14.4.17

IL VENERDI’ SANTO NEL SUD



Vico del Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

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di Gianni Lannes

Tra feste popolari sacre e profane nelle "Indie di quaggiù": così all'università quando il docente di antropologia accolse con entusiasmo, una mia ricerca sulla dimensione del sacro nel Meridione d'Italia. 

Nei riti della settimana santa, la dimensione rituale, liturgica e festiva nella Puglia - di tradizione contadina, pastorale e marinara - custodisce la memoria di un tempo ormai dissolto della cultura orale. Sono tradizioni che travalicano lo spazio del quotidiano per realizzarsi nelle festa, che non è tempo libero, bensì tradizione dei grandi appuntamenti della vita, dalla nascita alla morte. Il fulcro sono le processioni con il potere di santificare i luoghi toccati dal loro passaggio. Ancora oggi come una volta, grandi protagonisti sono i flagellanti, i battuti, i disciplinati, viandanti delle innumerevoli Vie Crucis dirette al Calvario e costellate di cammini dolorosi, cadute teatrali, soste strazianti. Spettacoli sacri itineranti, capaci di un coinvolgimento popolare alla passione e morte di Cristo.

Tra tutte le cerimonie della Settimana Santa, quello di Vico del Gargano si distingue per il carattere festoso e quasi ludico della sua schietta spettacolarità di fede popolare. Nel giorno del Venerdì Santo varie processioni, una per ogni confraternita, e ognuna con la propria statua dell’Addolorata, visitano le chiese del borgo  intonando il Miserere. Le statue vengono portate a spalla dai confratelli vestiti di bianco, tranne i Carmelitani Scalzi. In ogni chiesa e davanti ad ogni sepolcro i fedeli si raccolgono in preghiera e ripetono il tradizionale skopp’, provocano cioè un forte rumore, battendo con le mani sui banche o le sedie a terra, gesto che rappresenta il terremoto, la confusione e il turbamento per la morte di Cristo. Ad ogni sosta si concedono un bicchiere di vino. Quando a sera avviene l’incontro ed il riconoscimento tra la Madre e il Figlio presso il Calvario, il prete fa appena in tempo a recitare l’omelia che i confratelli, spossati dalla fatica e dall’ebbrezza, intonando il tradizionale “Viva la croce” si precipitano cantando verso la chiesa madre annunciando l’inizio della Pasqua.

1 commento:

  1. Io ci vedo solo un rito barbaro fondato su credulonerie medievali lontani anni luci dalla vera compassione

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