2.6.16

ITALIA: IL DIRITTO ALLA RIVOLTA, LA RESISTENZA ALL'OPPRESSIONE!




di Gianni Lannes


«La difesa della patria è sacro dovere del cittadino» recita l’articolo 52 della Costituzione repubblicana italiana. Bene, dunque mettiamoci all'opera per dare all'Italia libertà e indipendenza. Lamentarsi non serve a niente: arrestate i piagnistei. E allora, perché non insorgiamo contro questa dittatura, perché non abbattiamo questo regime totalitario, perché non realizziamo uno Stato di diritto? Altro che festa della repubblichetta tricolore. Partiamo da uno sciopero generale ad oltranza, pacifico e nonviolento, poi andiamo oltre con un'obiezione fiscale a tappeto. Non è giusto pagare tasse che servono a sostenere le spese di guerra infinita, stabilite da Washington: solo nel 2015 lo Staterello tricolore ha dilapidato in costi bellici, ben 30 miliardi di euro. Altro che Europa: l'Italia è il cuore del Mediterraneo, non una portaerei nucleare dello zio Sam. Ci hanno rifilato ed imposto tre fantocci ineletti, uno dietro l'altro, e nessuno fiata significativamente. Ora basta!
 

L’Italia è un paese a sovranità inesistente dal 3 settembre 1943, quando i Savoia per scamparla svendettero con l’armistizio corto di Cassibile, l’Italia, forze armate comprese, ai nuovi colonizzatori di Londra e Washington, grazie anche agli accordi con la mafia italo-americana, capeggiata da Lucky Luciano, libero in seguito di impiantare il traffico di droga in Europa con la benedizione della autorità a stelle e strisce e tricolori. I cosiddetti "liberatori" si trasformarono presto in biechi colonizzatori e da allora hanno subordinato, eterodiretto e schiavizzato il popolo italiano.

In realtà, l'atto normativo costitutivo della Repubblica italiana dal 1948 è stato già stracciato dall'entrata in vigore nel 2009 del Trattato di Lisbona, firmato da Prodi e D'Alema nel dicembre 2007, senza consultare preventivamente il popolo sovrano, e senza alcun mandato legittimo. Altro che Stato di diritto: viene meno definitivamente il principio di legalità. In altri termini, abbiamo già abdicato alla nostra sovranità residua, dopo che gli anglo-americani hanno imposto all'Italia, prima l'armistizio corto di Cassibile nel 1943, e poi il Trattato di Parigi nel 1947. Le relative clausole segrete hanno ipotecato il futuro del nostro Paese già allora. Ma questa notizia fondamentale non la troverete nei libri di storia e nemmeno la leggerete sui giornali. Tantomeno qualcuno ne parlerà nella tv di regime internazionale. Inoltre, in tal modo sono state trasferite all'Unione europea, ovvero ad oscuri burocrati - pedine delle multinazionali e delle banche - non eletti dai popoli, ben 105 competenze statali. Ragion per cui, alla luce dei fatti incontrovertibili, il cosiddetto referendum, proposto dall'ineletto Renzi è un classico specchietto per le allodole.



A maggior ragione la Corte costituzionale con la sentenza numero 1 dell'anno 2014, ha stabilito che la legge elettorale 270 del 2005 è incostituzionale.




Il principio è stato ribadito anche da un pronunciamento della Cassazione, sempre nel 2014: il diritto elettorale del cittadino itaiano stato gravemente leso. Ne discende che il Parlamento e tutte le cariche dello Stato italiano sono abusive. I tre mesi per garantire il principio di continuità dello Stato sono passati ampiamente. Non abbiamo bisogno di burattini grulloni che recitano a copione soffocando la protesta popolare, anch'essi telecomandati dall'estero. Cosa aspettiamo per dare vita ad una nuova Costituente, e cacciare via per sempre questa casta di politicanti parassiti, cialtroni e analfabeti, al potere per conto straniero? 

"Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all'oppressione è diritto e dovere del cittadino" è scritto, a firma del padre costituente Giuseppe Dossetti, nell'articolo 50 della Costituzione ovvero nella prima del 1947). E per dirla con il maestro Mario Monicelli: "E' la classe dirigente quella che va spazzata via, perché è quella che ha portato l'Italia dove ci troviamo", ovvero alla rovina. Cittadine e cittadini: su la testa!






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