Se anche soltanto 5 vaccini fanno male ai militari
adulti con anticorpi tutti d’un pezzo, cosa possono provocare in neonati,
bambini e adolescenti sani con le difese immunitarie ancora in formazione
addirittura il doppio se non il triplo di iniezioni obbligatorie? Se un principio medico ha significato per la
sanità militare, perché non vale per quella civile? In ogni caso, c’è una sovranità individuale che
lo Stato o chi per esso non può violare: essa appartiene ad ogni individuo e risponde unicamente ad una legge universale, non ad una regola degli uomini.
Mentre si attendono ancora reazioni umane e non alla
Relazione finale della commissione uranio impoverito e vaccini (che denunciando
il “negazionismo dei vertici militari”
e “l’assordante silenzio di un’Autorità di Governo” ha concluso che “5 vaccini
causano gravi alterazioni ossidative al DNA, varie tipologie di tumori, linfomi, sindromi autoimmuni ed
altri danni neoplastici e neurodegenerativi
con conseguenze anche mortali in un militare adulto in salute”, mentre per i
neonati-cavia italidioti vanno benissimo 10+4
vaccinazioni senza anamnesi pre-vaccinale né verifica post-vaccinale , nonché
vaccini polivalenti la cui ratio, come dichiara cinicamente il direttore GSK Jean Stèphane, è meramente
lucro), continuano le prove tecniche di
idiotizzazione ed arrendevolezza all’eterodirezione. E così, quando uno pensa
di avere già detto e denunciato tutto sulla dittatura sanitaria via Legge 119, ecco che in questo
paese fuori senno accade anche di peggio. Nel belpaese vengono radiati i medici
(da Gava alla Lesmo) per reato d’opinione,
ma non i medici assassini, i fracassatori di femori di anziani, gli sperimentatori su pazienti ignari
nel business del dolore, i dopatori di bambini per un tablet, tantomeno i vivisezionatori di neonati.
C’è una verità acclarata da tempo ma negata all’opinione
pubblica, anzi peggio: occultata ed insabbiata dalle autorità tricolori di ogni
ordine e grado. Infatti, come attestano
i copiosi documenti del ministero della Difesa e del ministero della Salute (con
certificazioni di responsabilità), i numerosi atti parlamentari, i riscontri
medici nonché le sentenze passate in giudicato dei tribunali militari e civili,
i vaccini sono pericolosi.
Non c’è ragione al mondo per iniettare sostanze
estranee agli esseri umani, specie ai bambini, se non disabilitare il loro
fragile sistema immunitario e renderli malati a vita (pazienti).
Le più grandi potenze finanziarie ed economiche
sono le multinazionali del farmaco, che muovono interessi enormi e assoldano i
politicanti per assecondare i loro sporchi affari sulla pelle di chi non sa o
non può difendersi.
L'iniezione anche solo di un vaccino per essere giustificabile dovrebbe essere il frutto maturo di un'esigenza concreta, ovvero di una crisi sanitaria (epidemia e/o pandemia), risultante da un'evidenza medico-scientifica, senza nessun altro fattore inquinante. Allora come fa un genitore a sapere che una sostanza inoculata a suo figlio direttamente nel sangue, dipende non da una necessità scientifica, bensì da un atto di corruzione e pressione finanziaria sulla casta parassitaria dei politicanti italidioti, e consentire come se nulla fosse che tale sostanza sia iniettata esponendo il suo bimbo a un qualunque rischio, piccolo o grande che sia? Nel belpaese è già accaduto in un recente passato con la mazzetta da 600 milioni di lire incassate dall'allora ministro De Lorenzo (un medico mai radiato dall'ordine di appartenza dei camici sbiancati) che rese obbligatoria (ancora oggi) la vaccinazione antiepatite B mediante la legge 165 dell'anno 1991.
Il potere nostrano per conto terzi che fa? Ha inserito nella legge 119/2017 - una norma fuorilegge (palesemente incostituzionale) - la sanzione amministrativa per chi disubbisce, innescando al contempo a livello scolastico, addirittura la discriminazione sociale dei minori. Siamo all'abdicazione del principio scientifico del dubbio, notoriamente preposto ad ogni forma di conoscenza: un'ipotesi per definizione è sempre suscettibile di una diversa e maggiore approssimazone alla verità. E il principio cardine di precauzione?
L'iniezione anche solo di un vaccino per essere giustificabile dovrebbe essere il frutto maturo di un'esigenza concreta, ovvero di una crisi sanitaria (epidemia e/o pandemia), risultante da un'evidenza medico-scientifica, senza nessun altro fattore inquinante. Allora come fa un genitore a sapere che una sostanza inoculata a suo figlio direttamente nel sangue, dipende non da una necessità scientifica, bensì da un atto di corruzione e pressione finanziaria sulla casta parassitaria dei politicanti italidioti, e consentire come se nulla fosse che tale sostanza sia iniettata esponendo il suo bimbo a un qualunque rischio, piccolo o grande che sia? Nel belpaese è già accaduto in un recente passato con la mazzetta da 600 milioni di lire incassate dall'allora ministro De Lorenzo (un medico mai radiato dall'ordine di appartenza dei camici sbiancati) che rese obbligatoria (ancora oggi) la vaccinazione antiepatite B mediante la legge 165 dell'anno 1991.
Il potere nostrano per conto terzi che fa? Ha inserito nella legge 119/2017 - una norma fuorilegge (palesemente incostituzionale) - la sanzione amministrativa per chi disubbisce, innescando al contempo a livello scolastico, addirittura la discriminazione sociale dei minori. Siamo all'abdicazione del principio scientifico del dubbio, notoriamente preposto ad ogni forma di conoscenza: un'ipotesi per definizione è sempre suscettibile di una diversa e maggiore approssimazone alla verità. E il principio cardine di precauzione?
Comunque, sottopongo ai lettori una delle storie e testimonianze documentate:
uno dei tanti soldati italiani vittima dei vaccini. Nel 2016 la Difesa dopo avergli
inflitto tribolazioni e patimenti è stata costretta dall’evidenza scientifica a
riconoscergli il danno. Nel 2011, a 29 anni, gli era stata diagnosticata una
leucemia acuta linfoblastica. E anche lui, caporale maggiore originario della
Sicilia, è entrato a far parte dell'esercito di militari italiani affetti da
gravissime patologie neoplastiche. Anche lui, come migliaia di altri compagni
malati o deceduti, alle spalle aveva delle missioni all'estero (tra cui una in
Iraq) e, come racconta il suo avvocato Santi Delia, «una massiccia
somministrazione di vaccini subita fin dall'arruolamento: 6 in solo mese nel
2005, 8 in 40 giorni nel 2009, addirittura 11 nel 2000». Ad inizio 2016, in fondo
a una battaglia legale durata oltre 4 anni, è arrivata la svolta: dopo
l'iniziale rifiuto, ribaltato dal Tar, il ministero della Difesa lo ha infine
riconosciuto come vittima del dovere.
È una delibera dai risvolti importanti quella
assunta dal «Comitato di verifica» incaricato di valutare le richieste di
indennizzo dei militari che sostengono di essersi ammalati per cause legate al
servizio svolto. L'organismo infatti, che trasmette i propri pareri vincolanti
al ministero della Difesa, si è dimostrato impenetrabile alla tesi secondo cui
dietro tumori e leucemie - accanto o anche a prescindere dall'esposizione a
uranio impoverito e nanoparticelle - possano celarsi i vaccini somministrati
senza rispettare i protocolli e capaci di minare il sistema immunitario dei
soldati.
Basti pensare al caso di Erasmo Savino, caporale
maggiore di Nola morto esattamente tre anni fa per un tumore. Davanti alla
penultima Commissione di inchiesta sull'uranio impoverito, qualche mese prima
di morire, aveva denunciato di aver sviluppato la malattia a causa di un mix di
vaccini fatti in poco tempo e della successiva esposizione all'uranio
impoverito in Kosovo. La sua richiesta al Comitato di verifica però era stata
respinta, e il ragazzo a 31 primavere si era spento senza risarcimento e senza
vedersi riconosciuto vittima del dovere. Stesso destino di molti altri, come
Andrea Rinaldelli, padre dell'alpino Francesco morto nel 2008 a 26 anni di
tumore. Anche lui da anni sostiene che suo figlio si sia ammalato a causa di
vaccini fatti senza anamnesi e totalmente inutili, ma per quattro volte la
richiesta è stata respinta dal Comitato. Il caporale maggiore siciliano affetto
da leucemia, come nei suddetti casi, si era visto negare in primo momento la
causa di servizio a febbraio 2014. Insieme all'avvocato Delia si era rivolto a
quel punto al Tar del Friuli Venezia Giulia, che aveva accolto il ricorso.
L'organo tecnico, spiegava il giudice
amministrativo nella sentenza del novembre 2014, non ha chiarito «perché abbia
ritenuto le vaccinazioni plurime e ravvicinate non causa o concausa della
malattia, se abbia valutato l’incidenza dei due fattori (esposizione all’uranio
impoverito e vaccinazioni) ove combinati, e perché - in caso positivo - li
abbia ritenuti non concausa della malattia». Il soldato si è così rivolto
nuovamente al Comitato che, in diversa composizione, ha capovolto il suo
orientamento «alla luce della nuova documentazione pervenuta». Il parere l’anno
scorso è stato acquisito dall'ennesima Commissione parlamentare di inchiesta sull'uranio impoverito
che si accinge adesso a chiudere i lavori con un nulla di fatto.
riferimenti:
https://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2016/05/4-mila-militari-italiani-malati-di.html?spref=bl
http://www.analisidifesa.it/2017/09/in-principio-era-luranio-impoveritopoi-i-vaccini/
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2017/09/vaccini-letali-anche-per-i-militari.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2017/10/i-limiti-della-scienza.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=uranio+impoverito
http://www.analisidifesa.it/2017/09/in-principio-era-luranio-impoveritopoi-i-vaccini/
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2017/09/vaccini-letali-anche-per-i-militari.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2017/10/i-limiti-della-scienza.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=uranio+impoverito
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