Pesaro - foto Gilan |
di Gianni Lannes
“Abbiamo pescato in un mare di bombe e ci sono stati tanti incidenti”: la lucida testimonianza di Silvio Pensi, pescatore di Fano con memoria prodigiosa che ha superato da tre mesi il secolo di vita, ha un valore incommensurabile per far emergere la verità, al pari delle parole di altri lavoratori del mare intervistati a Pesaro, Gabicce e Cattolica.
Porto di Fano: il giovane pescatore Silvio Pensi - riproduzione Gilan |
Fano: Silvio Pensi (100 anni e tre mesi) - foto Gilan |
Il tratto di mare litorale a confine tra Marche e Romagna è stato trasformato in una discarica bellica, non solo dagli Alleati, ma soprattutto dalle truppe germaniche. In loco nell'estate del 1944, il Sonderkommando sotto la guida del maggiore Meyer ha affondato migliaia di ordigni chimici imbottiti di iprite e arsenico, proibiti dalla Convenzione di Ginevra del 1925, poi banditi nel 1993 dal Trattato di Parigi (ratificato anche dall'Italia). Nel 1944 in Valmarecchia era operativo un reparto militare del Terzo Reich specializzato nella guerra chimica e batteriologica in possesso del micidiale Sarin (occultato in loco: secondo informazioni top secret di Londra). A tutt'oggi, le autorità governative italiane non hanno ancora avviato una bonifica dei fondali nell'Adriatico centrale.
Tant'è che dal 25 ottobre 2010 l'interrogazione parlamentare numero 4/09713 attende una risposta da Palazzo Chigi. Oggi risulta infatti “iter in corso”. Il pericolo è evidente ma si fa finta di niente. Il 5 novembre 2024, poiché Biancani era indisponibile all'ascolto diretto (a differenza del sindaco di Urbino con cui ho dialogato almeno al telefono), ne ho parlato a Giorgia, la giovane addetta stampa del sindaco di Pesaro. Andrea Biancani come primo cittadino e anche in qualità di vice presidente del Consiglio regionale non si è ancora fatto vivo o interessato alla gravissima situazione. Forse perché il 28 marzo 2017 (seduta numero 60) proprio Biancani ha votato contro la mozione 175 che chiedeva un intervento di bonifica marina e così la predetta mozione non è stata approvata.
Consiglio regionale Marche: seduta numero 60 del 28 marzo 2017: mozione 175 non approvata! |
Nella seduta della Camera dei deputati del 20 novembre 1951, in risposta a una interrogazione dell’onorevole Enzo Capalozza, il Sottosegretario alla Marina mercantile, Onorevole Tambroni, confermava la presenza di tale arsenale nei fondali e individuava anche le coordinate dei siti ove si sarebbero trovate almeno una parte delle bombe, ma da allora nulla si è fatto per la bonifica dell’area, né tantomeno è stato oggetto di discussione in ambito parlamentare.
Più di mezzo secolo più tardi il sindaco di Pesaro, Luca Ceriscioli, il 10 marzo e 30 aprile 2010 ha inviato al ministro della Difesa due lettere per sollecitare spiegazioni e provvedimenti risolutivi. La risposta è Una gigantesca menzogna di Stato. In data 21 giugno 2010 l’allora sottosegretario alla difesa, Onorevole, Giuseppe Cossiga, rispose al sindaco sostenendo che il dicastero aveva « promosso i pertinenti approfondimenti » e che le ricerche e le bonifiche dell’area sono state portate a termine tra il 1945 e il 1950.
Il 12 aprile 2011 un deputato della XVI legislatura, l’onorevole Oriano Giovannelli, depositava interrogazione a risposta scritta (4-11571) per chiedere se i Ministri della difesa e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare non ritenessero di dover monitorare con urgenza la situazione descritta. Esattamente il 7 agosto 2012 nella sua risposta (allegato B della seduta 678) il Ministro della difesa pro tempore, l'ammiraglio Di Paola, dichiarava la competenza del suo Dicastero sono in via concorsuale rispetto al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, rinnovando la disponibilità della difesa a valutare le eventuali richieste di concorsi che perverranno dalle autorità competenti; nella risposta all’interrogazione citata, lo stesso Ministro della difesa, da conto di una nota dell’Istituto superiore per la prevenzione e la ricerca ambientale (ISPRA) – trasmessa dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare – nella quale si dava evidenza di ome la bonifica delle aree di affondamento sia una ipotesi di difficile attuazione, sia dal punto di vista tecnico che economico. Nella stessa nota l’ISPRA avrebbe preso in considerazione la costituzione di un gruppo di esperti ad hoc con il compito di stabilire priorità e modalità di intervento (prospezione, indagini ambientali e bonifica necessarie) per affrontare la problematica. Quel gruppo di esperti è stato mai costituito? Non si sa. E sono mai state individuate priorità e modalità di intervento? A tutt'oggi non risulta. In ogni caso quando avranno inizio le effettive e reali attività di bonifica? In Italia vale il principio giuridico internazionale “chi inquina paga”? Sarà chiamato in causa il governo tedesco?
In sostanza, alla sollecitazione del sindaco di Pesaro, Luca Ceriscioli, risalente al 10 marzo ed al 30 aprile 2010, il Ministero della Difesa interessato – con propria nota n. 2010/2/28833/6-4-2 del 21 giugno 2010 – ha risposto sostenendo che « non risultano in epoca recente testimonianze di ordigni bellici con caricamento all’iprite nelle acque antistanti il litorale marchigiano ». Come invece risulta oggi dalla ricerca documentale condotta nel National Archives di Londra e direttamente in mare, tali ordigni effettivamente sono presenti e, alla luce delle nuove informazioni, le coordinate delle bombe chimiche depositate nel mare Adriatico risulterebbero essere le seguenti: “43,59’,05’’ N, 12,45’ E e 43, 59’, 25« N, 12, 50’ E (all’altezza della costa tra Misano e Cattolica); 43, 55’, 00’’ N, 13, 00’ E e 43, 53’, 30” N, 13, 00’ E (tra i tratti di costa compresi tra Pesaro e Fano).
“Dopo le risposte del ministero siamo
tranquilli, quando un’amministrazione pubblica si assume la
responsabilità, bisogna fidarsi”: parola di Luca Ceriscioli nel
2012. L’Amministrazione si è mossa per creare una commissione
permanente, in collaborazione con Arpam e Università di Urbino, per
misurare i livelli di arsenico nei tratti ‘contaminati’. Il
sindaco di Pesaro, dopo altre richieste di chiarimento, nel 2011 ha
ricevuto l’ultima risposta. “Ci hanno specificato che –
racconta Ceriscioli – visto che dalle documentazioni risulta che è
il fondale è stato bonificato, qualunque altra operazione deve
essere a carico di altri soggetti economicamente parlando”. Allora
l’amministrazione di Pesaro ha istituito una commissione permanente
costituita dall’Arpam (Agenzia Regionale protezione ambiente
Marche) e l’Università di Urbino per monitorare due volte l’anno
i tratti di costa segnalati come ‘discariche’ di ordigni chimici
da Ferdinando Tambroni nel 1951 “così se si verificano anomalie
dei livelli di arsenico abbiamo ulteriori elementi per chiedere al
Ministero di rivedere le proprie posizioni” conclude Ceriscioli.
Durante l’estate 2011 sono stati svolti, su richiesta del sindaco
di Pesaro e del Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche,
rilevamenti sui livelli di arsenico nei sei punti indicati nel 1951.
I livelli risultano nella norma, come le analisi su microrganismi.
Inoltre è stato prelevato un campione di sedimento di foraminiferi
bentonici per vedere se ci sono malformazioni dovuti alla tossicità
da iprite: anche qui esito negativo. “In acqua e nei sedimenti non
è stato trovato nulla – spiega Claudio Pizzagalli, direttore
dell’Arpam di Pesaro – però rimane sempre quel dubbio se le
coordinate sono esatte”. Pizzagalli elenca tre fasi di azione,
d’accordo con l’amministrazione comunale: “L’individuazione
della localizzazione esatta attraverso geo radar in possesso dalla
Marina Militare, fare un monitoraggio mirato, vedere in che stato
sono le bombe che oltre al sedimento sabbioso c’è anche il fango,
potrebbero essere anche a otto metri di profondità – continua
Pizzagalli – una volta visto lo stato delle bombe si può
intervenire o con la rimozione o con la bonifica”. Insomma, tutto a posto? A ben vedere l'Arpam ha monitorato un'area marina dove non sono presenti gli ordigni speciali.
Il 17 ottobre 2014 il “Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche” presentò un esposto presso La Procura della Repubblica di Pesaro, nel quale, oltre a ripercorrere l’intera vicenda, si affermava: “Si dice che nell’ambiente portuale di Pesaro alcuni pescatori, che non conosciamo personalmente, raccontino di “pescare” con una certa frequenza ordigni bellici, alcuni dei quali potrebbero essere caricati ad iprite, che poi ributtano in mare per paura di vedersi sequestrare la barca e il pescato oltre al rischio dell’interdizione della pesca nelle zone inquinate dalle bombe chimiche”. Relativamente all’ubicazione veniva puntualizzato che : “la zona sarebbe a 45° gradi uscendo dal porto a 3 miglia (punto principale) fino a 3 miglia mezzo ci sono quasi esclusivamente bombe all’iprite e in gran quantità - sembra che alcuni sostengano di averne prese (“incocciate”) anche 2 a pescata - con lo strascico si trovano facilmente - molto più difficile è tirarle su per il peso e per l’effetto “ventosa” che fa lo sprofondamento nella sabbia/fango - si presentano come bidoni molto molto grandi - nonostante siano di un metallo di grande spessore nel tempo si sono corrose per questo si vede all’interno e quando riesci a tirarne su una fuoriesce un materiale altamente puzzolente, bianco e di consistenza del sapone sciolto - è impossibile cercarle con immersioni perché il fondale (12 metri di profondità) è completamente ricoperto di “muco” (poltiglia gelatinosa in sospensione) che non permette nessuna visibilità”.
In loco l'Autorità Giudiziaria non ha dato corso concreto all’esposto ricevuto, ovvero non ha svolto indagini. A proposito di rischi per la salute umana e dell'ambiente. L’iprite è un composto chimico vescicante molto tossico, che causa, in funzione della concentrazione alla quale si viene in contatto, lesioni fisiche anche mortali, e risulta inoltre pericoloso per l’ambiente e l’intero ecosistema marino. L’arsenico è un elemento chimico dalla tossicità acuta, dannoso per l’organismo e che può avere effetti letali, risulta altresì pericoloso per l’ambiente e nel caso specifico, si potrebbero trovare livelli elevati di arsenico in pesci, crostacei e frutti di mare, poiché assorbono l’arsenico dall’acqua in cui vivono, risultando pericolosi per la vita di chi li mangia.
La presenza di ordigni inabissati può costituire un pericolo per l’incolumità dei pescatori che operano nella zona, dei bagnanti frequentanti le coste soprattutto nei periodi estivi, e costituisce altresì un elevato rischio di inquinamento per le acque marine e di degrado per l’ecosistema acquatico. Occorrono azioni risolutive, non chiacchiere morte.
Riferimenti:
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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23380450/
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Gianni Lannes, Italia USA e getta, Arianna editrice, Bologna, 2014.
Gianni Lannes, Bombe a...mare, Nexus edizioni, Battaglia Terme, 2018.
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https://shop.nexusedizioni.it/products/bombe-a-mare
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https://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/armi-chimiche-fondali-fe8b57f0
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https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/10/pesaro-da-capitale-della-cultura.html
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http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/11/arsenico-e-iprite-veleni-in-adriatico.html
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http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/11/armi-chimiche-nel-mare-di-pesaro.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/10/capitale-italiana-della-cultura-o-dei.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/11/le-bombe-segrete-di-mussolini.html
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https://documenti.camera.it/leg17/resoconti/assemblea/html/sed0113/leg.17.sed0113.allegato_b.pdfhttps://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?term=arsenic+in+adriatic+sea
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