13.3.17

GRANO NUCLEARE BREVETTATO IN ITALIA





di Gianni Lannes

Crimini sconosciuti contro l'umanità. Radiazioni atomiche per indurre una mutagenesi. Atomi  per la guerra al genere umano in nome del profitto economico. Insomma, i crimini dell'Onu sotto la copertura della FAO e dell'International Atomic Energy Agency, grazie al beneplacito dei governi italidioti, eterodiretti dall'estero. Correva l’anno 1974, quando alla Casaccia di Roma il  Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare brevettò il grano Creso. Un gruppo di ricercatori del CNEN indusse una mutazione genetica nel grano duro denominato “senatore Cappelli” esponendolo ai raggi Gamma di un isotopo radioattivo, il Cobalto 60 coltivando tale varietà all’interno di un cratere artificiale dove oltre ad avere seminato il frumento si era collocata una fonte radioattiva, ottenendo una mutazione genetica; incrociandolo in seguito con la varietà messicana Cymmit. Dopo la mutazione, la pianta di grano diventò “nana”.  Conseguenze sulla salute umana? Mai valutate preventivamente e neanche in seguito, fino ai giorni nostri. Non possiamo mangiare qualcosa se prima non sono stati effettuati decenni e decenni di prove. Dove lo mettiamo il tanto declamato "principio di precauzione"? Come facciamo ad essere sicuri che questi prodotti innaturali non facciano male alla salute?
 

 
CNEN, Casaccia, anno 1967



Nessun esperto istituzionale ha fatto ricerche per capire che altre proteine o sostanze dannose alla salute umana, il nuovo mutante era in grado di innescare, ma si è guardato solo al vantaggio di avere una razza nana e meno allettabile, quindi più produttiva  da cui poi con successivi incroci si sono originate in tutto il mondo, gran parte delle  varietà di frumenti duri moderni. Oggi, infatti, si annoverano più di 25 mila varietà di grano ibridati che non esistevano mezzo secolo fa. L’archivio dell’IAEA a Vienna è una miniera esplosiva di informazioni poco note, se non fra gli addetti ai lavori. Per esempio nel 1986, dopo un bombardamento radioattivo fu brevettato un fratello del Creso, ovvero lo Zeveryana e poi l’Ulisse nel 1988. La stragrande maggioranza dei grani che si coltivano oggi non esistevano nell’antichità, come non esisteva l’intolleranza o la sensibilità al glutine, esplosa in Italia a partire dal 1979 (come attestano i dati ufficiali dell'Istituto Superiore di Sanità). Che fare? Puntare sulla qualità e non sulle rese industriali. Tornare a coltivare in Italia i grani antichi. Meditate gente sulla base del ragionevole dubbio scientifico, il pilastro di ogni civiltà. Irradiate pure qualcosa muterà in peggio.





















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