2.5.19

QUANDO L’AMERICA RESPINSE I MIGRANTI ITALIANI


 
Sacco e Vanzetti


di Gianni Lannes

Nel belpaese chi non serba nell'album di famiglia un migrante? Si fa in fretta a dimenticare, ma la storia si ripete ciclicamente, spesso in peggio come nel caso nostrano. Gli italiani hanno dimenticato le proprie valigie di cartone del passato. All’essere umano è lasciata comunque la facoltà di scrivere un finale diverso. E da questa capacità dipende il futuro dell’umanità.

Nel 1894 sortì dal nulla una lega anti-stranieri, vale a dire un’associazione delinquenziale per la restrizione della migrazione. È quella che nel 1894 venne fondata negli Stati Uniti d’America (patria dell'eugenetica prontamente esportata nella Germania di Hitler), dopo il genocidio degli americani autoctoni (“indiani”), da un gruppo di docenti universitari di scienze sociali, preoccupati del flusso migratorio. A coagulare tale accozzaglia di “intellettuali” razzisti, la ferma convinzione che l’ascesa e il declino di una civiltà fossero determinati dal principio della razza e pertanto quest’ultima andasse il più possibile preservata dalle contaminazioni. A suscitare preoccupazioni per il rischio incombente di questo potenziale declino era la presenza di neri, ebrei e italiani, tra cui anche il padre (mai più rientrato in Italia) della mia nonna paterna (Rosa Continenza in Lannes), nativa di San Paolo Civitate nell’antica Daunia. 
 
Ad accoglierli c’era allora Ellis Island, un lurido attracco dove tutti i passeggeri delle navi provenienti dall’Europa avevano l’obbligo di sbarcare per sottoporsi ad un’invadente serie di controlli. 

Qui, ammassati peggio del bestiame in lunghe file e costretti a subire attese estenuanti, affamati, venivano sottoposti a minuziose “visite mediche”: quanti risultassero al di sotto di un determinato stato di salute venivano rispediti sulle navi, alle quali era imposto l’obbligo di attendere e reimbarcarli per ricondurli in Europa.

Medesima sorte toccava a quanti non avessero i documenti in regola o fossero considerati soggetti potenzialmente pericolosi.

Gli italiani erano fra i più discriminati: per tutti valga l’omicidio deliberato dalle autorità statunitensi di Nicola Sacco (originario di Torremaggiore) e Bartolomeo Vanzetti. E a rendere più odiosa la situazione c’era anche la convinzione, ben radicata nella classe dominante dei wasp (white anglo saxon protestant) che gli italiani del Sud, per il colorito olivastro della loro carnagione, non si potessero considerare del tutto bianchi e che di conseguenza non dovessero vedersi riconoscere gli stessi diritti nella scala sociale.

Riferimenti:

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=sacco 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=razzismo 

http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2019/02/i-migranti-siamo-noi.html