22.7.17

L’EFFETTO GREGGE NON ESISTE!



 di Gianni Lannes

Un banale ma radicato luogo comune istituzionale. Il 95 per cento di copertura vaccinale è solo un vergognoso espediente truffaldino, avallato dalle autorità tricolori a danno dell'ignara popolazione. Ecco smascherate le burionate lorenziniane. Esseri umani assimilati a bestiame: così funziona in medicina, che notoriamente non è una scienza. L'immunità di gregge ("herd immunity"), detta anche immunità di gruppo, in medicina è una forma di protezione indiretta che si verifica quando la vaccinazione di una parte significativa di una popolazione o di un allevamento di animali finisce con il fornire una tutela anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l’immunità. Purtroppo è solo una teoria, ovvero un'ipotesi astratta priva di prove, ossia di riscontri verificabili, peraltro sconfessata dai fatti e non dalle mere opinioni di medici comprati dalle multinazionali.



L'“immunità di gregge” è il fondamento per le campagne di vaccinazione di massa in tutto il mondo. Attualmente prevede che, affinchè una popolazione sia immune verso una malattia infettiva come il morbillo, è necessario vaccinare almeno il 95 per cento della popolazione stessa. In teoria quindi, con un tasso di vaccinazione del 95 per cento, la malattia dovrebbe essere eradicata. Ma ecco il famoso studio integrale di Hedrich, travisato anzi adulterato dagli scientisti italidioti per tutelare i loro crassi interessi; a meno che i Burioni di turno non conoscano la lingua inglese (ipotesi da escludere, sic!).



In una pubblicazione apparsa su Epidemiological Review intitolata “Immunità di gregge: Storia, Teoria, Pratica“, scritto da Paul E.M. Fine, pubblicato nel 1993, l’autore osserva che il primo uso “pubblico” del termine “Herd Immunity” sembra essere stato nell’articolo “La diffusione delle infezioni batteriche: il problema dell’immunità di gregge“, scritto da W.W.C. Topley e G.S. Wilson, pubblicato nel 1923. Questa teoria non è mai stata validata mediante processi di revisione scientifica fra pari (peer review) come avviene comunemente nel caso di teorie che vengono in seguito diffusamente accettate come “prova scientifica”. Nel 1933, il dottor Arthur W. Hedrich, un ufficiale sanitario di Chicago osservava che durante gli anni 1900-1931, le epidemie di morbillo a Baltimora sembravano arrestarsi nel momento in cui il 68 per cento dei bambini aveva contratto il virus. Lo stesso Hedrich osservava che, una volta che il 55 per cento della popolazione infantile di Baltimora aveva contratto il morbillo, il resto della popolazione sembrava essere protetta verso l’infezione. Quando le campagne di vaccinazione di massa contro il morbillo sono decollate negli Stati Uniti d'America, vale a dire verso la metà degli anni ‘60, la US Public Health Service prevedeva di vaccinare oltre il 55 per cento della popolazione degli Stati Uniti (basandosi proprio sull’osservazione di Baltimora), e annunciava che si aspettava di eradicare il morbillo già a partire dal 1967. Quando tutto ciò non è accaduto, il dipartimento di salute pubblica nordamericano ha corretto il tiro, parlando della necessità di una copertura vaccinale minima del 70-75 per cento, per garantire l’immunità di gregge. Quando l’eradicazione non venne ancora ottenuta con queste ultime coperture, i funzionari della sanità pubblica elevarono il tasso di copertura all’80 per cento, 83 per cento, 85 per cento, ed infine al 90 per cento ma senza successo. 
 
Il processo con il quale sono state prese le decisioni di aumentare i tassi di copertura vaccinale non è basato su metodologia scientifica ma su mere ipotesi. Anche con coperture del 95 per cento ancora non abbiamo la totale immunità della popolazione. In Cina, ad esempio, la copertura vaccinale è ancora più alta, al 99 per cento ma anche lì ci sono continui focolai di morbillo. Alla luce dei fatti inequivocabili la cosiddetta “immunità di gregge” non è la migliore teoria su cui basare la politica vaccinale di una popolazione. Ciò che è un effetto immunitario dovuto al contagio della malattia, non si riproduce con l’effetto immunitario vaccinale. Probabilmente se si rilevasse la tracciabilità genica dei casi di morbillo, si potrebbe verificare se il contagio è da virus selvaggio o da virus vaccinale. Tale fenomeno è possibile perché un uso scriteriato dei vaccini come degli antibiotici fa mutare i microbi che diventano più virulenti, ma non saltellano, checché ne dica il premio "Nobel" forzitaliota Beatrice Lorenzin. 



Oggi è abbastanza noto che i vaccinati con MMR possono diffondere il morbillo. Uno studio pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Disease 
ha preso in esame le prove che nel focolaio di morbillo scoppiato a New York nel 2011, gli individui precedentemente vaccinati erano in grado di essere infettati con il morbillo ed infettare altri. Dunque, a rigor di logica, i non vaccinati non sono un pericolo pubblico come le autorità italidiote vogliono far credere. Il pericolo più insidioso sono semmai proprio i vaccinati. In Italia del gregge s’avverte solo il belare dei camici telecomandati. In uno Stato di diritto governi, ministri, e medici che falsificano la realtà vengono dismessi e processati per direttissima al fine di non nuocere più alla collettività.
  



























riferimenti:

https://academic.oup.com/journals/ 
 http://www.thv11.com/news/health/50-years-after-vaccine-measles-still-poses-a-threat/308887889









































































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