17.4.23

URANIO IMPOVERITO: RISCHI, PERICOLI E MENZOGNE DI STATO!

 


di Gianni Lannes

Un'altra vergogna italiana ben insabbiata dalle autorità ai vertici dello Stato tricolore. La sua pericolosità è nota dall'ottobre 1943 (Memorandum Groves). A causa dell'uranio impoverito, almeno 400 morti e 8 mila militari italiani malati di cancro. Eppure Sergio Mattarella (attuale inquilino del Quirinale), già ministro della Difesa dal 22 dicembre 1999 (2° governo D'Alema) fino all'11 giugno 2001 (2° governo Amato) ha risposto così il 23 ottobre 2000 all'interrogazione parlamentare 4/31773 datata 4 ottobre 2000:

«Il giorno 27 settembre ultimo scorso, nell'Aula della Camera dei Deputati, rispondendo ad un'interrogazione a risposta immediata del deputato Ballaman, ho ampiamente chiarito come le notizie diffuse da alcuni quotidiani nazionali, in merito a presunti casi di leucemia verificatisi tra i nostri soldati impegnati nella missione di pace nel Kosovo, in relazione all'uso di proiettili all'uranio impoverito durante la campagna aerea dello scorso anno su quella regione, siano del tutto prive di qualsiasi fondamento, e come ciò trovi conferma anche nelle dichiarazioni sia dei Comandi competenti, sia dello stesso Procuratore Militare della Repubblica di Roma. Nella stessa occasione, ho anche evidenziato come i due casi letali di leucemia acuta che si sono verificati nelle Forze Armate, uno lo scorso anno e l'altro nel 1994, non potessero essere correlabili all'uranio impoverito. Nel primo caso, infatti, il militare non era mai stato in Kosovo ma in Bosnia, e più precisamente a Sarajevo dove non sono mai stati usati proiettili ad uranio impoverito; nell'altro caso, il militare non era mai stato impiegato all'estero. (…)».

A Sarajevo non vi è mai stato uso di uranio impoverito? Lo ha dichiarato in Parlamento Sergio Mattarella. Parola d'ordine: negare l'evidenza e minimizzare a tutti i costi. Ancora Mattarella il 10 gennaio 2001 in veste di ministro della Difesa:

«L'insieme di tutte queste misure e controlli hanno permesso di accertare fin dall'inizio, e di confermare successivamente, che i livelli di inquinamento radioattivo misurati nelle aree di operazione del personale italiano sono al di sotto dei limiti di sicurezza previsti dalle norme italiane per il nostro territorio e, quindi, per quanto fino ad oggi riscontrato senza alcuna configurazione di pericolo».

Il 26 settembre 2000 è stata presentata l'interrogazione a risposta orale numero 3/06303, la risposta del ministro Mattarella, però è incredibilmente sparita dal portale del Parlamento italiano:

«Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che: hanno ripreso a circolare sulla stampa nazionale voci secondo le quali alcuni militari italiani, impegnati nelle missioni di peace-keeping in atto in Bosnia e Kosovo, avrebbero contratto la leucemia, con esiti letali in qualche caso, e comunque provocando il rimpatrio immediato e segreto di tutti i soggetti colpiti; dette voci sarebbero state raccolte da fonte statunitense; è noto come sui teatri di guerra in Bosnia e Kosovo, anche e soprattutto nelle zone dove sono attualmente rischierati i militari italiani, le forze aeree dell'alleanza atlantica abbiano scagliato circa 31 mila proiettili anticarro all'uranio impoverito; si ricorda come sugli effetti ultimi dell'uranio impoverito è ormai stata comprovata la tesi dell'assoluta nocività per la salute umana e sussista una folta casistica al riguardo; si sottolinea, infine, come le medesime fonti giornalistiche sostengano che la difesa italiana non ha adottato alcuna precauzione per proteggere l'incolumità dei soldati italiani, mentre, ad esempio, le forze armate olandesi stanno addirittura diminuendo drasticamente le dimensioni del loro contingente in Kosovo a causa degli ultimi rilevamenti sulla radioattività -: quali iniziative il Governo abbia adottato e voglia adottare immediatamente a tutela della salute degli uomini ed al fine di far considerare le armi contenenti uranio impoverito come non convenzionali e quindi da proibire. (3-06303)».

Ancora Mattarella nel 2001:

«Sulla vicenda dell'uranio impoverito è necessario evitare sia la costruzione di tesi precostituite o di verità di tipo politico o militare, sia il moltiplicarsi di notizie senza riscontro (…) il monitoraggio e la bonifica del territorio interessato dai bombardamenti hanno consentito di verificare che i livelli di inquinamento sono inferiori alle soglie di rischio e non riguardano le acque ed il terreno circostante. L'ONU e l'Italia sono state informate dell'impiego di tali munizionamenti in Bosnia nel 1994 e nel 1995 soltanto in tempi recenti e a seguito di esplicite richieste di chiarimenti da parte italiana (...)».

Ecco la contestuale risposta del senatore Russo Spena (Misto-RCP):

«L'esposizione del Ministro della difesa è apparsa deludente ed ipocrita, alla luce dei numerosi strumenti di sindacato ispettivo presentati nel corso di questi anni sull'utilizzo delle armi ad uranio impoverito, cui il Governo ha risposto negando o minimizzando il problema. Peraltro, non risponde a verità l'affermazione che tali armi siano consentite dal diritto internazionale, poiché il loro utilizzo dovrebbe essere escluso dagli articoli 35 e 55 del protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 1977. Di fronte agli effetti devastanti dell'uranio impoverito sulla popolazione civile e sui territori, oltre che sui militari impegnati nell'area, il Governo italiano ne deve chiedere l'immediata messa al bando ed il divieto di uso nei poligoni di tiro e di stoccaggio. Inoltre è necessario attribuire alle patologie rilevate negli ultimi mesi lo status di malattia di servizio, assicurare un adeguato indennizzo alle famiglie colpite, bonificare le aree interessate ed approntare misure di protezione sanitaria per le popolazioni. (Applausi dal Gruppo Misto-RCP. Congratulazioni)».

Sempre il ministro Mattarella:

«Signor Presidente, onorevoli senatori, credo sia opportuno affrontare separatamente la questione «uranio impoverito», i cui effetti sono - come è noto - oggetto di un profondo dibattito che registra opinioni diverse, spesso contrastanti, come emerge anche da studi scientifici che pervengono a conclusioni anche molto difformi. Va ricordato che non è dimostrato un collegamento tra uranio impoverito e le patologie di cui parliamo, argomento su cui - come ho ricordato - dovrà esprimersi la commissione scientifica. sulla base del diritto internazionale, l'uso del munizionamento all'uranio impoverito è considerato legittimo, anche perché non vi sono convenzioni internazionali che lo proibiscano (…) Desidero ricordare quanto io stesso ho dichiarato alla Camera dei deputati un anno fa, esattamente il 26 gennaio 2000: «Le Forze armate italiane non impiegano munizioni all'uranio impoverito (…) Di conseguenza, ripeto, fin dall'ingresso dei nostri militari in Kosovo si sono potute adottare misure di protezione adeguate. In una prima fase le indicazioni di comportamento sono state fornite ai comandi che le hanno impartite oralmente al personale, come affermato con chiarezza da tanti comandanti (…) Accertamenti del CISAM sono stati operati sulla base delle mappe fornite all'ONU dalla NATO relativamente alle zone di caduta dei colpi e fino ad ora non hanno registrato livelli di radiazione significativi. Signor Presidente, vorrei inoltre confermare quanto già riportato alla Camera e cioè che le misurazioni della radioattività effettuate con strumenti molto sofisticati nelle aree del Kosovo dove operano i nostri soldati hanno manifestato livelli di inquinamento al di sotto dei limiti di sicurezza previsti per il nostro territorio nazionale».

L'uranio impoverito è il sottoprodotto del processo di arricchimento dell'uranio; viene definito «impoverito» perché durante il processo di arricchimento la percentuale dell'isotopo fissile U-235 viene ridotta dallo 0,7 per cento allo 0,2 per cento. L'uranio impoverito ha una radioattività corrispondente a meno del 60 per cento di quella dell'uranio naturale; come sottoprodotto di scarto delle centrali nucleari è un rifiuto, da gestire adeguatamente, invece l'industria bellica ha trovato il modo per poterlo sfruttare in modo redditizio.

Le armi all'uranio impoverito sono il simbolo di un grande successo tecnologico; l'uranio allo stato naturale non ha la durezza del tungsteno, ma può essere indurito con uno speciale procedimento, al termine del quale si forma un unico grande cristallo metallico, una struttura fortissima, che ha il vantaggio di essere più economico del tungsteno.

L'Organizzazione mondiale della sanità, nel gennaio 2003, ha affermato che nei luoghi soggetti a bombardamento, i bambini rischiano di ingerire piccole particelle di suolo contaminato e che le persone che vivono o lavorano in aree bombardate possono inalare particelle contaminate o consumare acqua e cibo contaminato; la bassa radioattività dell'uranio impoverito, se inalato in determinate quantità può comportare il rischio di cancro; la tossicità dell'uranio impoverito, infatti, non è dovuta alla radioattività ma alla dispersione di nanopolveri di metalli pesanti; le stesse nanopolveri state trovate nei tessuti bioptici dei militari ammalati, e degli agnelli nati con malformazioni in Sardegna, intorno ai poligoni militari sperimentali di Teulada e Perdasdefogu.

I proiettili con uranio impoverito, grazie alle loro caratteristiche fisiche, riescono a perforare tank e gli obiettivi più resistenti, generando temperature superiori ai 3 mila gradi centigradi, creando quindi un pericolosissimo aerosol di metalli pesanti; l'inquinamento conseguente perdura nell'ambiente per anni, contaminando la catena alimentare.

In Italia si registrano ufficialmente circa 8 mila soldati gravemente malati e oltre 400 deceduti, (i dati sono ampiamente sottostimati) come conseguenza dell'inalazione di polveri generate da uranio impoverito; per centinaia di loro sono state avviate e vinte cause civili, che hanno visto il Ministero della difesa condannato a pagare risarcimenti economici alle vittime.

Di recente la vice Ministra britannica della difesa, Annabel Goldie, ha annunciato che il Regno Unito consegnerà all'Ucraina proiettili con uranio impoverito, ritenuti molto efficaci contro carri armati e blindati; il Ministero degli esteri russo ha replicato sottolineando le possibili conseguenze ambientali e sanitarie di questa scelta, che spesso provoca vittime anche tra chi le utilizza, come successo ai militari Nato nella ex Jugoslavia.

Gli Stati Uniti d'America, a gennaio scorso, hanno dichiarato di aver dato all'Ucraina carri armati Abrams che hanno la corazza rivestita di uranio impoverito, progettati per resistere ai missili Heat, un esplosivo ad alto potenziale.

L'uranio impoverito è stato già utilizzato in Europa, proprio dalla Nato, nelle campagne di Bosnia (1994) e Kosovo (1999). Da più di mezzo secolo se ne conoscono le conseguenze, documentate da centinaia di rapporti scientifici, indagini e documenti top secret (targati United States of America), come quella avviata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito della XVII legislatura.

Il 21 marzo 2023 al Senato della Repubblica si sono tenute le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo 2023. In tale contesto la Presidente Meloni ha definito «puerile la propaganda di chi racconta che l'Italia starebbe spendendo soldi per mandare armamenti in Ucraina sottraendoli di fatto alle tante necessità dei nostri concittadini», sottolineando che: «L'Italia sta inviando all'Ucraina materiali e componenti già in suo possesso, che, per fortuna, noi non abbiamo necessità di utilizzare e che inviamo agli ucraini anche per prevenire la possibilità di doverli un giorno utilizzare noi».

Le affermazioni della Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, ossia che l'invio di armi in Ucraina non sottrarrebbe risorse al bilancio dello Stato, appaiono alla luce dei fatti, palesemente in contrasto con quanto sostenuto dal Ministro interrogato il 25 gennaio 2023 in audizione presso le Commissioni riunite difesa della Camera dei deputati ed affari esteri e difesa del Senato della Repubblica sulle linee programmatiche del suo dicastero. In tale sede, il Ministro interrogato ha dichiarato che: «L'aiuto che abbiamo dato in questi mesi all'Ucraina è un aiuto che in qualche modo ci impone di ripristinare le scorte che servono per la difesa nazionale».

Con il decreto interministeriale del 31 gennaio 2023 è stato disposto l'invio di ulteriori materiali d'armamento, tra cui una batteria del sistema del programma italo-francese Samp-t (Sol-air moyenne-portee/terrestre), per un costo pari a oltre 700 milioni di euro.

Contrariamente a quanto sostenuto dalla Presidente Meloni, non si tratta di armamenti che non vengono utilizzati; basti pensare che fra il 2015 ed il 2016 un'unità Samp-t è stata schierata a Roma per la sorveglianza dei cieli in occasione del Giubileo straordinario della misericordia.

Una possibile escalation militare sembrerebbe dettata da scelte esageratamente interventiste, tra le quali si annoverano quella del Regno Unito di inviare all'Ucraina proiettili con l'uranio impoverito, gli annunci del Presidente Putin circa il completamento della costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia, nonché l'addestramento dei soldati ucraini, per l'uso del Samp-t, nel nostro Paese.

Nel 2000 scoppia il caso “Sindrome dei Balcani”, con l'emergere dei primi episodi di militari italiani ammalatisi o deceduti al rientro dalle missioni in Bosnia Erzegovina e Kosovo, due Paesi dove la NATO, nel 1994-95 e nel 1999, ha fatto uso di proiettili all'uranio impoverito (DU).

L'uranio impoverito deriva da materiale di scarto delle centrali nucleari e viene usato per fini bellici per il suo alto peso specifico e la sua capacità di perforazione. Quando un proiettile al DU esplode ad altissima temperatura rilascia nell'ambiente nanoparticelle di metalli pesanti. A oggi viene confermato dalla ricerca scientifica che questi proiettili sono pericolosi sia per la radioattività emanata sia per la polvere tossica che rilasciano nell'ambiente. Il mancato riconoscimento da parte dello Stato italiano dello stato di malattia, o decesso, ha portato molti militari a rivolgersi alla giustizia, con oltre 119 sentenze di condanna a carico del ministero della difesa, e con oltre 350 pendenze in corso di giudizio.

La relazione finale del 15 febbraio 2018 dell'ultima di quattro Commissioni parlamentari d'inchiesta ribadisce il «nesso di causalità tra l'accertata esposizione all'uranio impoverito e le patologie denunciate dai militari» attraverso «sette missioni, 50 audizioni libere, oltre 50 esami testimoniali, 33 collaborazioni esterne e 109 sedute».

Il 4 ottobre 2018 è stata emessa dalla Corte di Cassazione una sentenza che, oltre a ribadire il nesso causale tra DU e malattia, ha dichiarato il Ministero della difesa colpevole di aver ignorato i pericoli ai quali aveva esposto i propri militari in teatri operativi in cui era stato usato munizionamento al DU, e dunque ritenuto legittimo il risarcimento richiesto dai familiari del militare Salvatore Vacca, morto di leucemia l'8 settembre del 1999, all'età di 23 anni, dopo aver partecipato a una missione in Bosnia Erzegovina.

Dei 31 mila proiettili al DU usati nel 1999, oltre 25 mila hanno colpito il Kosovo e, di questi, il 56,47 per cento (17.237) sono stati concentrati sul quadrante a nord-ovest, quello appunto controllato dal contingente Kfor italiano.

Il Segretario Generale dell'Interpol, Jurgen Stock, ha recentemente dichiarato che l'abnorme quantità di armi che circola in Ucraina, comprese le armi pesanti e missili portatili anti-aereo e anti-carro, è oggetto di un traffico criminale e mafioso, che opera a livello globale; tutto ciò che è trasportabile diventerà potenziale oggetto di traffico in tutti i continenti; tra le armi partite dagli arsenali dei Paesi Nato verso l'Ucraina ci sono missili portatili anti-aereo, e missili anti-carro portatili «Milan», di produzione franco-tedesca; i vecchi modelli di questi missili, oggetto dei trasferimenti, hanno un sistema di puntamento che contiene e rilascia torio, un metallo pesante altamente radioattivo. Risulta, inoltre, che i missili in questione siano stati inviati, in un numero imprecisato, in Ucraina dalla Francia e dall'Italia.

La solidarietà armata dei Paesi Nato verso l'Ucraina si sta rivelando anche un modo per svuotare gli arsenali di armamento vecchio; con dichiarazioni pubbliche, il Presidente francese Emanuel Macron, ha ammesso che tale missile sia stato compreso nel pacchetto di materiale bellico inviato all'Ucraina; in Italia, il Governo Draghi - avallato dal presidente Mattarella - ha optato per il segreto di Stato.

Nei poligoni Nato di Capo Teulada e Quirra, in Sardegna, sono state sparate migliaia di queste armi, con conseguenze devastanti per ambiente e salute.

Presso il Tribunale di Cagliari, il 10 giugno 2022, è iniziato il processo per disastro ambientale dell'area di Capo Teulada che vede imputati i generali Valotto, Graziano, Errico, Rossi e Santroni, disastro causato in particolare dall'uso massiccio del missile portatile anti-carro Milan, con il torio che viene rilasciato nell'ambiente circostante ad ogni utilizzo, risultando, per questo, ugualmente contaminata anche l'area del poligono sperimentale di Salto di Quirra.

Vi è una pesante eredità di morte in Paesi quali Iraq, Bosnia, Serbia, Kosovo, Afghanistan, Siria, Libia; sono state disseminate, in trent'anni di belligeranza, centinaia di tonnellate di uranio impoverito dal Medio oriente ai Balcani, e dal nostro Paese sono decollati caccia bombardieri della Nato per tutti gli anni novanta, che hanno colpito in Bosnia e Serbia, disseminando almeno 16 tonnellate di uranio impoverito.

La guerra, quando e se finirà, lascerà in «dote» una vera e propria epidemia da uranio impoverito e da altri metalli pesanti radioattivi, che colpirà sia i soldati di entrambi i fronti che i civili che vivono sui territori contaminati.

In Serbia, l'incidenza tumorale nelle aree contaminate è schizzata al 200 per cento con un drastico abbassamento dell'età di insorgenza dei tumori ed un picco di casi tra la popolazione sotto i 50 anni.

Vi sono quasi 300 sentenze in Italia, che hanno stabilito la correlazione tra gravi forme tumorali ed esposizione all'uranio impoverito.

L'uranio impoverito, spesso presente in diversi teatri di guerra, ha rappresentato e continua a rappresentare una delle maggiori minacce alla salute del corpo militare italiano. Esiste una forte correlazione tra l'emersione di patologie tumorali e l'esposizione alle nanoparticelle metalliche che si sprigionano con la combustione dei materiali perforati dai proiettili rivestiti con la sostanza in questione – come le corazzature dei carri armati o dei depositi di munizioni – che polverizzandosi vanno a depositarsi in maniera nociva all'interno dell'organismo. Ciò emerge dagli studi effettuati dall'Istituto superiore di sanità e dalla relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito del 2006, Doc. XXII-bis numero 4.

La presenza dell'uranio 238 nel midollo di Luigi Sorrentino - caporalmaggiore morto suicida il 23 ottobre 2019 dopo aver prestato servizio in Kosovo e Afghanistan ed essersi poi ammalato di leucemia - corrispondente a 10,4 microgrammi per litro, circa il doppio di quello presente in condizioni normali - come dichiarato dal medico legale Rita Celli - dimostrerebbe la comprovata corrispondenza tra l'emersione di tali patologie nei militari di ritorno dalle missioni.

E ancora: il duplice esposto-denuncia alla procura romana e a quella militare sulle presunte carenze, in tema di salute e sicurezza per i militari italiani impegnati in Iraq, presentato da Roberto Vannacci, generale dei Corpi speciali dell'Esercito ed ex-comandante dei parà della Folgore, allora comandante del contingente italiano e numero due della coalizione anti-Isis, il quale aveva denunciato ripetutamente al Coi l'uso su larga scala di uranio impoverito in Iraq dalle quantità 30 volte superiore a quella impiegata nei Balcani tra il ’94 e il ’99.

Nello stesso periodo, la IV Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito convocava in audizione l'ammiraglio Cavo Dragone C.te del Coi, il quale forniva notizie ed informazioni opposte a quanto il generale Vannacci evidenziava dal teatro operativo: affermava che la durata della missione non superava i 4 mesi per ogni militare al fine di rispettare anche le indicazioni suggerite dagli alleati per limitare i tempi di esposizione ad uranio depleto da parte del personale, sostenendo che i comandanti in loco avevano a disposizione ogni strumento e documentazione per elaborare i Dvr e fornire tutela al personale; il generale Vannacci, presente ai lavori della Commissione, evidenziava invece sia le contraddizioni tra le dichiarazioni del C.te del Coi e quanto accadeva sul campo, sia l'impossibilità di attuare quanto dichiarato dall'ammiraglio in Commissione.

Roberto Vannacci, generale dei corpi speciali dell'Esercito, già comandante dei parà della Folgore, in un esposto alla Procura militare di Roma, ha ipotizzato "gravi e ripetute omissioni nella tutela della salute e della sicurezza del contingente militare italiano, costituito da migliaia di militari impiegati in Iraq e sottoposti, tra l'altro, all'esposizione all'uranio impoverito", confermando "l'uso su larga scala di uranio impoverito in Iraq (?) dalle 300 alle 450 tonnellate, quantità 30 volte superiore a quella impiegata nei Balcani”.

Le dichiarazioni del generale Vannacci confermano l'accusa lanciata da tempo da Lorenzo Motta, ex sottoufficiale della Marina militare, che ha partecipato a diverse missioni nel Mediterraneo, nel canale di Suez, nello stretto di Gibilterra, nel golfo Persico, e che, all'età di 24 anni, nel dicembre 2005, è stato colpito da linfoma di Hodgkin, riconosciuto, in giudizio amministrativo, come causa di servizio in particolari condizioni ambientali ed operative eccedenti l'ordinarietà, ai sensi dell'art. 1, comma 564, della legge n. 266 del 2005, e art. 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006.

Con il lavoro degli avvocati Ezio Bonanni del foro di Roma e Pietro Gambino del foro di Sciacca, Lorenzo Motta ha ottenuto alcuni importanti riconoscimenti giuridici, come la sentenza del Consiglio di Stato n. 837/2016, con la quale si afferma il seguente principio di diritto: "nei casi come quello in esame, nell'accertare i presupposti sostanziali della dipendenza della patologia da causa di servizio la P.A. procedente ed i suoi organi tecnici sono gravati da un onere di istruttoria e di motivazione assai stringente, circa la sussistenza inconcreta, delle circostanze straordinarie e dei fatti di servizio che hanno esposto il militare ad un maggior rischio rispetto alle condizioni ordinarie di attività. Non considerano le appellanti che, nei casi delicati qual è quello in esame, all'interessato basta dimostrare l'insorgenza della malattia in termini probabilistico - statistici, non essendo sempre possibile stabilire un nesso diretto di causalità tra l'insorgenza della neoplasia e di contesti operativi complessi o degradati sotto il profilo bellico o ambientale in cui questi è chiamato ad operare"; nella motivazione della sentenza del Consiglio di Stato, si rimarca inoltre il valore decisivo del contegno dell'amministrazione, la quale non è stata in grado di eccepire e dimostrare un decorso alternativo.

Risulta di difficile interpretazione l'incongruenza tra i risultati raggiunti dall'ex sottoufficiale Motta in sede amministrativa e le risposte fornite dal Ministero, che costringono la persona a continuare l'iter processuale; è altresì difficile da comprendere il motivo per il quale Motta debba ricorrere a ulteriori prove per accedere ai benefici riconosciuti dalla legge, contrariamente a quanto avvenuto per altri commilitoni affetti dalla sua stessa patologia, che hanno invece ottenuto tali benefici e riconoscimenti; nonostante ciò, il Ministero mostra diverse resistenze nel confermare il nesso causale che lega le inadempienze relative a tematiche come l'uranio impoverito, l'amianto e i trattamenti vaccinali non idonei e le conseguenze descritte.


Sono tanti i procedimenti chiusi con condanna dell'amministrazione per il mancato riconoscimento della causa di servizio. Data l'evidenza numerica dei casi, non si comprende come ancora non sia possibile concedere anche a questi il prestigioso riconoscimento «ruolo d'onore» e di «vittima del dovere» con gli annessi risarcimenti in particolare per quanto riguarda tutte quelle vittime che la stessa Corte di cassazione riconosce come malate o uccise dall'uranio impoverito. Un riconoscimento, dunque, che continua a tardare. Diverso trattamento è invece quello che ha riguardato alte cariche interne all'apparato militare a cui il beneficio è stato concesso con più facilità, per i meriti riconosciuti sugli scenari di guerra non dissimili da quelli conseguiti dalle stesse vittime dei corpi più semplici.

L'uranio impoverito, spesso presente in diversi teatri di guerra, ha rappresentato e continua a rappresentare una delle maggiori minacce alla salute del corpo militare, delle organizzazioni no-profit e dei civili che operano e vivono in zone bombardate.

Gli effetti radiologici e chimici provocati dalle esplosioni di ordigni all'uranio impoverito e l'ingente numero di patologie oncologiche, in molti casi mortali, riscontrati tra i militari sono correlati e sono scientificamente dimostrati. A conferma di quanto sostenuto vi sono numerose sentenze di condanna al Ministero della difesa per aver fatto operare i militari senza le dovute precauzioni, documenti dell'ISS, del Pentagono, della NATO.

La sentenza numero 07564/2020 emessa il 30 novembre 2020 dalla quarta Sezione del Consiglio di Stato, massimo organo amministrativo della Repubblica, conferma la responsabilità piena del Ministero della difesa per avere causato nel proprio personale l'insorgenza di gravi patologie correlate all'esposizione senza precauzioni all'uranio impoverito disseminato dai bombardamenti Nato nei teatri oggetto delle così dette "missioni di pace"; sebbene tutti i Governi precedenti abbiano cercato di minimizzare le responsabilità nell'utilizzo di questa tipologia di armamento, questo era presente in tutti i teatri in cui le Forze armate italiane hanno operato ed i militari esposti senza alcun tipo di protezione, sono rimasti fortemente colpiti dalle conseguenze.

Qual è il motivo per cui nonostante le condanne passate in giudicato a carico del Ministero della difesa, lo stesso risponda in tempi inaccettabili nell'eseguire le sentenze a favore di famiglie distrutte non solo dal punto di vista affettivo con la perdita del congiunto, ma anche dal punto di vista economico, come nel caso della signora Donata Casasola, che ha perso il figlio ventitreenne a causa dell'uranio impoverito, dopo decenni ha vinto numerose cause con l'Amministrazione della difesa fino ad arrivare alla condanna definitiva nel gennaio 2020, nei confronti della quale ad oggi il Ministero ancora non ottempera alla sentenza?

Quante sono effettivamente le sentenze a cui il Ministero della difesa, pur essendo stato condannato in via definitiva, non ha ottemperato oppure ha ottemperato in modo parziale, ed il motivo di un comportamento inammissibile per un comune cittadino?

Con l'ordinanza numero 24180/2018, pubblicata in data 4 ottobre 2018, la suprema Corte di cassazione si è pronunciata sulla sussistenza di un nesso causale tra l'esposizione all'uranio impoverito e le gravissime patologie, anche tumorali, contratte da numerosissimi militari italiani impiegati nelle missioni in Bosnia, nell'ambito dell'intervento IFOR/SFOR e, in particolare, quelli che hanno partecipato alle fasi cruciali del conflitto, a causa di munizionamenti con la presenza di metalli pesanti e materiali radioattivi; la Corte ha riconosciuto la colpa dell'amministrazione della difesa nell'aver ignorato i pericoli nell'esporre i nostri militari su “teatri operativi in cui vi era stato l'utilizzo di munizionamento all'uranio impoverito”.

Il nesso causale evidenziato tra il “comportamento colposo dell'autorità militare (mancata informazione, mancata preparazione del personale militare in servizio, mancata pianificazione e valutazione degli elementi di rischio, mancata predisposizione e consegna delle misure di protezione individuale atte almeno a ridurre il rischio da affrontare)” e le patologie riscontrate nel personale militare coinvolto impone a questo punto una risposta pertinente ed esaustiva di risarcimento a quanti, nell'esercizio del dovere, abbiano subito la sventura di contrarre gravissime malattie, anche fatali, tanto che ormai si parla comunemente di "sindrome dei Balcani" per identificare tutta una serie di patologie maligne che vedono coinvolti militari italiani in quantità incredibilmente tragiche. I dati ufficiali riportano cifre davvero allarmanti: 307 morti e oltre 3.700 ammalati. Tra i tanti, a titolo di esempio, è nota a molti parlamentari e al nuovo Governo la posizione del colonnello del ruolo d'onore dell'Esercito Carlo Calcagni, pilota che nel 1996 ha preso parte alla missione di pace in Bosnia-Erzegovina, oggi sottoposto a terapie mediche. Come lui tantissimi altri.

Quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Governo Meloni al fine di escludere tale scelta dagli effetti drammatici dalla copertura del segreto di Stato, e raccogliere l'invito rivolto ai Governi dal Segretario Generale dell'Interpol Jurgen Stock affinché si coordino per tracciare l'invio di armi alla luce del traffico criminale e mafioso che si sta generando in Ucraina, ritirare tali armi alla luce della loro pericolosità per ambiente e salute, distruggere definitivamente le scorte ancora presenti, promuovere un'iniziativa presso l'ONU per la messa al bando di ogni arma che impieghi metalli pesanti quali torio e uranio impoverito, chiedere la sospensione e/o non utilizzo di queste armi nel conflitto in Ucraina?

Riferimenti:

https://www.senato.it/leg/13/BGT/Schede/Attsen/00001524_aula.htm

https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/6986.pdf

https://storia.camera.it/documenti/indirizzo-e-controllo/20000926-20000927-interrogazione-risposta-3#na

https://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic3RI_06303_13

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=3RI-06303&ramo=CAMERA&leg=13

http://documenti.camera.it/apps/commonServices/getDocumento.ashx?sezione=lavori&tipoDoc=sicross&idlegislatura=13&ramo=CAMERA&stile=9&idDocumento=3RI-06303

https://documenti.camera.it/_dati/leg13/lavori/bollet/199909/0916/pdf/04.pdf

https://www.governo.it/it/i-governi-dal-1943-ad-oggi/xiii-legislatura-9-maggio-1996-9-marzo-2001/governo-dalema-ii/341

https://www.governo.it/it/i-governi-dal-1943-ad-oggi/xiii-legislatura-9-maggio-1996-9-marzo-2001/governo-amato-ii/340

https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/6986.pdf

http://documenti.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/022bis/023bis_v1/00000002.pdf

https://www.youtube.com/watch?v=w4VT-mxA2EQ


Gianni Lannes, Il grande fratello. Strategie del dominio, Draco edizioni, Modena, 2012.

Gianni Lannes, Italia USA e getta, Arianna Editrice, Bologna, 2014.

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=uranio+impoverito

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=mattarella


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