7.5.19

PROSSIMA ESTINZIONE GLOBALE


 Gilan

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di Gianni Lannes

Il problema siamo noi: il senso di umanità, ma non solo, è in via di estinzione; la nostra impronta annienta la vita su Gaia. «Il pianeta è a rischio» rileva il “Rapporto globale sulla biodiversità e i servizi ecosistemici” presentato qualche giorno fa a Parigi dall’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Service. Il 40 per cento di tutte le specie anfibie rischiano di sparire per sempre, e circa 500 mila specie terrestri (il 9 per cento del totale) presentano «habitat insufficienti per una sopravvivenza di lungo periodo».

Secondo l’Ipbes un milione tra piante e animali potrebbero estinguersi nei prossimi anni, mentre il tasso di estinzioni sta accelerando, infatti è centinaia di volte superiore a quello medio registrato negli ultimi 10 milioni di anni. I dati degli scienziati che hanno elaborato il rapporto individuano proprio nell’uomo la causa principale di questa fine accelerata. 

«Il 75% della superficie terrestre, e il 66% degli ecosistemi marini, sono “severamente alterati” dalle azioni dell’uomo».

Robert Watson il coordinatore dell’Ipbes non ha dubbi: «Stiamo erodendo le basi su cui poggiano la nostra economia, la nostra scurezza alimentare, la salute e la qualità della vita in tutto il mondo».

Ecco altri numeri significativi: «l’85% delle superfici umide sono andate perse tra il 1970 e il 2000, e ad oggi il tasso di riduzione è triplo rispetto a quello della deforestazione; un terzo delle specie di pesci sono sfruttate a un livello insostenibile: la foresta vergine (senza pressione antropica) si è ridotta dle 7% tra il 200 e il 2013; i conflitti per il controllo delle risorse fossili, riserve d’acqua, cibo o terra sono ben 2.500: fino al 2050 sono in progetto almeno 25 milioni di chilometri di nuove strade asfaltate che spezzano l’habitat animale.

«Dobbiamo vivere sulla terra diversamente» commenta Audrey Azoulay, direttore generale dell’Unesco: «Le generazioni presenti hanno il dovere di lasciare in eredità a quelle future un Pianeta non danneggiato in modo irreversibile».

La degradazione dei suoli, la perdita di biodiversità e il mutamento climatico indotto dall’uomo a mano armata rappresentano l’impatto sempre più pericoloso per la vita. Il passaggio cruciale è dal paradigma economico a quello etico, o sarà la fine del mondo.


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