di Gianni Lannes
Benvenuti nelle splendide Marche dove a partire dal 1945 sono stati impiantati Petrolbitumi, Fibrocementi, Liquigas, Montecatini poi Montedison e infine Api.
Parola d'ordine: inquinare, avvelenare e il massimo profitto realizzare sulla pelle di chiunque può capitare o fiatare. I bonificatori tricolore della Natura non hanno risparmiato nemmeno le acque, grazie alla solita copertura dei politicanti d'accatto e all'ingrasso. All'Adriatico mare, l'oro nero ha mutato il colore e pure al vicino fiume Esino. A Falconara Marittima, presso Ancona, da 70 anni la gente si ammala e muore, a causa della raffineria di petrolio Api del gruppo IP, grazie al beneplacito dello Stato tricolore, ovvero alla tacita omertà di ogni autorità d'ordine e grado, a livello nazionale, regionale e comunale. Senza contare i numerosi incidenti pericolosi - fino ai giorni nostri - che hanno funestato questo territorio marino degradato in una cloaca industriale, i morti sul lavoro e i tanti ignari trapassati anzitempo nelle loro civili abitazioni.
L'impianto è certificato solo come UNI EN 9001 e non possiede, come raccomandato dalla Comunità Europea, la certificazione Emas II (Eco-Management and Audit Scheme – Reg. 761 del 2001 – 196 del 2006) che è compresa tra gli strumenti volontari attivati nell'ambito del V Programma di azione europeo a favore dell'ambiente. Il ministro pro tempore Galletti il 18 maggio 2018, ha firmato il rinnovo dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per altri 12 anni (Gazzetta Ufficiale numero 122 del 28 maggio 2018), nonostante il Ministero della salute, nella conferenza dei servizi del 15 giugno 2016 (Prot. 0016903 – P – 14/06/2016), avesse dato parere contrario.
Un gigantesco impianto a rischio di incidente rilevante fuorilegge da sempre? «Disastro ambientale, getto pericoloso di cose, combustione illecita di rifiuti, smaltimento illecito di gpl, lesioni colpose e violazione di numerose prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale in concorso di colpa». Ecco l'ennesima accusa della Procura della Repubblica di Ancona contro i vertici aziendali: 19 le richieste di rinvio a giudizio. La prima udienza preliminare al cospetto del gup Francesca De Palma è fissata per il 18 gennaio 2024. Le «sistematiche violazioni» sarebbero avvenute all'interno della raffineria di Falconara Marittima al fine di «massimizzare l'attività produttiva dell'impianto» e di non comprometterla «risparmiando gli ingenti costi per l'ispezione, la manutenzione e l'adeguamento dei serbatoi, della rete fognaria e degli impianti». La salute dei cittadini è stata compromessa? Finire come sempre a tarallucci e vino ,mediante la consueta prescrizione dei reati? A richiedere il rinvio a giudizio è stato il pubblico ministero Irene Bilotta. Si contano 1052 tra cittadine e cittadini che hanno presentato querela. All'inizio l'impianto petrolchimico dell'Anonima Petroli Italiana, pilotata dal cavaliere del lavoro Ugo Brachetti Peretti era un deposito di carburanti, poi hanno iniziato a lavorare gli idrocarburi e a produrre bitume. Il gruppo Ip, mediante l'acquisizione della Total Erg vanta una capacità di raffinazione pari a 10 milioni di tonnellate di petrolio. Innumerevoli sono stati gli incidenti: esplosioni, boati e esalazioni ininterrotte. Secondo la Procura anconetana la società e i vertici aziendali avrebbero «cagionando una grave e irreversibile compromissione delle acque, dell'aria e di porzioni estese del suolo e del sottosuolo», smaltito illecitamente gpl non destinabile alla vendita, bruciandolo per disfarsene e provocando così «immissioni nocive».
Soprattutto le acque sarebbero state gravemente contaminate: «Veniva più volte riscontrata la presenza di acque reflue industriali contenenti idrocarburi nei canali di scolo che attraversano l'intera area della raffineria e poi confluiscono nel mare Adriatico» ha scritto la Procura. Dai rilievi effettuati sono emersi additivi delle benzine (Mtbe), metalli pesanti, cloruri, benzene e idrocarburi totali. In alcuni casi i contaminanti hanno raggiunto quantitativi anche mille volte superiori ai limiti di legge.
Conseguenze per la salute umana? Dall'ultimo studio Sentieri emerge un eccesso di tumori maligni provocato dall'inquinamento cronico. In loco, le bonifiche delle aree pubbliche e private languono da più di 4 lustri. La situazione è simile a quella degli altri siti di interesse nazionale. L'area è stata perimetrata per 108 ettari di terreno e falda acquifera, nonché per 1200 ettari di mare. I progetti di “bonifica” gestiti dal ministero della Transizione energetica sono stati approvati soltanto per 3 ettari.
Il ministero del cosiddetto Ambiente e
della tutela del territorio e del mare con decreto 26 febbraio 2003
perimetrò il sito di interesse nazionale (SIN) di Falconara
Marittima nel quale la raffineria di petrolio occupa una parte
rilevante. Tale impianto è entrato in attività nel 1950, sviluppato
su una superficie di 700 mila metri quadri, è incastonato nel lato
nord del centro abitato del comune di Falconara Marittima in
provincia di Ancona. Questa struttura ha sempre destato
preoccupazione circa le sue emissioni nocive e i relativi effetti per
la salute della popolazione residente. A partire dagli anni Settanta
furono realizzate indagini sanitarie che interessarono i lavoratori e
le persone falconaresi, tra le quali si citano quelle più rilevanti:
a) studio sugli addetti all'impianto petrolchimico a cura dell'istituto d'igiene dell'Università degli Studi di Ancona in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità - avviato nel 1991 e aggiornato nel 1996 - deve essere tuttora concluso e ha interessato 659 (650 uomini e 9 donne) lavoratori della raffineria in servizio fra il 1974 ed il 1989 con un follow-up aggiornato al 1996. Sono state indagate 33 gruppi e cause di morte. Lo studio occupazionale ha rilevato eccessi di mortalità tumorale complessiva e di tumori cerebrali in particolare, dato questo in linea con le risultanze di studi simili condotti in altri Paesi e pubblicati sulla letteratura internazionale;
b) analisi commissionata
dalla procura della Repubblica di Ancona (motivi a tutt'oggi non noti
ai cittadini). Analisi epidemiologica geografica di mortalità e
ricovero ospedaliero per causa. Centroide di Falconara Marittima e
Comuni entro 30 chilometri nel settembre del 2002 secondo cui; «I
tumori del sistema emolinfopoietico (leucemie, linfomi, mielomi)
presentano nel loro complesso la maggiore problematica del comune di
Falconara. Nel corso degli anni sono stati segnalati ripetuti eccessi
in questa categoria diagnostica, ora in un sesso, ora nell'altro a
seconda dei sottogruppi considerati, con distribuzione però
differente per tipologia e periodo: negli anni 1981-94 ad una
mancanza di rischio complessivo di leucemie tra gli uomini fa da
contrasto un rischio aumentato di linfomi non Hodgkin negli uomini,
nelle donne non significativo statisticamente ma con un eccesso nello
stesso sesso di mielomi multipli, non significativo. Nel periodo più
recente l'eccesso per linfomi non Hodgkin si sposta nel sesso
femminile mentre negli uomini è inferiore all'atteso. I tumori
emolinfopoietici nel loro complesso sono ora in eccesso nel sesso
femminile mentre sono diminuiti negli uomini. Le leucemie nel periodo
più recente sono in eccesso nelle donne, mentre negli uomini non
sono rilevabili eccessi come nel periodo precedente. (...) Le
leucemie sono invece state correlate con numerosi fattori di rischio,
soprattutto con il benzene e altri derivati simili dell'industria
petrolifera. La correlazione tra patologie del sistema
emolinfopoietico ed esposizioni professionali tra gli addetti ad
impianti petrolchimici esiste un corpus di letteratura molto
corposo, perdurante dai primi studi eseguiti, spesso con evidenze
anche tra la popolazione residente nei pressi degli impianti stessi.
Nella monografia IARC (International Agency for Research on Cancer)
più volte citata la documentazione più rilevante riguarda per
l'appunto tale associazione. Va rimarcato che successivamente al
1989, anno di pubblicazione della monografia IARC sulla pericolosità
degli impianti di raffinazione del petrolio, sono stati numerosissimi
gli studi pubblicati sull'argomento della maggiore incidenza di
tumori emolinfopoietici in lavoratori addetti a industrie
petrolchimiche o residenti nelle vicinanze». E ancora nelle
conclusioni svolte per la Procura: «sono stati rilevati, a
Falconara, alcuni eccessi, alcuni significativi, in vari periodi e in
entrambi i sessi, pur con differenze nelle singole tipologie, che
meritano la massima considerazione e richiederebbero la ricostruzione
dell'esposizione dei vari soggetti, tramite intervista ai familiari
dei deceduti, con uno studio analitico del tipo caso-controllo per
verificare le ipotesi eziologiche più preoccupanti».
Il 29 settembre 2011 l'Istituto nazionale tumori di Milano ha consegnato alla regione Marche, alla provincia di Ancona e ai comuni di Falconara Marittima, Chiaravalle e Montemarciano i risultati finali dell'indagine epidemiologica presso la popolazione residente a Falconara Marittima e comuni limitrofi riguardante il periodo dal 1994 al 2003. L'Indagine, con uno studio analitico del tipo caso-controllo è la prima e unica indagine che ha ricostruito l'esposizione dei vari soggetti tramite l'intervista ai familiari dei deceduti.
Il 29 marzo del 2012, su invito e organizzazione delle associazioni dei cittadini falconaresi, i risultati finali dell'Indagine venivano divulgati dall'Istituto nazionale tumori di Milano in un'assemblea pubblica. I risultati dell'indagine sono il frutto: di una convenzione, stipulata a luglio 2003 tra l'Istituto nazionale dei tumori di Milano e l'Agenzia regionale sanitaria della regione Marche, per l'elaborazione di uno «Studio di fattibilità relativo all'indagine epidemiologica» presso la raffineria API di Falconara; della deliberazione n. 679 del 15 giugno 2004 della giunta regionale delle Marche che approvò lo studio di fattibilità, il programma operativo e la stima dei costi necessari; della deliberazione integrativa n. 977 dell'11 settembre 2006 della giunta regionale delle Marche che definì il contributo complessivo regionale destinato al completo svolgimento dell'indagine, approvò il protocollo operativo di dettaglio e istituì il Tavolo tecnico costituito ai rappresentanti dei servizi regionali ambiente e difesa suolo e salute, dei comuni interessati e della provincia di Ancona con il compito di valutazione e verifica delle attività inerenti l'Indagine in termini di contenuti, di congruità dei costi e dei risultati attesi.
Secondo i dati raccolti dall'Indagine, si evidenzia che «nell'aerea è esistito un problema di esposizione alla raffineria associato ad eccesso di rischio di morte per leucemia e linfoma non Hodgkin (e forse anche di mieloma, stando agli esiti della linea B), patologie relativamente rare».
Dalla relazione finale dell'indagine si rileva che «il rischio sia stato particolarmente evidente per i soggetti che avevano domiciliato per più tempo entro i 4 chilometri dalla sorgente inquinante». Si specifica che gli eventi «sono occorsi in un non elevato numero di persone di età avanzata che hanno vissuto per oltre 10 anni in prossimità della Raffineria»; ma «tali eventi possono essere anche interpretati come il segno di fatti sanitari importanti che hanno interessato fasce ben più ampie di popolazione». Quindi si sottolinea la necessità di «rafforzare gli interventi di sanità pubblica per controllare gli effetti ed eliminare i rischi».
Le associazioni civili hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Ancona, consegnando i risultati dell'indagine epidemiologica sopra citata, chiedendo la riapertura dell'indagine avviata nel 2001 dalla stessa Procura per accertare eventuali responsabilità penali di fronte alle esposizioni nocive alle quali la popolazione è stata esposta nel corso degli anni.
La regione Marche ha formalizzato uno studio, con decreto del dirigente della PF sanità pubblica n. 2/SAP 04 del 8 febbraio 2006, di mortalità sulla coorte degli occupati nella raffineria API, che fa parte di un progetto nazionale CCM del Ministero della salute affidato all'Istituto superiore di sanità; quello studio risulta attualmente bloccato per l'indisponibilità da parte di API di fornire anche solo l'elenco dei propri dipendenti ed ex dipendenti, adducendo insuperabili problematiche legate alla privacy.
Il 10 aprile 2012 il consiglio regionale delle Marche approvava la legge n. 6, che prevedeva l'istituzione del «registro regionale delle cause di morte e di registri di patologia», il quale non è potuto diventare esecutivo poiché in attesa del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto regolamentarli come previsto dall'articolo 12 del decreto-legge 179 del 2012 ai commi 10 e 11.
La Regione Marche, la provincia di Ancona o gli altri comuni oggetto della ricerca hanno mai consegnato la predetta indagine epidemiologica al ministero della Salute o all'Istituto Superiore di Sanità e hanno messo realmente al corrente la popolazione? Perché mai i governi italiani non hanno risposto a taluni atti parlamentari di sindacato ispettivo, come ad esempio (solo per citarne alcune): l'interrogazione a risposta orale numero 3/01473 del 7 luglio 1981 (“Per l'accertamento delle cause che hanno determinato il grave incendio divampato all'interno della raffineria 'Api' di Falconara (Ancona)”; oppure le interrogazioni 4/01865 del 18 settembre 2013 e 4/01217 del 10 luglio 2013.
Infine, per non far mancare proprio niente al peggio: nel piano decennale 2020-2029 della società SNAM Rete gas si fa presente che il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato la costruzione di tre nuovi terminali GNL (gas naturale liquefatto): il primo con una capacità di 8 miliardi di metri cubi all'anno a Porto Empedocle (Agrigento) su progetto della società Nova Energia, il secondo di 12 miliardi di metri cubi all'anno a Gioia Tauro (Reggio Calabria) su progetto di MedGas Terminal e il terzo di 4 miliardi di metri cubi all'anno a Falconara Marittima (Ancona), in totale 24 miliardi di metri cubi all'anno.
Riferimenti:
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=5/02222&ramo=C&leg=8
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=3/01473&ramo=S&leg=8
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/01865&ramo=C&leg=17
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/01217&ramo=C&leg=17
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=5/11432&ramo=C&leg=17
Gianni Lannes, Italia USA e getta, Arianna editrice, Bologna, 2014.
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