Non solo il denaro delle tasse alle banche ma perfino alle corporations di pig pharma. Chi l’avrebbe mai detto o pensato? Tutto ha inizio l’8
maggio dell’anno 2007 - grazie agli accordi di Lisbona - quando l’allora ministro della
salute Livia Turco firma il decreto interministeriale
(pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 ottobre 2007).
Grazie alla legge 266 del 2005 (articolo 1, commi
313-316) a partire dal 2006 sono stati stanziati ben 100 milioni di euro da
elargire alle aziende di pig pharma presenti in Italia, in base a deliberazioni
del consiglio d’amministrazione dell’Aifa in macroscopico conflitto di
interesse ieri come oggi. Ovviamente l'inglese Glaxo è quella che ha accaparrato più
soldi di tutti, unitamente alla Novartis. Della serie comparaggio all'inverso. Anche il presidente della regione Puglia, tale Nichi Vendola (sotto processo a Taranto per l'inquinamento Ilva), dopo aver infruttosamente tentato di elargire 210 milioni di euro a don Verzè del famigerato San Raffaele (operazione che ho contribuito ad arrestare), ha donato quattrini dei cittadini a Sanofi Aventis e Merck.
Peraltro, in seguito alla diffusione, su scala mondiale, dell’influenza “A”
(virus H1N1) ed ai ripetuti allarmi su una possibile pandemia lanciati dall’Oms
(Organizzazione mondiale della Sanità), il 21 agosto 2009 il Ministero della
salute ha sottoscritto un contratto con la casa farmaceutica Novartis per
l'acquisto diretto di 24 milioni di dosi di vaccino del virus H1N1, per un
importo pari a 184 milioni di euro. Nel contratto stipulato fra ministero della
salute e l’azienda Novartis sono presenti clausole che salvaguardano quasi
esclusivamente la casa farmaceutica: a partire dalla possibilità, per l’azienda
Novartis, di non rispettare la data di consegna dei vaccini senza
l’applicazione di alcuna penalità, dalla non responsabilità dell’azienda
rispetto ad eventuali danni alla salute causati dal vaccino stesso, dalla
tipologia di confezionamento delle dosi a completa discrezione della casa
farmaceutica e dall’obbligo dello Stato a pagare comunque le dosi commissionate
e non ritirate. Il 13 gennaio 2010 l’azienda Novartis ha annunciato l’avvio di
un piano di riorganizzazione della propria area commerciale per far fronte,
come riportato da organi di informazione, «al processo di cambiamento nella
struttura del sistema sanitario in atto in Italia, che comporta una sempre
maggiore centralizzazione amministrativa a livello regionale e non di singola
Azienda Sanitaria Locale, oltre al conseguente e progressivo ridimensionamento
delle attività di informazione scientifica». Tale ridimensionamento prevedeva
inizialmente la procedura di mobilità per 24 dipendenti della sede toscana, di
cui 20 informatori scientifici del farmaco (su un totale di 27) e 4 lavoratori
dell’area commerciale. Secondo un comunicato stampa dell’azienda Novartis del
20 gennaio 2010, «le ragioni del ridimensionamento derivano dal radicale
mutamento dello scenario di riferimento relativo al mercato dei vaccini e non
sono in alcun modo correlate all’accordo di fornitura di vaccino pandemico
attualmente in corso tra Novartis Vaccines and Diagnostics ed il Ministero
della salute (…)». Tali dichiarazioni appaiono facilmente contestabili alla
luce dei fatti riportati che dimostrano, senza possibilità di smentita, come
l’azienda Novartis, in seguito al contratto stipulato con il ministero della
salute, abbia diritto ad un corrispettivo di ben 184 milioni di euro, oltre ad
essere sottoscrittrice di una serie di clausole quasi esclusivamente a favore
dell’azienda che hanno azzerato di fatto il rischio d’impresa. Questa
ristrutturazione aziendale non trova pertanto alcun tipo di giustificazione.
Incurante dei licenziamenti soprattutto di Glaxo e
Novartis in Italia, «Il Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia Italiana del
Farmaco dopo attenta valutazione ha approvato oggi 60 Accordi di programma che
consentiranno alle Aziende farmaceutiche selezionate di ricevere un
finanziamento complessivamente ammontante a 100 milioni di euro corrispondente
al 10% degli investimenti in ricerca e sviluppo e attività di produzione che
intendono realizzare sul territorio nazionale (oltre un miliardo di euro). Dei
60 progetti approvati, sui 141 presentati per avere accesso agli incentivi, 10
(17% del totale), sono relativi ai siti di produzione dei medicinali, 33 (55%
del totale) alla ricerca preclinica e 17 (28% del totale) a sperimentazioni
cliniche di fase I e II. La selezione è stata operata da una Commissione
multidisciplinare nominata dall’Aifa che ha operato mediante una serie
integrata di indicatori per valutare sia le ricadute in termini di salute e i
vantaggi per il Servizio Sanitario Nazionale sia i fattori di ordine
economico-industriale. Inoltre, per non penalizzare proposte di elevato valore
tecnologico provenienti da imprese medio-piccole tutti i parametri sono stati
indicizzati per milione di euro di incentivo richiesto».
riferimenti
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/12/incredibile-lagenzia-italiana-del.html
http://corrieredelveneto.corriere.it/fotogallery/2016/09/renzi_glaxo/renzi-glaxo-italia-40-240934012905.shtml
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2017/07/vaccinazione-dittatoriale-domande.html
Buongiorno signor Lannes, da studente quasi neolaureato, vorrei dire che non mi preoccuperei del fatto che i ministri non siano laureati, ma piuttosto che siano desti.
RispondiEliminaAd ogni modo le persone uscite dall università aspirano a lavorare per i grandi gruppi...questo è quello che ho constatato di persona..
Complimenti e grazie !