28.5.21

TIK TOK: PERICOLO NON MINORE!

 


di Gianni Lannes

TikTok è un social network, germinato in Cina nel 2016 con il nome di «Douyin», con cui si possono condividere brevi clip video e musicali di durata variabile tra i 15 e i 60 secondi, aggiungendo filtri ed effetti particolari.

L'applicazione di TikTok su smartphone e tablet è stata la più scaricata a livello mondiale negli ultimi mesi. È stato stimato che gli utenti di TikToK siano in Italia circa 2,4 milioni e nel mondo oltre mezzo miliardo, quasi tutti sotto i 18 anni.

La piattaforma consente, infatti, di iscriversi ai 14enni, previo consenso dei genitori, ma a chi è ancora «preteen» basterebbe aggirare alcune domande e avere una mail per ottenere comunque l'accesso. Altra caratteristica del social è la prevalenza nettamente femminile: oltre il 65 per cento degli utenti sono ragazze, che forse sarebbe più corretto definire bambine.

Per essere popolari su TikTok bisogna essere belli ed eccezionali. Il subdolo messaggio che si snoda è creare invidia negli altri. La ragazza ideale per quell'app è giovanissima, con i capelli lunghi e le labbra carnose, l'aria sicura di sé e sexy. Le ragazzine sono pronte a tutto. E se non si è all'altezza si ricevono commenti che si burlano della loro apparenza o del loro video, giudicato ridicolo. Ed ecco che scatta il meccanismo del branco che emargina. La presa in giro a scuola, al campo di calcio, in palestra al corso di danza. Un video sbagliato, una sfida persa, può cancellarti dal gruppo».

Inoltre è emerso che su TikTok siano molto popolari le sfide: «ad esempio, quanti vestiti ci si riesce a cambiare in 60 secondi. E intanto ci si spoglia davanti una webcam, con le immagini di minori che finiscono in tutto il mondo. Un possibile spazio per i pedofili da una parte, il terreno più fertile per prendere di mira qualcuno che non è “all'altezza”, dall'altra».

Tale applicazione è popolarissima soprattutto tra i ragazzi fra 10 e 16 anni; TikTok avrebbe quindi potenzialità pericolose, perché prive di filtri: con il pericolo di pedofilia, adescamento e cyberbullismo.

Altro elemento di criticità di TikTok è che, nonostante sia conosciutissima in particolar modo tra gli under 14, è quasi ignota ad adulti ed insegnanti che quindi spesso non possono esercitare un controllo efficace e costante sul suo utilizzo da parte dei minorenni.

Nel febbraio 2019 la Federal Trade Commission degli Stati Uniti ha stabilito che TikTok dovrà pagare una multa di 5,7 milioni di dollari per avere raccolto i dati dei minori di 13 anni senza il consenso dei genitori. Secondo la Ftc, gli operatori «sapevano che molti bambini stavano usando l'app, ma hanno continuato a non richiedere il permesso dei genitori, prima di raccogliere nomi, indirizzi email e altre informazioni personali». In seguito alla decisione dell'autorità, TikTok dovrà rimuovere tutti i video caricati da minori di tredici anni.

Due anni fa il Governo indiano ha convocato i grossi gruppi statunitensi Google e Apple per chiedere loro di rimuovere dagli shop online indiani l'applicazione cinese. TikTok stimolerebbe «cultura degradante» e «incoraggiamento della pornografia», oltre ad attirare «pedofili», contenere «contenuti esplicitamente disturbanti», causare «stigmatizzazione sociale» e provocherebbe problemi di salute tra gli adolescenti.

Ogni restrizione tardiva, come sempre accade per il web, è comunque inefficace: ogni video si può duplicare e ogni utente può aggiungersi alla copia in un processo potenzialmente infinito.

A seguito della morte di una bambina di Palermo avvenuta il 21 gennaio 2021 il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto che a partire da martedì 9 febbraio a tutti gli utenti italiani della piattaforma Tik Tok fosse richiesto di confermare la propria data di nascita con l'intento di limitare l'utilizzo del social network da parte dei minorenni.

In particolare, è stato chiesto a tutti gli iscritti al social di effettuare nuovamente l'accesso all'app dichiarando, contestualmente, di avere più di 13 anni, per poter accedere regolarmente al proprio profilo e prevedendo, in caso di dichiarazione contraria, il blocco e l'eliminazione automatica dell'account dalla piattaforma.

Tuttavia, la rimozione o la conferma del profilo è stata basata sulla mera dichiarazione del singolo e, pertanto, il provvedimento rischierebbe di essere una risposta inefficace: chiunque con meno di 13 anni potrebbe mentire sulla propria data di nascita, per mantenere attivo il proprio account, nella totale assenza di ulteriori modalità di verifica.

Sebbene il Garante per la protezione dei dati personali abbia già annunciato l'intento di adottare ulteriori misure restrittive quali, ad esempio, l'utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale per la verifica dell'età, impedire l'accesso a minori dell'età minima consentita dai social è una sfida di lungo periodo.

Le drammatiche notizie di cronaca, sempre più frequenti, pongono davanti alla necessità di interrogarsi sui pericoli del web, che spesso, anche per i nativi digitali, rimane un percorso denso di ostacoli e potenziali minacce.

Secondo l'indagine «Minori e percezione dei rischi» realizzata da Ipsos per Save the Children, il «luogo» più a rischio per circa 7 ragazzi su 10 è Internet e secondo l'Osservatorio nazionale adolescenza, i più piccoli vedono la prima immagine pornografica già a 7 anni e un adolescente su cinque subisce molestie in rete.

La maxi operazione «Scacco matto» ha portato alla luce una rete di pedofili ramificata in tutta Italia e in numerose città straniere, in cui si utilizzavano sistemi anonimi come Tor e Vpn e servizi di messaggistica crittografata per scambiarsi foto e video di natura pedopornografica, catalogati in base a criteri di età, sesso ed etnia, con contenuti raccapriccianti di abusi su minori, anche neonati, alcuni dei quali vittime di pratiche di sadismo.

Di recente è stata scoperta una rete di adolescenti, tra i 13 e i 17 anni, che partecipavano ad un gruppo social, definito dagli inquirenti «dell'orrore», nel quale si scambiavano immagini «di orribili violenze e con contenuti di alta crudeltà»: ragazzini che guardano altri ragazzini e bambini abusati.

Dall'analisi del telefonino di un ragazzo coinvolto «è emerso un numero esorbitante di filmati e immagini pedopornografiche, anche sotto forma di stickers, scambiate e cedute dal giovane, rivelatosi l'organizzatore e promotore dell'attività criminosa insieme ad altri minori, attraverso Whatsapp, Telegram e altre applicazioni di messaggistica istantanea e social network. Sul telefono del ragazzo erano inoltre presenti numerosi file “gore”, la nuova frontiera della divulgazione illegale, video e immagini provenienti dal dark web raffiguranti suicidi, mutilazioni, squartamenti e decapitazioni di persone, in qualche caso di animali».

Altre indagini sono, invece, passate del tutto inosservate, come quella che ha portato a 50 arresti a Torino per detenzione di materiale pedo-pornografico e di «contenuti raccapriccianti di abusi su minori, ritraenti vere e proprie pratiche di sadismo dove le vittime erano anche neonati».

A Napoli un bambino di soli undici anni si è tolto la vita buttandosi dal balcone, probabilmente a causa di un gioco, una « challenge» come la definiscono gli adolescenti, in cui devono superare prove di crescente pericolosità sino ad arrivare al gesto estremo del suicidio o di uccidere una persona cara.

Negli ultimi anni fenomeni come la Blue Whale challenge, una serie di sfide che impongono alle giovani vittime atti di autolesionismo, sono stati ipotizzati come causa di morte di alcuni adolescenti.

Essere sempre on line, per le giovani generazioni, rischia di assottigliare la linea di demarcazione tra vita reale e virtuale, dove i limiti sono inesistenti e anche i giovanissimi sono esposti alla visione di immagini e video a carattere violento senza alcun filtro.

La pedopornografia on line continua a prosperare indisturbata, con profitti in costante crescita: quasi 7 milioni e 100 mila le foto segnalate nel 2019, il doppio rispetto al 2018 quando il contatore si fermò a 3 milioni e 50 mila circa. Quasi stabili i video (992.300 contro 1.123.793 del 2018), in aumento le chat (323 contro 234) e solo nel 2019 sono state individuate 325 cartelle complesse.

E poi c'è il Deep web», una giungla nella quale si opera e agisce nella massima libertà al punto che anche per le forze dell'ordine non è facile intervenire e operare e spesso si opera tardivamente rispetto alle tecnologie usate dai cyber-pedofili.

Il capo della polizia postale, Nunzia Ciardi, aveva denunciato un incremento dei reati relativi a pedopornografia e ricatti sessuali a danno di minori proprio durante il periodo di emergenza sanitaria.

Negli ultimi mesi, infatti, si sono ampliati i fattori e le condizioni di rischio che espongono alla pedopornografia on line, tra i quali, in particolare: l'aumento delle vulnerabilità a cui sono esposti i più piccoli; la diminuzione della supervisione genitoriale con l'aumento delle responsabilità che hanno dovuto fronteggiate; la mancanza di reti extra familiari a cui rivolgersi, prima fra tutte la scuola; l'aumento della fruizione di contenuti sessuali autoprodotti e scambiati, di cui si può facilmente perdere il controllo.

Di quali dati dispone il Governo Draghi in merito ad attività di informazione e formazione circa i rischi correlati al web e ai social network nelle scuole di ogni ordine e grado e quali iniziative intende adottare in tal senso, al fine di educare e sensibilizzare al tema i ragazzi in età scolare, con il coinvolgimento delle famiglie, a tutela della loro salute mentale e incolumità fisica?

Riferimenti:

Gianni Lannes, BAMBINI A PERDERE, Lpe, Cosenza 2016.

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=tik

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=pedofilia

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