loro a
rendere piano piano accettabili cose che prima non lo erano (vedi a rane
bollite)? Ne parlano! Prima un po’, poi piano piano sempre di più, fino a
quando l’argomento è entrato, subdolamente, nella quotidianità, nelle cose di
cui siamo abituati a sentir parlare… e passa la paura!
Chiariamoci
quindi. Sono, con i miei limitati mezzi di essere umano imperfetto, al servizio
della vita su questa terra, nella speranza che domani sia meglio di oggi. Vista
la necessità, mi impegno, in generale, per fermare coloro che ambiscono di
impadronirsi delle sementi, delle risorse comuni, del pianeta, del genere
umano, dell’universo e di non so che altro ancora (loro sicuramente lo sanno
però!). E vista la necessità attuale, mi batto perché vengano rispettati i
diritti umani più elementari e che in nessun modo si possa imporre un atto
medico a chi non lo vuole eseguire, perché il suo corpo è, appunto, suo.
Quindi
non mi batto per la “libertà di scelta vaccinale” e per “vaccini sì, ma puliti
e monodose”. Se mi battessi per questo, avrei già in qualche modo rinunciato
alla mia libertà di espressione. Perché è di lei che stiamo parlando.
A chi
ha coniato questa legge vergognosa serviva un motivo “accettabile” per farlo.
Non bastava ignorarci, deriderci e farci passare per un branco di estremisti. E
così hanno usato tutti gli strumenti a disposizione (burattini mediatici in
prima linea) per veicolare l’idea che “mettiamo in pericolo la comunità e le
persone immunodepresse” e che ci cibiamo di fake news in rete. Così finalmente
hanno fatto passare la loro legge… e Raniero Guerra ha potuto essere nominato
ieri 3 ottobre dal direttore dell’OMS come “assistant director general per le
iniziative speciali nel nuovo gabinetto dell’OMS”. Questo di vestito si che è
fatto su misura!
Sì,
io credo che i vaccini fanno male e che dietro a tutto questo si celano
interessi terrificanti. Uno mi può dire che sono una complottista esaltata, non
mi fa proprio piacere essere etichettata in quel modo, ma di certo non cederò
alla paura di pensare, di parlare e di agire fuori dagli schemi.
Non
pretendo di convincere nessuno, ma nessuno mi convincerà a cambiare idea. Non
vaccinerò: ho i miei motivi per farlo, che vanno rispettati e ascoltati, non
derisi e annichiliti. C’è chi si permette di mettere in dubbio le verità
scientifiche che enunciate con tanta arroganza e sicurezza. Devono rinnegare le
loro tesi eretiche? Sennò verranno bruciati sul rogo? Oppure gli toglieranno
solo la “responsabilità genitoriale”? Il punto è questo, perché uno non può
dire quello che pensa senza essere deriso, trattato da “complottista” e preso
per un imbecille credulo che si affida ai “ciarlatani dell’antiscienza”?
Questa
è la vera manipolazione: essere costretti ad adottare un discorso più mite per
poter essere ascoltati. Vuol dire che il potere ha già vinto e che ci sta
mettendo a tacere. Ma invece questa legge liberticida ha avuto di buono che ha
prodotto l’effetto contrario. Ha fatto circolare idee, persone, progetti.
E’
vero, non ottempero a un obbligo di legge. Ma lo faccio perché sono un animale
politico, che esprime le sue opinioni non solo blaterando nei saloni e
stringendo accordi col miglior offerente, ma attraverso atti concreti e scelte
quotidiane, come del resto moltissimi genitori impegnati in questa battaglia
(parliamo di alimentazione, di educazione, di salute, di consumo critico…). Il
mio è un atto di disobbedienza civile, fedele ai valori in cui credo.
Certo,
è alquanto frustrante (ma pazienza!) sentirmi dire che la mia è “una scelta
egoista di genitori super protettivi ed impauriti ai quali non importa di
mettere a repentaglio la salute delle persone immunodepresse che potrebbero
essere contagiate dai loro figli”; mentre in vece sto compiendo il mio dovere
morale e etico di individuo che crede nei valori democratici, nel rispetto
delle libertà individuali sancite dalle convenzioni internazionali, nel diritto
alla salute (quella vera, intesa come stato di benessere psico-fisico e pieno
sviluppo del proprio potenziale umano) e in fine nella tutela che lo Stato
dovrebbe esercitare per proteggere la popolazione dagli appetititi insaziabili
delle grandi aziende. Ma voglio andare anche oltre. Perché
non posso dire che non voglio vaccinare semplicemente perché sento che fa’
male, senza essere presa per una pazza che non sa quello che fa’? Eh, lì si
apre un burrone sotto ai nostri piedi.
Ci
hanno insegnato che il sentire vale poco o niente. Così non sappiamo nemmeno
usarlo. Ma non è una verità, è una cosa che abbiamo appreso a gran fatica e che
ci è costata non poco. Affidarsi al proprio sentire è da pazzi, no? Nel
sentire, non è tutto quantificabile, “argomentabile" e classificabile. Lì
ci sono sfumature, incertezze, perenni cambiamenti, incoerenze anche a volte.
Quindi? Via, relegato alla “sfera privata”. In fatti davanti a un giudice, a un
medico o a un assistente sociale, il mio sentire non varrebbe niente. Allora mi
devo documentare per, anche lì, dare una forma socialmente accettabile a ciò
che sento. E’ una cosa triste che solo quelli siano “argomenti validi”. Perché
la verità è che queste informazioni sono solo venute a confermare qualcosa che
già sapevo, perché me lo sento dentro da sempre.
E’
questa la vera battaglia, cambiare forma mentis per poter tornare ad essere
esseri umani veri: completi, responsabili, coraggiosi… e liberi. Non cerco di
convincere nessuno, non vado a predicare e a spargere la buona parola. Esco da
questo schema. Cerco di ascoltare la verità dell’altro come vorrei ascoltassi
la mia, con rispetto (gran fatica, lo so!). Non pretendo di essere compresa ma
faccio tutto il possibile per esserlo. E soprattutto non mi metto in bocca
parole che non sento mie. A chi me le chiede espongo le mie ragioni, le mie
vere ragioni. Le mie non sono parole vane coniate da altri, sono ciò in cui credo e
ciò che custodisco con amore. Su la
testa!
riferimenti:
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