9.1.25

IL GOVERNO MELONI AFFOSSA L'ITALIA PER FAVORIRE ELON MUSK?

Andrea Stroppa (d), Giorgia Meloni (c) e Elon Musk (s) in una foto presa dal profilo X di Stroppa


di Gianni Lannes

Il Governo italiano targato Giorgia Meloni favorisce la privatizzazione di importanti patrimoni a controllo pubblico, consente cessioni di importanti reti infrastrutturali del Paese a investitori esteri, come nel caso della rete delle telecomunicazioni, e affida il completamento di una parte importante del PNRR relativa alla banda larga a "Starlink" (con risvolti per la sicurezza nazionale ed europea), assiste inerte all'acquisizione di importanti e storiche imprese del Paese, ha abbandonato al proprio destino la più grande fabbrica siderurgica europea e il settore tessile e da ultimo affossa il settore dell'automotive con la drastica riduzione del fondo relativo e l'abbandono degli incentivi all'acquisto di veicoli. Ecco i fallimentari risultati: l'Italia è in palese declino, anzi in agonia economica.

Infatti, recenti rilevazioni statistiche dei principali istituti economici internazionali prefigurano un forte rallentamento in atto dell'economia italiana. L'OCSE ha previsto una crescita del PIL italiano dello 0,5 per cento nel 2024 (rispetto all'1 per cento previsto dal Governo), dello 0,9 per cento nel 2025 e dell'1,2 nel 2026, ad un livello costantemente inferiore alla media europea e lontana dalle performance di Francia e Spagna. Il rallentamento dell'economia italiana, e in particolare del settore manifatturiero, è certificato anche da recenti pubblicazioni dell'ISTAT. Nella nota relativa ai conti economici trimestrali, l'Istituto ha riferito che, in base ai dati provvisori, nel terzo trimestre 2024, il livello del PIL in valori concatenati con anno di riferimento 2020, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è rimasto stazionario rispetto ai tre mesi precedenti e l'attività economica ha registrato un rallentamento rispetto alla prima metà dell'anno, segnando un risultato peggiore rispetto ai principali partner europei e alla media dell'area euro (0,4 per cento in più).

Sempre secondo l'ISTAT, a settembre 2024, l'indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,4 per cento rispetto ad agosto, segnando il 20° calo consecutivo e portandosi ai livelli di luglio 2020, in piena pandemia. Su base annua, precisa che il calo registrato si attesta al 4 per cento a causa soprattutto del tracollo di specifici settori quali quello della fabbricazione di mezzi di trasporto (15,4 per cento in meno), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (10,7 per cento in meno) e della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (8,1 per cento in meno). Più precisamente, nei primi 9 mesi del 2024, la produzione nel settore automotive identificata dal codice ATECO 29, compresi la componentistica e i motori, ha registrato un calo del 19,4 per cento rispetto agli stessi mesi del 2023, e, in termini tendenziali, a settembre si è attestata a 32,4 per cento in meno, di cui 42,7 per cento in meno per gli autoveicoli. La produzione dei settori riconducibili alla moda ha subito una forte flessione registrando il calo del 15,1 per cento per le pelli (dopo il calo del 9,9 per cento del 2023), del 9,5 per cento per l'abbigliamento e del 5,9 per cento per il tessile.

In relazione alla produzione industriale per settore di attività economica, l'ISTAT riporta che, nel periodo gennaio-settembre 2024 in relazione a gennaio-settembre 2023, le più marcate diminuzioni hanno riguardato l'attività estrattiva (3,7 per cento in meno), l'attività manifatturiera (3,4 per cento in meno) rispetto alla quale assumono particolare rilievo le variazioni relative alle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori che registrano il 10,8 per cento in meno, la fabbricazione di mezzi di trasporto con un 9,2 per cento in meno, la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchine e impianti) con 3,7 per cento in meno, la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, di misurazione con un 2,5 per cento in meno. per una variazione percentuale totale della produzione industriale che è attestata a 3,4 per cento in meno.

Nel rapporto pubblicato il 29 novembre 2024, l'ISTAT ha riportato che, nel terzo trimestre 2024, in termini congiunturali, il fatturato dell'industria, al netto dei fattori stagionali, ha registrato un calo sia in valore (1,3 per cento in meno) sia in volume (1,8) e, nello stesso arco temporale, il fatturato dei servizi ha segnato una diminuzione in valore (0,3 per cento in meno) e in volume (0,9). L'indice in valore, al netto dei fattori stagionali, si attesta sul livello più basso da gennaio 2022, mentre per i volumi si colloca sul livello minimo da febbraio 2021. Su base tendenziale, il fatturato dell'industria, corretto per gli effetti di calendario, ha registrato una flessione sia in valore (5,7 per cento in meno) sia in volume (4,7) che è sintesi di diminuzioni del 6,8 per cento sul mercato interno (6,2 per cento in meno in volume) e del 3,6 per cento su quello estero (1,7 per cento in meno in volume). Tra gli indici che hanno registrato un calo più marcato emergono quello per l'energia (22,5 per cento in meno) e per i beni strumentali (9,7 per cento in meno). In relazione al fatturato dell'industria estrattiva e manifatturiera e dei servizi, le variazioni tra settembre 2024 e settembre 2023 restituiscono, rispetto alle attività manifatturiere, una diminuzione del 5,8 per cento, rispetto al commercio all'ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli una diminuzione di 3 punti e rispetto alle attività immobiliari una variazione in valore del 6,5 per cento. Anche i valori in termini di fatturato hanno registrato notevoli diminuzioni a partire dalle attività manifatturiere che hanno registrato una riduzione del 4,7 per cento con alcune voci in particolare come il commercio all'ingrosso che ha segnato il 2,2 per cento in meno in volume e le attività immobiliari con un calo del 5,7 per cento.

Il rallentamento dell'economia italiana è certificato anche da altri importanti dati. Nei primi 9 mesi del 2024 sono state autorizzate oltre 350 milioni di ore di ammortizzatori sociali con una crescita del 23,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023. La fetta più grossa di questi strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori, per sospensioni o riduzioni dell'attività, è rappresentata dalla cassa integrazione ordinaria che ha registrato la salita delle ore autorizzate, su base annua, del 30 per cento. I comparti più interessati sono quello relativo a pelli, cuoio e calzature, nel quale le ore autorizzate sono cresciute su base annua del 139,4 per cento, l'abbigliamento (124,7 per cento), il tessile (74,6), la meccanica (48,3 per cento).

Ad aggravare ulteriormente il quadro si aggiungono anche i dati relativi all'indice del clima di fiducia pubblicati sempre dall'ISTAT il 28 novembre, che riportano di un calo da parte delle imprese per il terzo mese consecutivo e che si assesta su un livello minimo da aprile 2021 a causa del peggioramento nel comparto dei servizi di mercato e in quello delle costruzioni. L'indicatore di fiducia dei consumatori e l'indicatore composito del clima di fiducia delle imprese sono stimati in diminuzione (da 97,4 a 96,6 e da 93,4 a 93,1 rispettivamente) e tra i consumatori, viene anche riportato un peggioramento soprattutto delle opinioni sulla situazione economica generale e su quella futura dal momento che il clima economico cala da 99,7 a 97,8 e quello futuro si riduce da 95,0 a 93,8. Cresce invece per i consumatori la componente relativa all'opportunità attuale di risparmio che segna un 144,5 in più, in ragione anche della scelta di ricostruire i risparmi erosi dall'inflazione ma con conseguenze che si determinano in aspettative di acquisto di beni durevoli in forte calo (71 in meno). Con riferimento alle imprese, ISTAT riporta come l'indice di fiducia sia diminuito nelle costruzioni (da 103,9 a 101,5) e nei servizi di mercato (l'indice passa da 95,2 a 93,7) e, relativamente al comparto dei servizi, emerge un diffuso peggioramento di tutte le componenti.

I settori maggiormente in crisi sono quelli trainanti del Paese quali l'automotive e il tessile a cui cominciano ad associarsi anche preoccupanti andamenti critici nel settore dell'edilizia. La politica industriale è un argomento assente nel dibattito quotidiano e parlamentare e nelle principali iniziative del Governo, a partire dai contenuti del disegno di legge di bilancio per il 2025. L'eterodiretto esecutivo tricolore prende ordini direttamente da Musk o daTrump? Alla luce dei fatti l'Italia è priva di indipendenza e sovranità?

Riferimenti:

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=musk 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=meloni

 


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