4.10.17

VACCINAZIONI E MANIPOLAZIONI!

di Juliette Deweze

A giugno scorso, ho scritto un testo per incoraggiare chi si batteva contro il decreto Lorenzin. In sostanza diceva: “dai italiani, forza che state facendo un bel lavoro”. Questo è vero, lo credo tuttora, siamo ancora in tanti a batterci, anche se le modalità cambiano. L’entusiasmo cede il passo al pragmatismo e forse meno male se davvero si spera di vincere questa battaglia.

C’è una cosa su cui mi ero illusa però. Non è possibile lavorare proprio tutti insieme. Non tutti in questo “movimento” si battono per - o contro - la stessa cosa, e tantomeno con lo stesso fine. Né tra i “professionisti” di questa battaglia, né tra i genitori impegnati. Ci sono delle posizioni e delle persone inconciliabili. Ed è giusto così. Checché se ne dica, anche se a volte ci da’ fastidio ammetterlo (compresa la sottoscritta), ognuno custodisce una particella di verità. La propria verità. Proprio per questo è giusto e lecito che ognuno sia libero di fare come meglio crede e possa credere in ciò che vuole. Io non pretendo di avere la verità. Pretendo però che nessuno venga ad impormi la sua.
 

A me ad un certo punto è venuta la nausea. Ero confusa, stanca di sentire mille pareri diversi e anche, diciamocelo, una marea di stupidaggini. Così mi sono chiesta dov’era che questa battaglia aveva preso una piega che a me non “calzava”. Sì, proprio come un vestito con il giro manica troppo stretto che non ti consente di muovere le spalle.

Come tanti, all’inizio ho creduto che era una mossa “intelligente e pragmatica” dire che uno si batte per la “libertà di scelta” e per i “vaccini puliti, sicuri e monodose” (che non esistono e non esisteranno mai), mentre in realtà si batte contro ciò che si cela dietro questa nuova politica vaccinale, ma ovviamente non lo può dire. “Ovviamente non lo può dire?” E perché mai?

L'errore è stato proprio di aderire a questa forma mentis. E non è ingenuità, è farsi manipolare. Dire che l’industria farmaceutica ha interesse a far ammalare le persone perché ci guadagna, e che inoltre è in atto una strategia concordata per regolare la popolazione mondiale e sottomettere la razza umana agli interessi di un pugno di potenti non è molto orecchiabile in società. Ma come mai? Il problema in realtà non sta in queste parole, sta nel fatto che non possono essere dette senza screditare chi le pronuncia. Forse perché non lo dice mai nessuno appunto. Usciamo allo scoperto invece! Come fanno loro a rendere piano piano accettabili cose che prima non lo erano (vedi a rane bollite)? Ne parlano! Prima un po’, poi piano piano sempre di più, fino a quando l’argomento è entrato, subdolamente, nella quotidianità, nelle cose di cui siamo abituati a sentir parlare… e passa la paura!

Chiariamoci quindi. Sono, con i miei limitati mezzi di essere umano imperfetto, al servizio della vita su questa terra, nella speranza che domani sia meglio di oggi. Vista la necessità, mi impegno, in generale, per fermare coloro che ambiscono di impadronirsi delle sementi, delle risorse comuni, del pianeta, del genere umano, dell’universo e di non so che altro ancora (loro sicuramente lo sanno però!). E vista la necessità attuale, mi batto perché vengano rispettati i diritti umani più elementari e che in nessun modo si possa imporre un atto medico a chi non lo vuole eseguire, perché il suo corpo è, appunto, suo.

Quindi non mi batto per la “libertà di scelta vaccinale” e per “vaccini sì, ma puliti e monodose”. Se mi battessi per questo, avrei già in qualche modo rinunciato alla mia libertà di espressione. Perché è di lei che stiamo parlando.

A chi ha coniato questa legge vergognosa serviva un motivo “accettabile” per farlo. Non bastava ignorarci, deriderci e farci passare per un branco di estremisti. E così hanno usato tutti gli strumenti a disposizione (burattini mediatici in prima linea) per veicolare l’idea che “mettiamo in pericolo la comunità e le persone immunodepresse” e che ci cibiamo di fake news in rete. Così finalmente hanno fatto passare la loro legge… e Raniero Guerra ha potuto essere nominato ieri 3 ottobre dal direttore dell’OMS come “assistant director general per le iniziative speciali nel nuovo gabinetto dell’OMS”. Questo di vestito si che è fatto su misura!

Sì, io credo che i vaccini fanno male e che dietro a tutto questo si celano interessi terrificanti. Uno mi può dire che sono una complottista esaltata, non mi fa proprio piacere essere etichettata in quel modo, ma di certo non cederò alla paura di pensare, di parlare e di agire fuori dagli schemi.

Non pretendo di convincere nessuno, ma nessuno mi convincerà a cambiare idea. Non vaccinerò: ho i miei motivi per farlo, che vanno rispettati e ascoltati, non derisi e annichiliti. C’è chi si permette di mettere in dubbio le verità scientifiche che enunciate con tanta arroganza e sicurezza. Devono rinnegare le loro tesi eretiche? Sennò verranno bruciati sul rogo? Oppure gli toglieranno solo la “responsabilità genitoriale”? Il punto è questo, perché uno non può dire quello che pensa senza essere deriso, trattato da “complottista” e preso per un imbecille credulo che si affida ai “ciarlatani dell’antiscienza”?

Questa è la vera manipolazione: essere costretti ad adottare un discorso più mite per poter essere ascoltati. Vuol dire che il potere ha già vinto e che ci sta mettendo a tacere. Ma invece questa legge liberticida ha avuto di buono che ha prodotto l’effetto contrario. Ha fatto circolare idee, persone, progetti.

E’ vero, non ottempero a un obbligo di legge. Ma lo faccio perché sono un animale politico, che esprime le sue opinioni non solo blaterando nei saloni e stringendo accordi col miglior offerente, ma attraverso atti concreti e scelte quotidiane, come del resto moltissimi genitori impegnati in questa battaglia (parliamo di alimentazione, di educazione, di salute, di consumo critico…). Il mio è un atto di disobbedienza civile, fedele ai valori in cui credo.

Certo, è alquanto frustrante (ma pazienza!) sentirmi dire che la mia è “una scelta egoista di genitori super protettivi ed impauriti ai quali non importa di mettere a repentaglio la salute delle persone immunodepresse che potrebbero essere contagiate dai loro figli”; mentre in vece sto compiendo il mio dovere morale e etico di individuo che crede nei valori democratici, nel rispetto delle libertà individuali sancite dalle convenzioni internazionali, nel diritto alla salute (quella vera, intesa come stato di benessere psico-fisico e pieno sviluppo del proprio potenziale umano) e in fine nella tutela che lo Stato dovrebbe esercitare per proteggere la popolazione dagli appetititi insaziabili delle grandi aziende. Ma voglio andare anche oltre. Perché non posso dire che non voglio vaccinare semplicemente perché sento che fa’ male, senza essere presa per una pazza che non sa quello che fa’? Eh, lì si apre un burrone sotto ai nostri piedi.

Ci hanno insegnato che il sentire vale poco o niente. Così non sappiamo nemmeno usarlo. Ma non è una verità, è una cosa che abbiamo appreso a gran fatica e che ci è costata non poco. Affidarsi al proprio sentire è da pazzi, no? Nel sentire, non è tutto quantificabile, “argomentabile" e classificabile. Lì ci sono sfumature, incertezze, perenni cambiamenti, incoerenze anche a volte. Quindi? Via, relegato alla “sfera privata”. In fatti davanti a un giudice, a un medico o a un assistente sociale, il mio sentire non varrebbe niente. Allora mi devo documentare per, anche lì, dare una forma socialmente accettabile a ciò che sento. E’ una cosa triste che solo quelli siano “argomenti validi”. Perché la verità è che queste informazioni sono solo venute a confermare qualcosa che già sapevo, perché me lo sento dentro da sempre.

E’ questa la vera battaglia, cambiare forma mentis per poter tornare ad essere esseri umani veri: completi, responsabili, coraggiosi… e liberi. Non cerco di convincere nessuno, non vado a predicare e a spargere la buona parola. Esco da questo schema. Cerco di ascoltare la verità dell’altro come vorrei ascoltassi la mia, con rispetto (gran fatica, lo so!). Non pretendo di essere compresa ma faccio tutto il possibile per esserlo. E soprattutto non mi metto in bocca parole che non sento mie. A chi me le chiede espongo le mie ragioni, le mie vere ragioni. Le mie non sono parole vane coniate da altri, sono ciò in cui credo e ciò che custodisco con amore. Su la testa!


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