1.4.22

SCUOLA A PERDERE!

 

foto Gilan


di Gianni Lannes


«Scuola: societa' che uccide ogni libero alunno»: ha esordito l'altro giorno all'improvviso mio figlio, a dieci anni d'eta', in quinta elementare. In base alla sua breve ma intensa esperienza scolastica - nell'era covidiota - il creativo di famiglia con una predilezione per l'invenzione di acronimi e neologismi, costretto a confrontarsi con il dolore umano da piccino, si e' fatto gia' un'idea rispondente ai fatti e non alle false narrazioni correnti ovunque, discendenti dai detentori del potere. Il giudizio metaforico di un bambino: un pensiero critico fulminante, tagliente, incisivo, senza sconti, effettivo; esso fotografa la situazione attuale in Italia, piu' di un'analisi sociologica. Dai pargoli gli adulti hanno tanto da apprendere e molto da imparare.

L'etica e' purtroppo una parola ormai in disuso almeno nell'ex giardino d'Europa, quando si baratta la didattica con gli acronimi DID e DAD per occultare il nulla scolastico a distanza, col pretesto di una pandemia fabbricata a tavolino, finalizzata a digitalizzare gli esseri umani, ovvero controllarli elettronicamente, per renderli automi manipolabili, ma non autonomi. Ipertecnologici, standardizzati e analfabeti. Oggi nella scuola è in atto sempre piu' la disumanizzazione dell’essere umano, il quale non viene più educato alla razionalità critica, insomma al dubbio, piuttosto all'esecuzione comportamentale di assurdi ordini imposti. Infanzia e adolescenza nel XXI secolo non godono ancora della liberta' di espressione, ma soltanto di pomposi diritti di carta, non esigibili concretamente.

Proprio in Italia, specificamente negli ultimi trent’anni si è assistito ad una serie di riforme che hanno radicalmente trasformato l’istruzione pubblica, orientandola sempre di più ad assecondare le esigenze e le richieste di sfruttamento del macrocosmo lavorativo, piuttosto che a promuovere l’amore per il sapere.

Questa progressiva trasformazione del sistema educativo, o meglio deriva, risponde a logiche perverse, relative alla volontà non tanto di formare culturalmente le generazioni future, quanto piuttosto di plasmarle secondo le esigenze del “mercato” e i desideri delle “classi dominanti”, all’interno di un contesto storico e culturale permeato interamente dall'abominevole forma mentis produttivo-capitalistica.

Infatti, non a caso, le istituzioni scolastiche e universitarie si sono orientate sempre di più verso la trasmissione di una “conoscenza pratica” - che prepari su misura le future “classi lavoratrici” - piuttosto che verso un sapere “fine a se stesso” che possa forgiare umanamente e culturalmente i giovani, trasmettendo loro gli strumenti necessari per sviluppare il “senso critico”, ossia una capacità di analisi oggettiva e indipendente.

Le diverse riforme del sistema scolastico che si sono susseguite nel tempo hanno portato ad almeno due conseguenze degne di attenzione, una di tipo economico e l’altra di tipo ideologico-culturale: la prima riguarda il peso crescente dei fondi privati nelle amministrazioni universitarie; la seconda la preminenza degli insegnamenti tecnici e professionali su quelli “teorici”, in virtù della predilezione della dimensione pratica e produttiva su quella teoretica.

E la scuola della disobbedienza civile di don Lorenzo Milani? E la pedagogia rivoluzionaria di Maria Montessori? Oggi l’obiettivo della scuola (pubblica) non è più formare pedagogicamente la “persona”, ma modellare su misura i futuri lavoratori sfruttati - in attesa del loro turno di alienazione - dell'epoca post-industriale, coerentemente con le trasformazioni capitalistiche orientate al transumanesimo eugenetico della “Quarta rivoluzione industriale”.

Ecco un esempio lampante del peggio realizzato dai politicanti tricolore. La riforma scolastica (ossia il peggioramento) del governo Renzi ha ripreso diversi elementi delle riforme precedenti, a riprova del fatto che la “ristrutturazione” dell’istruzione ha seguito negli anni un filo conduttore preciso che fa della scuola il luogo preposto ad assecondare i cambiamenti imposti dall’alto, plasmando le future generazioni secondo criteri funzionali agli interessi delle multinazionali e del mercato. Tra i nuclei della riforma detta “Buona Scuola” vi è quello dell’autonomia scolastica - in continuità con la legge Ruberti - e il consolidamento dell’alternanza scuola – lavoro, in continuità con le disastrose “riforme” Moratti e Gelmini.

Il fine dell’insegnamento non è più l'essere umano in quanto tale, ma il suo uso e consumo come ingranaggio della macchina industriale e lavorativa.

Evoluzione o piuttosto involuzione? Se non si coltiva lo spirito critico l'umanita' non ha futuro e seguitera' a regredire eticamente fino alla guerra finale di stampo nucleare. Occorre un nuovo rinascimento. Solo un cambio di mentalità che prenda le distanze dalla tirannia economica per transitare al paradigma dell'etica, può riuscire a mutare in positivo la decadente realta' sociale, formando non “servi” da dare in pasto al famigerato “mondo del lavoro”, ma cittadini il più possibile liberi e consapevoli. 

Riferimenti: 

Gianni Lannes, BAMBINI A PERDERE, Luigi Pellegrini editore, Cosenza, 2016.

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=analfabetismo 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=piarulli 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=pedagogia 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=scuola

Nessun commento:

Posta un commento

Gradita firma degli utenti.