18.10.24

LA MARINA MILITARE ITALIANA UNA VOLTA SALVAVA VITE IN MARE ORA LE DEPORTA!

 




di Gianni Lannes

Dal Vietnam del Nord fuggivano via mare su barche, zattere, imbarcazioni di fortuna. Naufragavano a migliaia, e a migliaia venivano assaliti e uccisi dai razziatori del tempo. Come spesso purtroppo accade di fronte alle tragedie degli altri tutti ne parlavano, tutti si commuovevano, ma nessuno faceva niente di concreto. Ricordo i visi di quelle persone e di quei bimbi meravigliosi, e i loro sguardi di gratitudine quando sbarcarono a Venezia, salvati dai marinai italiani. Oggi la nave Libra, in passato utilizzata per missioni umanitarie, viene usata per deportare i migranti in Albania su decisione del governino Meloni.



Una volta, senza voler scomodare l'eroico comandante Salvatore Todaro durante la seconda guerra mondiale, salvare vite in mare era considerato un vero onore dalla Marina Militare italiana. Nell'estate dell'anno 1979 su iniziativa del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, vengono inviate tre navi militari italiane nel Golfo del Siam: gli incrociatori Vittorio Veneto e Andrea Doria e la nave appoggio Stromboli. Alla fine vengono tratti in salvo 907 profughi vietnamiti respinti da tutti e passati alla storia come “Boat People”. È la fine di un incubo grazie a una coraggiosa iniziativa politica e militare che resta un caso unico nella storia d'Italia per efficacia, rapidità di esecuzione, etica, ma soprattutto per l'elevato valore morale.

 

Le navi, dopo aver realizzato importanti modifiche strutturali nei locali interni per sistemare novecento sessanta brande e numerosi locali igienici, e dopo aver ridotto l’equipaggio per far posto ai profughi, giungono a Creta, superano il Canale di Suez, sostano a Singapore e arrivano nella zona della missione, il Golfo del Siam, il 26 Luglio. Hanno percorso più di 8000 miglia.


 

La Vittorio Veneto individua l’imbarcazione e cala una scialuppa con a bordo un paio di marinai e un sacerdote vietnamita che stringe fra le mani un megafono: “Le navi a voi vicine sono della Marina Militare Italiana e sono venute per aiutarvi. Se volete potete imbarcarvi sulle navi come rifugiati politici ed essere trasportati in Italia. Attenzione le navi vi porteranno in Italia, non possono condurvi in altre nazioni. Se non volete imbarcarvi potete ricevere subito acqua, cibo e cure mediche (…)” Iniziano le manovre di salvataggio. I corpi dei vietnamiti, dei quali rimangono solo grandi occhi disperati, vengono tratti in salvo dai marinai e portati a bordo.


 

La Vittorio Veneto, l’Andrea Doria e la Stromboli salveranno 907 boat people tra cui 127 bambini e 15 neonati. Le tre navi faranno ritorno in Italia, dopo una sosta a Singapore, soltanto il 21 Agosto, dopo diciotto giorni di navigazione continua. 

Una lettera, scritta da un gruppo di quei vietnamiti, ringrazia l’Italia così: “(…) Voi italiani avete un cuore buono, eravamo morti e per la vostra bontà siamo tornati a vivere, siete diversi dagli altri popoli, per voi esiste un prossimo che soffre e per questa causa vi siete sacrificati (…)”.

I profughi furono accuditi amorevolmente: la metà a Chioggia e il resto in strutture del Friuli. Le navi militari italiane, pur restando imbarcazioni da guerra, furono trasformate in grandi centri di accoglienza, e tutto funzionò a ritmo continuo: le infermerie, le lavanderie, le cucine. In mezzo 125 bambini, che scorrazzarono sul ponte di volo in piena guerra fredda.

Riferimenti:

https://www.marina.difesa.it/media-cultura/Notiziario-online/Pagine/2024_07_04_missione_di_soccorso_ai_boat_people.aspx

https://www.youtube.com/watch?v=uzB5hCbuNXM

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2023/09/vittorio-veneto-al-largo-di-ustica-il.html 

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