30.7.15

IL PRIMO HOMO ERECTUS NELL'ITALIA DEL SUD

Apricena: il biglietto da visita - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)




di Gianni Lannes

 Apricena: cave dismesse e colline di inerti - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

C’era una volta l’uomo più antico del Mediterraneo, che viveva 1 milione e 700 mila anni fa nel nord della Puglia. Ad apricena nel 2006 sono stati ritrovati  - nella cava di Pirro nord - gli utensili in selce lavorata dell’homo erectus, nonché fossili di 50 specie animali diverse, tra cui tigri, babbuini, istrici giganti, ghepardi, mammut e cavalli. L’area, però invece di essere salvaguardata dalle istituzioni - governo italiano, regione e comune - è preda delle ecomafie, che in loco hanno occultato scorie radioattive e rifiuti pericolosi. Oggi, a conti fatti, i nostri antenati sono stati seppelliti dai rifiuti industriali della modernità.

 
Fino a questa eccezionale scoperta i ritrovamenti più antichi d’Europa erano quelli andalusi e caucasici., risalenti ad un milione e trecentomila anni fa. Non si è trattato di un ritrovamento casuale, bensì di un lavoro di scavi iniziato nel 2004. Il gruppo di ricerca che ha portato alla luce le schegge di utensili risalenti al Pleistocene Inferiore è composto da Giulio e Marco Pavia dell’università di Torino, nonché Marta Arzarello dell’università di Ferrara. Gli scavi sono il frutto della collaborazione fra diversi atenei italiani: Università degli Studi di Torino, La Sapienza, Roma Tre, Università di Ferrara e quella di Firenze; ovviamente l'università di Foggia non ha partecipato. I primi a scavare in loco sono stati i paleontologi olandesi negli anni ’70.

Armi ed utensili in selce testimoniano inequivocabilmente la presenza dell’uomo e del suo habitat. Gli arenesi ben lavorati, scheggiati con tecnica particolare per produrre strumenti di caccia e difesa rappresentano di fatto le prime lavorazioni di una tradizione basata sulla pietra.

Nelle fessure carsiche del territorio dove si sono incastonati fossili di animali del Pleistocene Inferiore, l’uomo ipertecnologico oggi, grazie alla tacita connivenza istituzionale, occulta i suoi scarti pericolosi nell’indifferenza generale. In tal modo le pagine di questo tesoro primordiale dell’umanità, invece di essere valorizzate e portate a conoscenza della collettività, rischiano di essere occultate per sempre (come le trentamila orme di dinosauri scoperte ad Altamura: attualmente il sito protetto sulla carta, versa in stato di abbandono e degrado), anche a causa dello sfruttamento marmifero indiscriminato.

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