9.5.19

MORO: OMICIDIO IMPUNITO ANGLOAMERICANO!




di Gianni Lannes

Impossibile dimenticare la cruenta eliminazione di uno statista di caratura mondiale, un italiano che voleva dare all'Italia indipendenza, sovranità ed un ruolo internazionale. Il 9 maggio dell’anno 1978, a Roma, andava in onda una giornata grigia e ventosa. L’asfalto era ancora bagnato per la pioggia caduta il giorno prima. Alle 12,30 di quell’indimenticabile giorno senza sole, il telefono squillò a casa del professor Francesco Tritto, un assistente universitario di Moro. 

“Pronto, chi parla?” “Sono il dottor Nicola” rispose una voce giovane. A chiamare era l’ergastolano rosso Valerio Morucci (alias Pecos, o Matteo), 29 anni strappati all’agricoltura della zappa. “Lei deve comunicare alla famiglia che troveranno il corpo dell’onorevole Aldo Moro in via Caetani. Lì c’è un r4 rossa…”.

Questo assassino foraggiato e telecomandato dall'estero, pur condannato a diversi ergastoli per gli omicidi commessi, è stato scarcerato nel 1994 - dopo un accordo segreto con lo Stato tricolore - e vive impunito a Roma.

Moro aveva una visione: voleva promuovere l’Italia come attore geopolitico mediterraneo, a dispetto dell’egemonia anglo-francese, e coinvolgere la sinistra nella gestione dell’Italia, con le convergenze parallele pensate per il PCI di Berlinguer, che allora preoccupavano sia Mosca che Washington.

Un'altra vergogna tricolore: nel belpaese ancora oggi, migliaia di documenti non sono mai stati desecretati dalle autorità italiane, nonostante i proclami governativi.

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