di Gianni Lannes
A tutt’oggi, in palese violazione delle normative
in vigore, le significative carte Moro, sono ancora coperte dal sigillo dello Stato
tricolore, mentre la presidente della Camera, tal Boldrini, si perde dietro alle bufale del web, invece di portare alla luce i segreti istituzionali. Comunque, c’è uno spiraglio. Il Reparto Investivo Scientifico dei
Carabinieri in una perizia per la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio
dello statista Aldo Moro, ha accertato che le modalità e la dinamica dell’uccisione
sono ben diverse dal resoconto Br. Secondo la versione di comodo dei
brigatisti, ergastolani poi beneficiati e liberati dai governi italidioti con inauditi
sconti di pena, il prigioniero, appunto, sarebbe stato tenuto costantemente prigioniero
per 55 giorni proprio in via Montalcini e poi freddato con arma da fuoco nel
portabagagli della Renault 4, parcheggiata all’interno del garage la mattina
del 9 maggio 1978. Invece, era chiaro da subito, che Moro era stato trasferito in una
località marina poco distante dalla capitale, ed ammazzato all'interno dell'auto, ma all'interno dell'abitacolo, sul sedile posteriore lato guida. Peraltro, l'accordo era quello di liberare l'ostaggio, ma qualcuno decise diversamente.
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