21.7.15

ITALIA: MARI RADIOATTIVI



di Gianni Lannes

 
Mare Nostrum? Assolutamente no, piuttosto: mare monstrum. Non è una battuta, ma si può fare sempre finta di niente come le autorità statali ed europee. In gran parte dell'Adriatico, dello Jonio e del Tirreno l'inquinamento radioattivo è presente da anni, come ben sanno le autorità locali, nazionali e internazionali. Di recente, addirittura, è stato autorizzato in Toscana, lo scarico a mare (nel santuario dei cetacei) della centrale nucleare militare (ex Camen, poi Cresam, infine Cisam) di San Piero a Grado. 

 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)
 
Non solo a ridosso della Calabria e della Sicilia. Quanti sanno che a largo di Rimini giace una nave imbottita di scorie nucleari, ben nota da decenni ai governi tricolore?








Le bandiere blu? Una truffa comunitaria sponsorizzata anche da Legambiente. Non ci credete? Allora, date un'occhiata agli studi scientifici a partire dagli anni '60 ai giorni nostri. Quanta cinica ipocrisia che induce nelle masse l'assuefazione al peggio, e ci sono pure apparati europei, statali e regionali nonché privati che speculano sulla salute umana.




Non è tutto. I mari dell'ex belpaese - con il beneplacito dei governanti italidioti - sono stati trasformati in discariche industriali e belliche al servizio di nazioni "alleate" (per modo di dire). 
L'Italia che ha abolito le centrali nucleari con due referendum popolari (1987, 2011), corre ancora il rischio - nelle aree marine di transito e a ridosso delle aree portuali delle città dove sostano unità nucleari - che si verifichi un incidente ai reattori atomici di bordo. Esiste inoltre il problema del transito di scorie radioattive francesi (plutonio) nel Mediterraneo. Il plutonio è un elemento radioattivo presente in vari reattori nucleari. Una dispersione di plutonio contaminerebbe il mare per oltre 24 mila anni (durata del dimezzamento radioattivo del plutonio). Lo scienziato Enzo Tiezzi ha argomentato: «Un chilo di plutonio disperso nell’ambiente rappresenta il potenziale per 18 miliardi di cancro al polmone. Un milionesimo di grammo costituisce una dose letale». Anche il cesio 137 non scherza: è un prodotto di fissione dell'uranio e ha un'emivita di 30 anni. E così altri radioisotopi che hanno contaminato il Mediterraneo e le acque costiere italiane, come hanno certificato le analisi del Criirad di Parigi e dell'Università della Tuscia nell'arcipelago della Maddalena.

Inoltre, l'Italia non ha un piano di sicurezza nucleare (pure obbligatorio) a protezione della popolazione. Il nodo cruciale è unicamente il livello di inquinamento letale per la vita presente e futura.




riferimenti:





http://www.academia.edu/5962721 /RADIOACfIVE_CONTAMINATION_OF_THE_ADRIATIC_SEA_BY_9OSr_AND_137CS

http://www-pub.iaea.org/MTCD/publications/PDF/te_1105_prn.pdf 




















 

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