L'Aquila, 6 aprile 2009 - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) © |
di Gianni Lannes
309 vittime e nessuna giustizia, ma soltanto valanghe di retorica, ondate di finta commozione istituzionale (a beneficio delle telecamere) e menzogne che hanno sepolto la verità e tanti inermi esseri umani, trapassati prima del tempo. Anzi, pure la doppia beffa nell'Italietta dei politicanti venduti al peggior offerente: Bernardo De Bernardinis condannato con sentenza confermata dalla Cassazione (uno dei componenti della Commissione grandi rischi che il 31 marzo 2009 rassicurò la popolazione indotta a restare in casa, mentre il prefetto aggiunto tale Gianluca Braga, con comunicazione scritta datata 2 aprile 2009, disponeva l'allontanamento dalla sede centrale nel palazzo della prefettura a L'Aquila (crollata integralmente) della Protezione civile, promosso dal governo Draghi, addirittura presidente dell'Ispra e la recente condanna in sede civile delle vittime del terremoto.
Tutti sapevano della tragedia annunciata - a partire da Guido Bertolaso, compreso il governo Berlusconi e lo stesso Silvio che ci ha pure speculato e sperperato impunemente ingenti quantità di denaro pubblico - anche dalla sequenza sismica registrata ininterrottamente dall'INGV, tranne la gente del luogo. Anche se la scienza a tutt'oggi sostiene di non essere in grado di prevedere i terremoti ad eccezione della NASA che se ne vanta da quasi tre lustri, a L'Aquila 14 anni fa è andata in onda una strage, anche perché le autorità e gli scienziati sapevano cosa sarebbe accaduto. E quindi c'è dolo, sfuggito all'esame della magistratura d'appello, nonché della suprema corte. In ogni caso, anche la letteratura in materia gronda di riferimenti documentali alle faglie sismiche attive e capaci. Infatti, proprio in un documento dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, datato 2019, è scritto testualmente quanto segue:
«Il terremoto del 6 aprile 2009 è stato generato dall’attivazione di una faglia normale (estensionale), denominata faglia di Paganica in quanto l’evidenza in superficie di questa struttura tettonica attraversa l’abitato di Paganica. La faglia di Paganica era, in parte, nota prima del terremoto del 2009 nella letteratura scientifica (es. Bagnaia et al., 1992; Boncio et al., 2004) ed è riportata nella Carta Geologica della Regione Abruzzo di Vezzani e Ghisetti (1998) e nella Cartografia Geologica Ufficiale, Foglio CARG 359 “L’Aquila”».
Per la cronaca provata e documentata, il criminale mister tessera P2 numero 1816, è lo stesso personaggio che nel luglio 2001, a Genova, durante la mattanza dei pacifisti e l'omicidio del giovane Carlo Giuliani, ha siglato con l'inquilino della White House, tale G.W. Bush, un accordo segreto (mai ratificato dal Parlamento italiano) sulla sperimentazione climatica basata su potenti iniezioni di energia elettromagnetica (un'attività bellica mascherata), comunque vietata dalla Convenzione Enmod dell'ONU, (ratificata dalla legge italiana numero 962 del 1980, promulgata dal presidente della Repubblica Sandro Pertini). Esattamente a L'Aquila, furono registrate allora anomale aberrazioni elettromagnetiche. Dunque, sapere per non dimenticare.
Post scriptum
I membri della Commissione grandi rischi che il 31 marzo 2009, sei giorni prima del terremoto che ha colpito l'Abruzzo il 6 aprile 2009, parteciparono ad una riunione che si tenne nel capoluogo abruzzese.
La mancata evacuazione della città prima del terremoto del 6 aprile 2009: a quanto risulta da un articolo pubblicato su Il Sole 24 ore del 3 giugno 2010: «I responsabili - ha commentato il procuratore della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini - sono persone molto qualificate che avrebbero dovuto dare risposte diverse ai cittadini. Non si tratta di un mancato allarme, l'allarme era già venuto dalle scosse di terremoto. Si tratta del mancato avviso che bisognava andarsene dalle case».
In relazione al quesito posto dal Capo del Dipartimento della protezione civile alla Commissione grandi rischi sulla prevedibilità o meno dell'evoluzione del fenomeno in corso (uno sciame sismico che si è protratto per circa sei mesi), la risposta data, da un punto di vista rigorosamente scientifico, si incentrava sulla impossibilità di prevedere i terremoti.
La Commissione grandi rischi è stata convocata dal Capo del Dipartimento della protezione civile il 31 marzo 2009 poiché il giorno precedente si era verificata una scossa di magnitudo 4.0, per “esaminare la fenomenologia sismica in atto da alcuni mesi nel territorio della Provincia aquilana” (De Bernardinis, dal verbale) che viene descritta come “una sequenza sismica che dura oramai da quasi sei mesi, con scosse di magnitudo mai superiori al 2.7, e seguita da una serie di scosse, la prima delle quali di magnitudo 3.5 seguita da altre di magnitudo inferiore” (Dolce, dal verbale).
Al termine della discussione vi fu una totale unanimità nella Commissione nel dichiarare la impossibilità di effettuare una previsione in termini temporali e, quindi, sul fatto che nessuna credibilità doveva essere concessa a chi sosteneva di poterlo fare. Tutto ciò venne sintetizzato nelle parole: “Dunque, oggi non ci sono strumenti per fare previsioni e qualunque previsione non ha fondamento scientifico” (Barberi, dal verbale).
Il giorno successivo alla sua convocazione, il 1º aprile 2009, la Commissione grandi rischi ha tenuto a L'Aquila una conferenza stampa nel corso della quale tutti i componenti la Commissione hanno ritenuto fondamentale sottolineare la imprevedibilità dei terremoti, ribadendo quanto espresso nella riunione del 31 marzo (“Improbabile che ci sia a breve una scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta”: Boschi, nel verbale).
Queste dichiarazioni sono state tradotte, soprattutto dal Dipartimento della protezione civile (varie interviste e comunicato affidato a Isoradio il 1° aprile 2009) in un atteggiamento ingiustificatamente tranquillizzante, dietro il quale era chiaro l'obiettivo predeterminato di sedare l'inquietudine della popolazione.
Come si evince dal testo di una intercettazione telefonica, riguardante una comunicazione del 17 marzo 2009 tra Bertolaso ed un suo collaboratore, pubblicata sui giornali, il "caso Giuliani" doveva essere assolutamente risolto: con una denuncia per procurato allarme, intervenendo sugli organi di informazione.
Il Capo del Dipartimento della protezione civile ha così ottenuto ciò che aveva chiesto alla Commissione grandi rischi ovvero un'affermazione, peraltro scontata, circa la imprevedibilità dei terremoti, da offrire ai media, veicolando assieme ad essa un messaggio tranquillizzante.
Se i risultati della Commissione grandi rischi fossero stati attentamente interpretati, le conseguenze, sulla base del ben noto principio di precauzione, forse sarebbero state diverse.
Appare di fondamentale importanza stabilire quale fosse il livello di conoscenza che il Dipartimento della protezione civile aveva circa il problema sismico de L'Aquila e del suo territorio. Ciò è possibile attraverso la ricomposizione di un ampio e particolareggiato quadro conoscitivo che a quanto risulta si trovava nella piena disponibilità dello stesso Dipartimento, descrittivo dei livelli di pericolosità e vulnerabilità del contesto. Tale quadro si può così riassumere:
a) alcuni studi anche recenti che individuano l'area della media valle del fiume Aterno come caratterizzata da una più elevata possibilità che eventi distruttivi, come quelli già occorsi in passato si possano riproporre ("Layered seismogenic source model and probabilistic seismic-hazard analyses in Central Italy" Pace, Peruzza, Lavecchia, Boncio - 2006, "Forecasting where larger crustal earthquakes are likely to occur in Italy in near future" Boschi, Gasperini, Mulargia - 1995, "Evidence of low-frequency amplification in the City of L'Aquila, Central Italy, through a multidisciplinary approach" De Luca, Marcucci, Milana, Sanò – 2005);
b) le risultanze degli studi di sismicità storica che dimostrano inequivocabilmente come numerosi terremoti che hanno interessato nei secoli scorsi L'Aquila ed il suo territorio siano stati preceduti da uno sciame sismico protrattosi per lungo tempo, culminato con la scossa distruttiva (Catalogo dei grandi terremoti italiani - Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia);
c) la funzione di monitoraggio espressa dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e quella della Rete accelerometrica nazionale del Dipartimento della protezione civile, che hanno rilevato con assoluta precisione l'andamento dello sciame sismico in atto nell'area dal dicembre del 2008. Tale monitoraggio ha descritto una situazione così riassumibile: un elevato numero di eventi di magnitudo inferiore a 4 che hanno mostrato un trend in aumento passando dai sette eventi di gennaio 2009, ai 10 di febbraio, fino a raggiungere il numero di 21 a marzo; la frequenza degli eventi ha subito poi una repentina impennata nei giorni che hanno preceduto la scossa del 6 aprile, essendosi registrate dal 30 marzo al 5 aprile, 20 scosse una delle quali, quella del 30 marzo di magnitudo 4. Che l'evento “sciame sismico” avesse un carattere straordinario lo si può soprattutto desumere dal confronto con la sismicità che ha interessato l'area nel triennio 2003-2006, confrontabile per numero di eventi con quella registrata nei soli primi quattro mesi del 2009 (documentazione e dati pubblicati sul sito dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e su quello del Dipartimento della protezione civile);
d) le indagini di vulnerabilità prodotte dal Dipartimento della protezione civile sul finire degli anni '90, in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche-Gruppo nazionale per la difesa dai terremoti e con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nell'ambito del “Progetto per la rilevazione della vulnerabilità del patrimonio edilizio a rischio sismico e di formazione di tecnici per l'attività di prevenzione sismica connessa alle politiche di mitigazione del rischio nelle regioni dell'Italia meridionale”, aventi come titolo “Censimento di vulnerabilità degli edifici pubblici, strategici e speciali nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia”;
e) gli ulteriori approfondimenti affidati dalla regione Abruzzo alla società Abruzzo Engineering nel 2006 tesi ad approfondire i livelli di conoscenza rispetto alle condizioni in cui versava il patrimonio edilizio pubblico della regione; e che quindi ebbe il compito di esprimersi sui livelli di vulnerabilità sismica di edifici di L'Aquila collassati o gravemente danneggiati con il terremoto;
f) i contenuti del “Rapporto sul rischio sismico in Italia” prodotto dal Servizio sismico nazionale operante presso il Dipartimento della protezione civile, trasmesso nel febbraio 2002 al Capo del Dipartimento, che conteneva gli scenari di evento in grado di descrivere diversi livelli di danno che terremoti già verificatisi in passato avrebbero potuto causare nella città di L'Aquila. Gli scenari predisposti davano conto, attraverso una coppia di valori, corrispondente al minimo ed al massimo valore atteso, del numero di abitazioni crollate e inagibili, della superficie abitativa complessivamente danneggiata, del numero delle vittime, dei feriti e dei senzatetto. Il massimo storico per L'Aquila è rappresentato dal X-XI grado della scala Mercalli. Il Rapporto presentava gli scenari per il X, considerato evento gravissimo, per i più frequenti eventi di VIII, grave, e di VI, moderatamente grave. Prendendo a riferimento il numero massimo di vittime attese, per l'evento dell'VIII grado dal Rapporto del Servizio sismico nazionale, stabilito in 300, si conferma l'efficacia di uno strumento di "previsione d'impatto", quale è in definitiva un'analisi di scenario (le vittime in Abruzzo sono state infatti 309), del quale il Dipartimento della protezione civile si sarebbe dovuto servire per determinare l'esigenza di un concreto intervento precauzionale.
Di tale livello disponibile di conoscenza non si è tenuto conto quando si è trattato di affrontare la questione della interpretazione del fenomeno "sciame sismico" manifestatosi tra il dicembre 2008 e l'aprile 2009 e, soprattutto, non si è tenuto conto delle conseguenze che avrebbe potuto avere una sua evoluzione infausta (scossa distruttiva).
Alla luce di quanto espresso non può trovare giustificazione il fatto che nel pur lungo periodo in cui lo sciame sismico si è manifestato con un trend in aumento, e la straordinaria tensione che si andava conseguentemente accumulando nell'opinione pubblica, il Dipartimento della protezione civile non sia stato indotto ad un riesame, opportunamente affidato alla Commissione grandi rischi (tardivamente costituita ed esclusivamente concentrata sul tema della “previsione”), del significativo insieme di conoscenze, sul piano della pericolosità sismica dell'area e della vulnerabilità del contesto.
Si è rinunciato cioè a mettere in campo, a fronte di una situazione giudicabile in base alle conoscenze già largamente disponibili e valutabili oggettivamente allarmanti, efficaci iniziative precauzionali.
A questo proposito è importante ricordare il contributo offerto da Giuseppe Grandori (professore emerito al Politecnico di Milano, con larghissima esperienza nel campo dell'ingegneria sismica) ed Elisa Guagenti (professore ordinario del Politecnico di Milano), in un articolo nel quale si legge:
«Resta inspiegabile il fatto che la Commissione e i responsabili della Protezione civile, oltre a scegliere l'opzione allerta-no (scelta legittima pur se criticabile dal punto di vista metodologico), abbiano potuto assumersi la responsabilità di scoraggiare le iniziative di prevenzione che molti cittadini suggerivano o autonomamente assumevano" (G. Grandori, E. Guagenti "Prevedere i terremoti: la lezione dell'Abruzzo» (in Ingegneria sismica, Anno XXVI, luglio-settembre 2009).
Come è stato possibile che il Dipartimento della protezione civile e, al proprio interno, la Commissione grandi rischi, in ordine alle funzioni da essa svolte a supporto dei livelli decisionali spettanti al Capo del Dipartimento della protezione civile, abbia scientemente abdicato alle “attività di previsione e di prevenzione delle varie ipotesi di rischio” ad essa espressamente conferite, quali attività di protezione civile, dall'articolo 3 della legge 24 febbraio 1992, numero 225?
Gianni Lannes, l'Italia trema, Edizioni Mondo Nuovo, Pescara, 2023.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2022/11/terremoto-senza-fine.html#more
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=L%27Aquila
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=enmod
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2018/10/scie-belliche-laccordo-segreto-di-bush.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=berlusconi
https://www.penalecontemporaneo.it/upload/1358763839SENTENZA%20GRANDI%20RISCHI.pdf
https://emidius.mi.ingv.it/GNDT2/Att_scient/Prodotti_consegnati/Dolce_Zuccaro/Volume%202.pdf
http://zonesismiche.mi.ingv.it/documenti/concl1.pdf
https://www.camera.it/temiap/temi16/CRESME_rischiosismico.pdf
https://www.isprambiente.gov.it/files/cv-prof-de-bernardinis.pdf
https://www.isprambiente.gov.it/files/trasparenza/organizzazione/cda/CURRICULUM_DE_Bernardinis.pdf
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