di Luisa Piarulli*
Il
giornalista Gianni Lannes, in uno dei suoi numerosi articoli che
propongono sempre lucide analisi sociali, culturali e politiche, si
chiede “in
che cosa consiste la natura umana”.
Una domanda secolare che ha trovato svariate risposte, teorizzazioni
e pedagogie. Tuttavia, questo terzo millennio, apparentemente
progredito e sviluppato, si rivela così incoerente e
contraddittorio, frammentato e malato, ingiusto e moraleggiante,
meccanicistico e dis-umano, che vale la pena riproporre questa come
tante altre domande. Che cos’è la natura umana? Che cos’è la
verità? Porre domande è necessario, come ci ha insegnato Paulo
Freire, la pedagogia della domanda è la speranza di riumanizzazione,
conduce alla verità.
J.J. Rousseau sosteneva che originariamente l’essere umano ha una natura buona che gli permette di vivere in condizione di libertà e di uguaglianza. Che cos’è la natura buona? È il complesso delle facoltà intellettive e cognitive, nonché umane, che l’uomo possiede sin dalla nascita e che è destinato a perdere a causa di implicazioni sociali e culturali che in qualche modo corrompono la bontà umana originaria. Ciò conduce a condizioni di vita segnate dalla disuguaglianza, da falsi bisogni e da passioni che allontanano gradatamente l’uomo dai principi naturali. Per questo Rousseau propose un’educazione naturale a salvaguardia dell’autonomia del bambino-protagonista (Emilio e poi Eloisa) e costruttore di un futuro dove ogni elemento è in armonia con l’altro. Pensiero affascinante e molto più attuale di quanto si immagini.
J.J. Rousseau sosteneva che originariamente l’essere umano ha una natura buona che gli permette di vivere in condizione di libertà e di uguaglianza. Che cos’è la natura buona? È il complesso delle facoltà intellettive e cognitive, nonché umane, che l’uomo possiede sin dalla nascita e che è destinato a perdere a causa di implicazioni sociali e culturali che in qualche modo corrompono la bontà umana originaria. Ciò conduce a condizioni di vita segnate dalla disuguaglianza, da falsi bisogni e da passioni che allontanano gradatamente l’uomo dai principi naturali. Per questo Rousseau propose un’educazione naturale a salvaguardia dell’autonomia del bambino-protagonista (Emilio e poi Eloisa) e costruttore di un futuro dove ogni elemento è in armonia con l’altro. Pensiero affascinante e molto più attuale di quanto si immagini.
Potremmo
proseguire a lungo e in un’altra occasione lo farò. Per ora, dato
lo sguardo sul nostro presente, offuscato e pervaso da
autoreferenzialismi e da poteri emergenti, soffermiamoci sul fatto
che generalmente si sostiene che la natura dell’essere umano è
naturalmente permeata da pulsioni egoistiche che contaminano in
qualche modo la presunta bontà iniziale dell’essere umano.
Ritengo
che non ne verremo mai a capo, siamo dentro una evidente circolarità
socio-educativa dove l’uno contamina l’altro e l’uno e l’altro,
alla fine, determinano ciò che definiamo “società”. A questo
punto, che la natura umana sia buona o malvagia è di secondaria
importanza, perchè credo
fermamente nel potere e nella forza creatrice e orientatrice
dell’Educazione.
È l’unica e sola via verso una società giusta, libera, pacifica,
in dialogo, in armonia con ogni elemento del pianeta, in ascolto,
comprendente.
La
stessa Montessori, scienziata e pedagogista, attivamente coinvolta
nel contesto politico e culturale del suo tempo, affermò che “La
politica può, al massimo, evitare le guerre […] ma non può
costruire la pace. La pace, come vita creatrice dei popoli
collaboranti, può essere costruita solo dall’educazione”
(S. Valitutti, 1983).
Ma,
per compiti così grandiosi, occorrono
adulti educati al compito di educare.
Siamo sempre dentro una circolarità. Chi
educherà gli educatori?
(Kant). Sappiamo bene che il modellamento educativo agisce fortemente
sullo sviluppo umano, sono i modelli a disposizione che veicolano la
primordiale e naturale energia cognitiva del bambino in un senso o
nell’altro. I bambini imparano osservando, riproponendo, imitando e
l’adulto ha potere di foggiare, plasmare. Ecco perché bisogna
prestare molta attenzione all’espressione “formare un bambino”.
Consideriamo inoltre che i bambini di oggi hanno molteplici modelli e
tanti “eroi” di riferimento (cartoni animati, videogiochi,
passerelle televisive…). Sono innumerevoli i rischi di
condizionamento negativo, di cattiva emulazione.
Comunque
sia, non resta che ricominciare dall’Educazione, in
primis degli adulti. C’è molto lavoro da fare! Personalmente sono
convinta che l’essere umano nasca buono, è sufficiente osservare
un bambino nei primissimi anni di vita per convincersi di ciò. E
allora, investire sulla formazione degli adulti che si occupano dei
bambini è fondamentale. I primissimi anni di vita sono proficui e
promettenti, lasciano tracce indelebili. Si possono gettare buoni
semi che resteranno per sempre e che difficilmente si faranno
scalfire dalle intemperie sociali. Quali semi? La comprensione,
l’ascolto, il rispetto, lo sviluppo dell’empatia che è inscritta
nel sistema cognitivo di ciascuno di noi. Ma soprattutto la
comprensione che non significa essere d’accordo su tutto quanto ha
da dirci l’Altro da me, sarebbe utopico. “Comprendere
significa poter soppesare e prendere in considerazione ciò che
l’altro pensa! Egli con ciò che dice e che intende autenticamente
dire, potrebbe aver ragione”
(Gadamer 2012).
Questo
terzo millennio è sempre più il secolo dell’autoreferenzialità,
obbediente al bisogno di dominio incondizionato di certuni a scapito
della libertà altrui. Ma quand’anche la natura umana avesse tratti
di malvagità, fosse pervasa da impulsi distruttivi, ripeto, credo
nel potere dell’educazione. Le
pulsioni libidiche possono armonizzarsi grazie all’arte
in ogni sua manifestazione, che non va emarginata o vissuta come
semplice diletto, come oggi succede. La
natura umana è educabile.
L’adulto educante è il direttore d’orchestra che, educato a sua
volta, può dar vita all’Uomo
Nuovo,
il migliore possibile, come voleva già la Montessori, una
scienziata, una pedagogista che agiva sempre secondo un principio di
concretezza. Perciò non mi si dica che è impossibile, che è
irraggiungibile, che è utopico o che sono una sognatrice. Ripartiamo
dall’educazione: questa è la chiave di svolta.
Ciò significa investire sulla scuola e sulla famiglia, significa non
solo riparare tetti e pareti fatiscenti degli edifici scolastici, o
dare in modo intermittente qualche contributo alle fasce fragili, che
resteranno sempre più fragili e anonime. Investire sull’Educazione
significa non perdere mai e poi mai di vista l’umanità, la
dignità, il rispetto, il protagonismo attivo di ogni
persona-cittadino del mondo.
Ripartire
dall’educazione significa garantire un’idea
di scuola come scholè,
ovvero non si va a scuola per rispondere alle richieste del mercato,
per acquisire competenze utili al mondo del lavoro, ma per imparare a
pensare, a discutere, a dialogare, a confliggere, a divertirsi…per
imparare a crescere e a vivere.
Ripartire dai bambini significa avere fiducia, credere nella natura
umana “buona” di ogni soggetto, così da porre le basi di un
futuro sufficientemente buono. Crediamoci.
*pedagogista.
Riferimenti:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2020/06/microchip-dalluomo-al-robot.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=Piarulli
http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2020/06/microchip-dalluomo-al-robot.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=Piarulli