di Gianni Lannes
Bologna: 2 agosto 1980, ore 10,25 in punto. L’orologio
del piazzale della stazione di Bologna si arresta forzatamente. Bilancio: 85 morti (la vittima più giovane, Angela Fresu, aveva appena tre anni) e 200 feriti a vita, senza contare i danni materiali. Una strage senza precedenti simili. Un ordigno piazzato a metà mattina in piena estate nella sala d'aspetto del principale nodo ferroviario di transito d'Europa, è una bomba che deve fare necessariamente una strage di civili inermi e terrorizzare la gente. La più atroce di tutte, ma la più prevedibile, considerando la posta in gioco sul piano internazionale, nel cuore del Mediterraneo. Ma questa volta la strategia della tensione non c'entra. E' una vendetta, e al contempo un avvertimento.
Attualmente il mandante di questa strage è ospite dell’Italia. Agenti dell’Aise lo hanno prelevato nell’agosto del 2011 e messo in salvo in Italia, protetto in una località segreta del nostro martoriato Paese. La strage della stazione di Marsiglia (31 dicembre 1983), è stata messa a segno da Carlos (l’unico terrorista catturato, ma dai cugini d’oltralpe) con lo stesso esplosivo usato a Bologna, fornito dai libici. Che singolare coincidenza. L'ordigno alla stazione di Marsiglia e su un tgv, secondo le indagini, esplose pochi secondi prima dell'arrivo di un treno affollato, minimizzando le vittime e i danni per puro caso.
Ecco lo scenario dei fatti acclarati anche sulla base di documenti desecretati nel 2009 dal Dipartimento di Stato a Washington, sfuggiti stranamente ai magistrati applicati a più riprese al procedimento giudiziario che ha subito depistaggi conclamati e manipolazioni della verità da parte del Sismi (oggi denominato Aise), ovvero un apparato almeno sulla carta di sicurezza dello Stato. Niente a che vedere, però, con il dossier parlamentare Mitrokhin e con il lodo Moro.
Due terroristi della Germania dell’Est (Kram e Frohlich) al soldo di Gheddafi per conto dello “sciacallo”, lasciano una borsa nella sala d’aspetto e si dileguano. La Procura di Bologna apre tardivamente un'inchiesta, durata nove anni, ma il 30 luglio 2014 chiede l'archiviazione. Gli indagati erano i terroristi tedeschi Thomas Kram e Krista Margot Fröhlich, presenti a Bologna proprio il giorno della strage. Attivisti dell'ultrasinistra tedesca ed esperti di esplosivi, militavano inizialmente nelle Revolutionare Zellen, poi nel famigerato gruppo Carlos. Christa-Margot Fröhlich venne arrestata a Fiumicino il 18 giugno 1982. In una valigia trasportava in un doppio fondo 3 chili e mezzo di miccia detonante, composta di esplosivo ad alto potenziale T4, oltre ad un timer e due detonatori elettrici. L’ordigno era pronto per esplodere. Il quotidiano L'unità il 22 giugno 1982 titola così: : “Nei piani della terrorista una strage tipo Bologna?”. Alla Fröhlich, in quell'occasione furono sequestrati due passaporti falsi: uno intestato a Beatrix Odenhal e uno a Marie Zimmermann.
Quali segreti custodisce Abdel Salam Jalloud, l’ex numero due di Gheddafi? E' stato mai interrogato dai magistrati della Procura di Bologna? Da quelli di Roma soltanto nel 2015 (Amelio e Monteleone) a proposito alla strage di Ustica (mi conferma stamani al telefono la cara amica Daria Bonfietti), ma senza rivelare niente di nulla. Jalloud non è mai stato sfiorato da un avviso di garanzia, eppure ha ordinato e fatto eseguire in Italia omicidi mirati di dissidenti (previo rilascio dal generale Jucci della lista completa dei luoghi di residenza in Italia, ordinata da Andreotti e Cossiga) e rapimenti di tecnici militari italiani, come nel caso documentato di Davide Cervia (rapito da agenti del Sismi, a Velletri il 12 settembre 1990). L'onorevole Paolo Bolognesi (già presidente dell'associazione vittime della strage di Bologna), eletto nel piddì, ora concretamente che vuole fare? E i 5 stelle?
Il primo ministro Francesco Cossiga, amico di
Jalloud, dichiara inizialmente che si è trattato di una fuga di gas, poi di un
attentato fascista, mentre i servizi segreti tricolore, in particolare quello
militare, si prodigano per depistare come da copione (ad esempio riproponendo
lo scenario del coinvolgimento inesistente di Marco Affatigato, latitante NAR in
Francia sotto protezione dello Sdece). Niente di più falso, come dimostrano i
fatti inequivocabili. Intimidazione e vendetta per chi sa e deve intendere. In
quel momento Gheddafi controlla peraltro la Fiat e l’economia italiana: petrolio
in cambio di armi, mazzette in cambio di omertà governativa e militare italiana. A parte le esecrazioni risapute del momento risultano gravissime le confessioni di impotenza governativa di uno Stato privo di sovranità, incapace di proteggere i cittadini.Attualmente il mandante di questa strage è ospite dell’Italia. Agenti dell’Aise lo hanno prelevato nell’agosto del 2011 e messo in salvo in Italia, protetto in una località segreta del nostro martoriato Paese. La strage della stazione di Marsiglia (31 dicembre 1983), è stata messa a segno da Carlos (l’unico terrorista catturato, ma dai cugini d’oltralpe) con lo stesso esplosivo usato a Bologna, fornito dai libici. Che singolare coincidenza. L'ordigno alla stazione di Marsiglia e su un tgv, secondo le indagini, esplose pochi secondi prima dell'arrivo di un treno affollato, minimizzando le vittime e i danni per puro caso.
Ecco lo scenario dei fatti acclarati anche sulla base di documenti desecretati nel 2009 dal Dipartimento di Stato a Washington, sfuggiti stranamente ai magistrati applicati a più riprese al procedimento giudiziario che ha subito depistaggi conclamati e manipolazioni della verità da parte del Sismi (oggi denominato Aise), ovvero un apparato almeno sulla carta di sicurezza dello Stato. Niente a che vedere, però, con il dossier parlamentare Mitrokhin e con il lodo Moro.
Due terroristi della Germania dell’Est (Kram e Frohlich) al soldo di Gheddafi per conto dello “sciacallo”, lasciano una borsa nella sala d’aspetto e si dileguano. La Procura di Bologna apre tardivamente un'inchiesta, durata nove anni, ma il 30 luglio 2014 chiede l'archiviazione. Gli indagati erano i terroristi tedeschi Thomas Kram e Krista Margot Fröhlich, presenti a Bologna proprio il giorno della strage. Attivisti dell'ultrasinistra tedesca ed esperti di esplosivi, militavano inizialmente nelle Revolutionare Zellen, poi nel famigerato gruppo Carlos. Christa-Margot Fröhlich venne arrestata a Fiumicino il 18 giugno 1982. In una valigia trasportava in un doppio fondo 3 chili e mezzo di miccia detonante, composta di esplosivo ad alto potenziale T4, oltre ad un timer e due detonatori elettrici. L’ordigno era pronto per esplodere. Il quotidiano L'unità il 22 giugno 1982 titola così: : “Nei piani della terrorista una strage tipo Bologna?”. Alla Fröhlich, in quell'occasione furono sequestrati due passaporti falsi: uno intestato a Beatrix Odenhal e uno a Marie Zimmermann.
Quali segreti custodisce Abdel Salam Jalloud, l’ex numero due di Gheddafi? E' stato mai interrogato dai magistrati della Procura di Bologna? Da quelli di Roma soltanto nel 2015 (Amelio e Monteleone) a proposito alla strage di Ustica (mi conferma stamani al telefono la cara amica Daria Bonfietti), ma senza rivelare niente di nulla. Jalloud non è mai stato sfiorato da un avviso di garanzia, eppure ha ordinato e fatto eseguire in Italia omicidi mirati di dissidenti (previo rilascio dal generale Jucci della lista completa dei luoghi di residenza in Italia, ordinata da Andreotti e Cossiga) e rapimenti di tecnici militari italiani, come nel caso documentato di Davide Cervia (rapito da agenti del Sismi, a Velletri il 12 settembre 1990). L'onorevole Paolo Bolognesi (già presidente dell'associazione vittime della strage di Bologna), eletto nel piddì, ora concretamente che vuole fare? E i 5 stelle?
Il registro dell’Albergo Centrale, in via della Zecca a Bologna, annota una particolare presenza. Nella notte tra il primo e il due agosto 1980 ha pernottato nella stanza 21 il terrorista tedesco di Berlino, Thomas Kram, esperto in esplosivi, legato alla struttura Separat, l’organizzazione terroristica alle dirette dipendenze dei servizi segreti dell’Est comandata da Ilich Ramirez Sanchez detto Carlos, ossia lo Sciacallo. La nota è contenuta in un rapporto dell’8 marzo 2001, firmato dall’allora capo della Polizia Gianni De Gennaro e inviato alla Digos di Bologna. Non è tutto: c'è anche un telex della Polizia italiana che a Chiasso la mattina del primo agosto 1980 aveva fermato il sospetto Kram per controlli, ma poi inspiegabilmente rilasciato. Ulteriori riscontri sono contenuti in un verbale del consiglio dei ministri datato 5 agosto 1980, ma sottoposto a segreto di Stato da Cossiga.
Sul piazzale è fermo un autobus della linea 21, al
parcheggio dei taxi c’è la solita fila di auto gialle, nell’atrio centinaia di persone,
sul primo binario il treno Adria-Basilea, un convoglio straordinario, fermo per
una breve sosta. Il marciapiede del primo binario è pieno di gente, nella sala
d’aspetto di prima classe, quasi tutte le poltrone sono occupate, anche l’attigua
sala d’attesa di seconda classe, è stracolma di gente. C’è una comitiva di
ragazzi stranieri. Poi c’è il self service e quindi il ristorante Ciga. Parla l’autista
dell’autobus in sosta momentanea nel piazzale: «Ho sentito un’esplosione tremenda. Subito
dopo una nebbia fittissima ha coperto tutto, poi non ricordo più nulla perché
un pezzo di trave mi ha colpito alla testa. Quando sono rinvenuto, ho visto l’autobus
pieno di cadaveri. Erano stati caricati dai primi soccorritori, poi un medico
di passaggio ha fatto caricare anche dei feriti. Io ho messo in moto e mi sono
diretto all’ospedale Sant’Orsola». La medesima scena vista da un’altra
angolazione, raccontata da un viaggiatore a bordo del treno straordinario
Adria-Basilea: «Ero affacciato al finestrino del dell’ultimo vagone, eraso le
10,25, all’improvviso ho visto il palazzo che era davanti a me alzarsi come se
fosse stato gonfiato dall’interno e poi crollare tutto. Allora ho sentito un’esplosione
tremenda e poi un odore acre. Sono corso verso l’uscita e ho visto il cadavere
di un uomo nella toilette. Per terra, sul marciapiede, la gente che passava
davanti alla parte di stazione che è esplosa era stata scaraventata sotto i
vagoni, sulle rotaie e sul marciapiede». Un altro viaggiatore del treno straordinario,
un minatore che andava in Svizzera dopo le vacanze: «Ho visto una fiammata
orizzontale uscire dai locali delle sale d’aspetto. Io me ne intendo, sono
sicuro, lì dove lavoro un’esplosione così, quell’odore l’ho sentito centinaia
di volte. E’ l’odore di uno scoppio».
La vita si arresta dentro e fuori dalla stazione.
L’eco dell’esplosione rimbomba in tutta Bologna, arrivano i primi soccorsi. La
scena è un’ecatombe. Il piazzale della stazione è a forma di U. I due bracci
maggiori sono intatti, quello più piccolo nella parte sinistra della facciata,
invece, sembra cancellato. Si vedono solo alcune travi penzolanti, al primo
piano, una carta da parati verde di una stanza, e un cumulo di macerie. Sul
piazzale, per una profondità di 30, 40 metri, calcinacci, travi, vetri in
frantumi, frammenti di carne e sangue. Le finestre di tutti gli edifici di fronte
ala stazione sono sbriciolati. Dentro l’atrio è pieno di fumo, la gente corre
terrorizzata qua e là. Sul primo binario la pensilina è crollata per circa una
quarantina di metri.. I due ultimi vagoni del treno straordinario Adria-Basilea
hanno i vetri squagliati, molti sono i morti e i feriti a bordo.. Sotto le
carrozze i cadaveri e gente ferita che urla. Le sale d’aspetto di prima e seconda
classe non ci sono più, al loro posto un enorme massa fumante di calcinacci. Cala
improvvisamente un gran silenzio sul luogo
e su Bologna. Dopo alcuni minuti l’assordante silenzio tombale viene lacerato
dal suono di sirene sempre più vicine. Iniziano ad arrivare i primi soccorsi.
Sono volontari: ferrovieri, pompieri, polizia, carabinieri, esercito, ragazzi,
tanti giovani. Le radio locali cominciano a lanciare appelli ai medici e ai cittadini
per plasma sanguigno. L’atrio centrale si trasforma in una gigantesca corsia d’ospedale,
anzi un vasto obitorio, perché i primi corpi sono quelli dei cadaveri rinvenuti
sul primo binario, sotto le carrozze, nel piazzale antistante la stazione.
Inizia la ricerca frenetica dei feriti. vengono distribuite le mascherine e
tutti, volontari e non, e poi guanti da
lavoro. Il caldo tremendo attanaglia il respiro: l’aria è intrisa di polvere. I
pompieri e i volontari cominciano a scavare a con le mani e i picconi, piano
con cautela. Ma escono inizialmente solo cadaveri. Una donna, nuda, le braccia
e il petto bruciati, poi un ragazzo, forse irriconoscibile, poi i primi feriti,
gambe straziate, uno con un braccio dilaniato. Sugli autobus di linea caricano
i cadaveri, poi le ambulanze arrivano e ripartono a tutta corsa verso gli
ospedali con i feriti e i moribondi. Di mano in mano i mattoni vengono caricati
sui camion attraverso una serpeggiante catena umana. La gente che da ore lavora
sotto il sole è esausta, sudata, stravolta, annichilita. Alle 17,30 arriva il
presidente della Repubblica, Sandro Pertini che non trattiene la commozione e
la rabbia. Il vecchio partigiano socialista - esule in Francia durante la
dittatura mussoliniana in salsa savoia, evaso ben sei volte dalle prigioni
fasciste - dopo la stazione si reca in ospedale dai feriti. Al centro
traumatologico di via Boldrini è ricoverato un ferroviere di Livorno, Rolando
Mannoci. Lui dice a botta calda, testualmente
«di aver visto pochi minuti prima dell’attentato due giovani entrare con la
valigia nella sala d’aspetto della seconda classe. I due giovani sono usciti
senza la valigia».
Il deputato socialista Falco Accame (ex ufficiale
della Marina Militare italiana), presidente della Commissione Difesa della Camera,
dichiara subito, pubblicamente, cogliendo nel segno, ma senza essere ascoltato
da anima viva: «Dietro la strage di Bologna potrebbero nascondersi agenti
libici comunque arabi i quali come si sa, considerano l’Italia una terra di
nessuno».
Il 4 agosto L’unità, organo del pci, titola in prima
pagina, in caratteri cubitali e in grassetto, senza uno straccio addirittura di
indizio: «SONO STATI I FASCISTI).
Il 5 agosto prima del consiglio dei ministri
Cossiga presiede due riunioni, la prima del Comitato interministeriale per l’informazione
e la sicurezza, la seconda del Comitato esecutivo per i servizi di informazione
e di sicurezza. In quell’occasione va in onda un duro scontro, protagonisti il
capo del Sisde, generale Grassini e il capo del Sismi generale Santovito (piduista
ed in affari diretti con Gheddafi), alla presenza di Cossiga e degli altri
ministri. Tra i passi principali del comunicato finale, scritto da un comitato
ristretto formato da Cossiga, Manca, Lagorio e Rognoni, si legge: «la matrice
della strage di Bologna è da far risalire a settori eversivi dell’estrema
destra fascista». Un giudizio privo di riscontri propalato all’opinione
pubblica anche dal partito comunista italiano di Enrico Berlinguer (L’unità, 5
agosto).
Sul quotidiano Il Corriere della Sera, il 6 agosto
appare un articolo intitolato “Salta fuori anche il nome di Malta nella ricerca
della trama straniera”, a firma con geniale
intuizione di Antonio Padellaro: «E’ possibile che dietro la strage di Bologna
ci sia la mano di qualche paese straniero. E’ possibile che nei campi
paramilitari della Libia, brigatisti rossi e neri si siano addestrati al
massacro. E’ possibile che il riavvicinamento proprio venerdi scorso delle due
diplomazie, abbia avuto contraccolpi negativi presso il governo di Tripoli.
Certamente c’è chi lavora per rendere sempre più instabile l’area del Mediterraneo...
».
Per la cronaca ignota in Italia, il 6 agosto 1980,
una borsa di plastica contenente esplosivi è stata trovata a Malta, dinanzi all’ingresso
delle aviolinee libiche in piazza della
libertà alla Valletta.
Sempre sul Corsera l’8 agosto appare un’intervista
al ministro Emilio Colombo che in sintesi attesta: «L’Italia si trova al centro
dell’area mediterranea, un’area che purtroppo è soggetta a gravi tensioni
internazionali…».
Il 28 agosto il primo ministro Dom Mintoff espelle i militari libici da Malta, mentre, ancora
oggi, le autorità tricolori di ogni ordine e grado nascondono la verità al
popolo italiano.
E’ il più grave attentato nella storia d’Italia. Chi? Come? Perché? Il governo
Renzi non risponde, in barba ai principi di uno Stato di diritto e alla trasparenza, ma una strage non va mai in prescrizione. Esiste un giudice almeno a Berlino?
riferimenti:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=jalloud
http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4-10239&ramo=CAMERA&leg=10
http://www.rainews.it/dl/grr/notizie/ContentItem-8db998f3-e3fe-4455-a00a-2f8abae8f048.html
https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/83505.pdf
http://www.parlamento.it/service/PDF/PDFServer/DF/16074.pdf
http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4-10239&ramo=CAMERA&leg=10
http://www.rainews.it/dl/grr/notizie/ContentItem-8db998f3-e3fe-4455-a00a-2f8abae8f048.html
https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/83505.pdf
http://www.parlamento.it/service/PDF/PDFServer/DF/16074.pdf
http://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/steno27a.htm#3
http://www.agi.it/regioni/emilia-romagna/2015/02/10/news/strage_bologna_gip_archiviazione_per_kram_e_frohlich-220999/
http://www.lexpress.fr/actualite/politique/carlos-juge-a-nouveau-en-france_461510.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2016/06/il-libico-jalloud-protetto-dall-italia.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=bisaglia
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=jalloud
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=cervia
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/08/nuvo-processo-sciacallo-carlos-terrorista-professione/169212/
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