di Gianni Lannes
Il Mediterraneo ha sempre unito i popoli e mescolato gli umani. Loro passavano sulla terra leggeri, quando non era in atto come in epoca moderna, il sacco delle coste. E' un unicum che non ha eguali nella statuaria siriana e neo-ittita, greca ed egea. Nella penisola italica vengono in mente i contesti funerari etruschi, piceni e dauni (Vetulonia, Capestrano, Siponto).
Quasi 3000 anni fa, venne scelto nel Sinis un luogo per ospitare il racconto di una trentina di statue eroiche colossali, i zigantes (i giganti) che esprimevano presso la città fenicia di Tharros un tributo agli antenati. Assieme al ricordo degli eroi, quello dei nuraghi, resi in piccoli modelli di pietra.
Fu nel centro dell’occidente sardo, fra stagni pescosissimi e mari attraversati da navi di ogni provenienza, che il mondo dei nuraghi creò nella località oggi nota come Monti Prama (o Mont’ e Prama: monte della palma) un eccezionale patrimonio archeologico.
Le statue di Monti Prama sono uno degli episodi più significativi della storia dell’arte antica a livello mondiale. Il ritrovamento avvenne casualmente nel 1974, a seguito di lavori agricoli fra lo stagno di Cabras e il mare di Putzu Idu e Is Aruttas, in un’area costellata di nuraghi, ad un soffio dalla città fenicia di Tharros. Una trentina le statue, e circa cinquemila i pezzi rinvenuti all’interno di una discarica antica che ricopriva una necropoli di trenta tombe a pozzetto strettamente affiancate: sepolture singole di donne, uomini e bambini costituenti un’antica gens. Le sculture erano forse esposte all’interno di un edificio colonnato, un grandioso heroon (luogo funebre dedicato ad eroi).
A Monti Prama l’elaborazione artistica veste guerrieri e
atleti nella fusione ideologica tipica delle aristocrazie militari arcaiche. Le
statue, di eccezionale magnetismo, si datano fra la metà dell’ottavo e i primi
decenni del settimo secolo a. C. Le superfici lisce di arenaria, modellate
secondo la tradizione geometrica sono trattate con raffinate sottolineature
decorative ed elementi stilistici particolarmente riscontrabili nel cosiddetto
"orientalizzante": coppie di trecce che scendono sul petto, tagli
angolari dei visi, nozioni calligrafiche nel vestiario. Vi è anche una
datazione alta (XI-X secolo a.C.) che avvicina le statue ai mitici Shardana,
uno dei popoli del mare noti dalle fonti egiziane e ittite fra il XV ed il XIII
a.C.
I kolossoi
(guerrieri, arcieri, pugilatori) sono un episodio chiave nella storia dell’arte
antica mondiale. La civiltà dei nuraghi si distese per quasi mille anni, con un
tragitto che vide nascere e morire, talora accompagnandosi ad esse, civiltà
come quella minoica, quella micenea, quella dei ritorni. Ichnoussa vide le
prime navigazioni precoloniali di orientali ed egei, in particolare siriani,
aramei, filistei e greci di Rodi ed Eubea, sino ad incontrarsi con fenici ed
etruschi, per chiudere definitivamente la vicenda nuragica con la conquista
cartaginese protocollata nel Primo Trattato fra Cartagine e Roma del 509 a.C. Da
Oriente a Occidente non è luogo antico con una tale concentrazione di statue
colossali. Il perché è tutto da indagare.
Nel 2014 è venuta alla luce la
statua di un gigante raffigurante un pugilatore: è il risultato di una campagna
di scavi realizzata ai piedi del monte e condotta da Alessandro Usai e Paolo
Bernardini, un ritrovamento che fa seguito a quello avvenuto recentemente di
un’altra statua di gigante. La scultura nuragica recentemente rinvenuta
raffigura un pugilatore ed è quasi intatta, mancante al momento solo di piedi e
testa che secondo gli archeologi si troverebbero sepolti poco distante o essere
stati addirittura già scoperti. Anche questa scultura è in arenaria come quelle
trovate nel corso degli ultimi 40 anni. Il pugilatore presenta rispetto alle
altre statue ritrovate nel sito di Monte Prama alcune caratteristiche come le
fattezze del volto, simili a quelle di un bronzetto nuragico ritrovato a Vulci,
nella necropoli di Cavalupo. Lo scudo del pugilatore ha una forgia diversa da
quella degli scudi delle altre statue e il pugno è in una differente
posizione.
Le statue, ricomposte e in teoria continua, ravvivano un’emozione straordinaria nel museo civico di Cabras. Da Oriente a Occidente non c'è luogo antico con una tale concentrazione di statue colossali. Il perché, è ancora tutto da indagare.
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