di Gianni Lannes
Un banale ma radicato luogo comune istituzionale. Il 95 per cento di copertura vaccinale è solo un vergognoso espediente truffaldino, avallato dalle autorità tricolori a danno dell'ignara popolazione. Ecco smascherate le burionate lorenziniane. Esseri umani assimilati a bestiame: così funziona in medicina, che notoriamente non è una scienza. L'immunità di gregge ("herd immunity"), detta anche immunità di gruppo, in medicina è una forma di protezione indiretta che si verifica quando la vaccinazione di una parte significativa di una popolazione o di un allevamento di animali finisce con il fornire una tutela anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l’immunità. Purtroppo è solo una teoria, ovvero un'ipotesi astratta priva di prove, ossia di riscontri verificabili, peraltro sconfessata dai fatti e non dalle mere opinioni di medici comprati dalle multinazionali.
L'“immunità di gregge” è il fondamento per le campagne di vaccinazione di massa in tutto il mondo. Attualmente prevede che, affinchè una popolazione sia immune verso una malattia infettiva come il morbillo, è necessario vaccinare almeno il 95 per cento della popolazione stessa. In teoria quindi, con un tasso di vaccinazione del 95 per cento, la malattia dovrebbe essere eradicata. Ma ecco il famoso studio integrale di Hedrich, travisato anzi adulterato dagli scientisti italidioti per tutelare i loro crassi interessi; a meno che i Burioni di turno non conoscano la lingua inglese (ipotesi da escludere, sic!).
Un banale ma radicato luogo comune istituzionale. Il 95 per cento di copertura vaccinale è solo un vergognoso espediente truffaldino, avallato dalle autorità tricolori a danno dell'ignara popolazione. Ecco smascherate le burionate lorenziniane. Esseri umani assimilati a bestiame: così funziona in medicina, che notoriamente non è una scienza. L'immunità di gregge ("herd immunity"), detta anche immunità di gruppo, in medicina è una forma di protezione indiretta che si verifica quando la vaccinazione di una parte significativa di una popolazione o di un allevamento di animali finisce con il fornire una tutela anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l’immunità. Purtroppo è solo una teoria, ovvero un'ipotesi astratta priva di prove, ossia di riscontri verificabili, peraltro sconfessata dai fatti e non dalle mere opinioni di medici comprati dalle multinazionali.
L'“immunità di gregge” è il fondamento per le campagne di vaccinazione di massa in tutto il mondo. Attualmente prevede che, affinchè una popolazione sia immune verso una malattia infettiva come il morbillo, è necessario vaccinare almeno il 95 per cento della popolazione stessa. In teoria quindi, con un tasso di vaccinazione del 95 per cento, la malattia dovrebbe essere eradicata. Ma ecco il famoso studio integrale di Hedrich, travisato anzi adulterato dagli scientisti italidioti per tutelare i loro crassi interessi; a meno che i Burioni di turno non conoscano la lingua inglese (ipotesi da escludere, sic!).
In una pubblicazione apparsa su Epidemiological
Review intitolata “Immunità di gregge: Storia, Teoria, Pratica“, scritto da
Paul E.M. Fine, pubblicato nel 1993, l’autore osserva che il primo uso “pubblico”
del termine “Herd Immunity” sembra essere stato nell’articolo “La diffusione
delle infezioni batteriche: il problema dell’immunità di gregge“, scritto da
W.W.C. Topley e G.S. Wilson, pubblicato nel 1923. Questa
teoria non è mai stata validata mediante processi di revisione scientifica fra
pari (peer review) come avviene comunemente nel caso di teorie che vengono in
seguito diffusamente accettate come “prova scientifica”. Nel 1933, il dottor
Arthur W. Hedrich, un ufficiale sanitario di Chicago osservava che durante gli
anni 1900-1931, le epidemie di morbillo a Baltimora sembravano arrestarsi nel
momento in cui il 68 per cento dei bambini aveva contratto il virus. Lo stesso Hedrich osservava che, una volta che il 55 per
cento della popolazione infantile di Baltimora aveva contratto il morbillo, il
resto della popolazione sembrava essere protetta verso l’infezione. Quando le campagne di vaccinazione di massa contro
il morbillo sono decollate negli Stati Uniti d'America, vale a dire verso la metà degli anni ‘60, la
US Public Health Service
prevedeva di vaccinare oltre il 55 per cento della popolazione degli Stati Uniti
(basandosi proprio sull’osservazione di Baltimora), e annunciava che si
aspettava di eradicare il morbillo già a partire dal 1967. Quando tutto ciò non
è accaduto, il dipartimento di salute pubblica nordamericano ha corretto il tiro, parlando della
necessità di una copertura vaccinale minima del 70-75 per cento, per garantire
l’immunità di gregge. Quando l’eradicazione non venne ancora ottenuta con
queste ultime coperture, i funzionari della sanità pubblica elevarono il tasso
di copertura all’80 per cento, 83 per cento, 85 per cento, ed infine al 90 per cento ma senza successo.
Il processo con il quale sono state prese le
decisioni di aumentare i tassi di copertura vaccinale non è basato su metodologia
scientifica ma su mere ipotesi. Anche con coperture del 95 per cento ancora non
abbiamo la totale immunità della popolazione. In Cina, ad esempio, la copertura vaccinale è
ancora più alta, al 99 per cento ma anche lì ci sono continui focolai di
morbillo. Alla luce dei fatti inequivocabili la cosiddetta “immunità di gregge” non è la
migliore teoria su cui basare la politica vaccinale di una popolazione. Ciò che è un effetto immunitario dovuto al contagio della malattia, non si riproduce
con l’effetto immunitario vaccinale. Probabilmente se si rilevasse la tracciabilità
genica dei casi di morbillo, si potrebbe verificare se il contagio è da virus
selvaggio o da virus vaccinale. Tale fenomeno è possibile perché un uso
scriteriato dei vaccini come degli antibiotici fa mutare i microbi che
diventano più virulenti, ma non saltellano, checché ne dica il premio "Nobel" forzitaliota
Beatrice Lorenzin.
Oggi è abbastanza noto che i vaccinati con MMR possono diffondere il morbillo. Uno studio pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Disease
Oggi è abbastanza noto che i vaccinati con MMR possono diffondere il morbillo. Uno studio pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Disease
ha
preso in esame le prove che nel focolaio di morbillo
scoppiato a New York nel 2011, gli individui precedentemente vaccinati
erano in
grado di essere infettati con il morbillo ed infettare altri. Dunque, a
rigor
di logica, i non vaccinati non sono un pericolo pubblico come le
autorità italidiote
vogliono far credere. Il pericolo più insidioso sono semmai proprio i
vaccinati. In Italia del gregge s’avverte solo il belare dei camici telecomandati. In uno Stato di diritto governi, ministri, e
medici che falsificano la realtà vengono dismessi e processati per
direttissima al fine di non nuocere più alla collettività.
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