15.6.16

BOLOGNA: UNA STRAGE LIBICA!


di Gianni Lannes

Una strage in un centro di vita collettiva, dove migliaia di persone capitano continuamente, non ha precedenti nella memoria del belpaese. Come si può progettare ed attuare a freddo una simile carneficina? E per quale motivo, giacché il terrore deve darsi un fine, immaginare e predisporre un esito. Come? Chi? Perché?

Il movente? Il protettorato italiano su Malta: un accordo ben noto dal 1979, su cui erano giunti precedenti avvertimenti libici all'esecutivo italiano (ovvero dalla partenza del comando militare inglese dopo 150 anni) firmato da Zamberletti e Dom Mintoff, proprio la mattina del 2 agosto 1980, poco prima dell’eccidio nella stazione ferroviaria felsinea. Un eccidio che ha mietuto 85 vittime, tra queste Angela Fresu che aveva appena tre primavere, nonché 200 feriti a vita, oltre agli ingenti danni materiali. Il governo del depistatore professionista Francesco Cossiga (presidente emerito della Repubblica tricolore) aveva ricevuto concrete minacce dai sodali libici, in particolare espresse ufficialmente proprio da Jalloud, numero due del regime. L’Italia per conto e su mandato della NATO, scalzò la Libia dall’isola di Malta, impedendo alla Sovmedrom, ovvero alla potente flotta sovietica di avere una base nel Mediterraneo, in modo da controllare il Medioriente e il Nordafrica, e di tenere lo Stato guerrafondaio di Israele costantemente sotto il tiro bellico, impedendo al contempo agli USA eventuali ponti aerei di sostegno e rifornimento ai sionisti.

Il 5 agosto 1980, in una riunione del comitato di sicurezza interministeriale, presieduto da Cossiga, il ministro Bisaglia avanzò un solido collegamento tra Ustica e Bologna. Il verbale di quell’incontro è rimasto segretato per anni. E quando a Cossiga ne è stata chiesta la motivazione ha minimizzato, coprendo anche i depistaggi del Sismi. Nel 1984, l’esponente veneto della democrazia cristiana morì in circostanze nebulose, inoltre, il suo corpo non fu sottoposto ad autopsia per ordine di Cossiga, e così sepolto in tutta fretta. Nel 1992, don Mario Bisaglia, fratello dell’uomo politico veneto, fu assassinato inscenando un suicidio in un lago del Cadore, previo annegamento. E la stessa fine compì nel 1993 il segretario particolare dell’onorevole Bisaglia. 





Non è tutto. L'avvocato Vincenzo Fragalà, ex parlamentare che in qualità di componente della commissione stragi, aveva interrogato Cossiga in audizione proprio sulla strage di Bologna e nel 1996 aveva indirizzato un’interrogazione parlamentare al governo Dini sul medesimo argomento, ancora senza risposta, morì successivamente in uno strano agguato a Palermo. La rete affaristica e spionistica libica estesa a tutta l’Italia, allora vantava un particolare consolidamento in Sicilia, grazie a pericolosi intrecci affaristici con “cosa nostra”, soprattutto il traffico di clandestini particolari (bambini e adolescenti selezionati alla partenza) ammucchiati in Libia e poi imbarcati per anni alla rinfusa per il belpaese (alla voce espianto di organi). Gheddafi è stato eliminato dalla scena, anzi assassinato invece di essere processato per i crimini da lui ordinati in mezzo mondo, soprattutto in Europa, particolarmente in Italia, per volontà francese nel 2011, per timore di chissà quali rivelazioni.  
 
La magistratura italiana brancola ancora nel buio, nonostante i tortuosi  processi. I criminali responsabili sono ancora impuniti. Peggio: il mandante della strage, Jalloud, braccio destro di Gheddafi dal 1969 al 1993, è stato messo in salvo dall’Aise nel 2011, e vive protetto ed impunito proprio in Italia.

I riscontri che ho raccolto portano solo ed esclusivamente a Jalloud, ai nebulosi affari intercorsi tra il Sismi e il regime libico (salvaguardati da Andreotti, contiguo a "cosa nostra" come ha stabilito la Cassazione) in materia di armi in cambio di petrodollari, grazie all’omertosa benedizione dei governi italiani. Come mai il famigerato Jallud, non è mai stato sfiorato da una convocazione giudiziaria?
Jalloud, nel 1990 ordinò il sequestro di alcuni tecnici militari italiani, esperti in guerra elettronica, tra cui l’ex sottufficiale della Marina Militare, Davide Cervia, rapito a Velletri il 12 settembre 1990 da agenti del Sismi su commissione libica.
All’epoca il primo ministro Cossiga orientò l'indagine giudiziaria sulla pista fascista (un'ideologia di cui non ho alcuna simpatia), ma la trama non era nera, peggio dell'orrore.

Le proporzioni gigantesche e le finalità orribilmente oscure di quella strage d’agosto portano alla mente quei fantomatici retroscena internazionali. Non era un atto di destabilizzazione: questa non era la lettura corretta, bensì una vendetta ed al contempo un avvertimento al telecomandato esecutivo tricolore.

Gli onorevoli del movimento 5 stelle o chiunque altro, membri del Copasir si attiveranno concretamente per assicurare Jalloud alla giustizia italiana? Oppure gli italidioti dovranno sempre accontentarsi, al massimo, delle commemorazioni pubbliche? 

All'ineletto Matteo Renzi chiedo pubblicamente: di quali protezioni gode ancora l'agente del KGB, Abdel Salam Jalloud in Italia, a cui il generale Jucci consegnò per ordine governativo la lista deli luoghi di residenza a Roma dei dissidenti libici, puntualmente assassinati? E in ragione di quali torbidi interessi mafiosi? Giustizia alle calende greche?


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