LETTERA
APERTA AI MEDICI CHE LAVORANO NEGLI OSPEDALI
La tv
e i giornali lasciano passare ogni giorno, a tamburo battente, un
messaggio terrificante, secondo cui stiamo vivendo una "situazione
drammatica" di crescita di ricoveri e morti per Covid-19, di
terapie intensive che si stanno riempiendo e, in generale, di un
potenziale ritorno alla situazione vissuta nei primi mesi del 2020,
nonostante moltissimi medici in altri paesi europei ed extraeuropei
affermino altrimenti. Non sto a soffermarmi sul fatto che i positivi
non sono malati, che la stragrande maggioranza sono asintomatici e
che molto probabilmente non possono contagiare nessuno. Voi sapete
benissimo queste cose. Le abbiamo sentite da voi.
Il Consiglio dei Ministri, sulla
base dell'aumento del numero di positivi (proporzionale
all'aumentare del numero dei tamponi, poco affidabili, a detta di
molti) e del potenziale pericolo di un ritorno dell'epidemia, ha
prolungato lo stato d'emergenza fino al 31 gennaio 2020 (nonostante
nessuno stato di emergenza sia previsto dalla legge e dalla
Costituzione per "rischio sanitario derivante da agenti virali
trasmissibili", come evidenziato da importanti
costituzionalisti e persino dalla Sentenza di un giudice di pace,
516/2020). La maggioranza delle persone è convinta che il Sars
Cov-2 sia un virus mortale molto pericoloso e che stiamo vivendo
l'inizio di una seconda ondata che potrebbe presto riportarci
all'incubo di marzo-aprile; in virtù di ciò, la maggioranza delle
persone ha rinunciato a molte libertà personali – inibite dai
DPCM sulla base dello stato di emergenza – e ha assunto un nuovo
modello di vita, in cui vige il "distanziamento sociale",
la precauzione, la diffidenza, il terrore, con conseguenze
immaginabili sul piano della salute psichica. Inutile ribadire come
tutto ciò abbia anche un impatto sociale ed economico enorme, su
cui non mi soffermo, perché tutti sanno cosa accade a livello
lavorativo e familiare nel caso un lavoratore o un bambino
manifestino sintomi riconducibili al Covid-19 (o alla normale
influenza, comune nel periodo autunnale).
La totale assenza di dibattito
scientifico e politico sull'efficacia e l'attendibilità dei tamponi
– dibattito che avviene, invece, in altri paesi europei ed
extraeuropei con ampia produzione di letteratura – suscita in
molti diffidenza nei confronti delle misure a cui i cittadini sono
costretti a sottostare. Si crea un clima di divisione:
"negazionisti" cattivi contro bravi seguaci del sistema,
con riflessi nei rapporti tra le persone. Chi "osa" anche
soltanto porre domande o manifestare perplessità, viene etichettato
come "negazionista" e ritenuto addirittura potenzialmente
pericoloso per la comunità. Chi viene trovato positivo, senza avere
spesso la certezza di esserlo (i casi dei falsi positivi sono molto
probabili, come ben sapete), si trova confinato in casa, assieme ai
suoi cari, i quali anche devono rinunciare al lavoro o alla scuola,
terrorizzati di beccarsi multe in caso di "evasione" ed
ignari del fatto che solo l'autorità giudiziaria può ordinare la
permanenza domiciliare. Viviamo in un film di fantascienza.
La Regione Campania ha protocollato
una nota che dice che “L’Unità di crisi è l’unico
organismo abilitato a fornire indicazioni e riscontri agli organi di
stampa e a quelli radiotelevisivi e ai social media. È pertanto
inibito a tutti gli organi aziendali rilasciare informazioni e
interviste o intrattenere collaborazioni con i predetti organi senza
espressa autorizzazione di questa unità di crisi”. Ma l'Art.
21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare
liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni
altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad
autorizzazioni o censure.” Queste sono cose che non possono
accadere in un regime democratico. Cosa hanno da nascondere, per cui
non vogliono che un medico – sotto sua responsabilità e garanzia
costituzionale – esprima il proprio pensiero sulla situazione
presente negli ospedali? E cosa avviene, nel caso in cui un medico,
seguendo la sua coscienza, decida di violare il protocollo regionale
o l'ordine dell'organismo superiore?
Mi rivolgo dunque ai medici,
soprattutto quelli giovani, che erediteranno il futuro modello
sanitario: non rinunciate al diritto di parola che la vostra
Costituzione vi garantisce; non rinunciate a dire la verità. Se
davvero la situazione negli ospedali è drammatica, come dicono gli
organi di stampa e le televisioni, se davvero siamo in procinto di
rivivere la situazione di marzo-aprile, se davvero non esistono cure
mediche efficaci per cui le persone possano gestire un'eventuale
malattia a casa in serenità come avviene con l'influenza e se
l'unica speranza per il futuro è un fantomatico vaccino, allora
ditecelo con chiarezza, onestà e determinazione e noi seguiremo le
regole dettate per prevenire il contagio, rinunciando anche a
qualche libertà. Se, invece, la situazione è diversa da come
traspare dai giornali e dalla bocca dei politici e dei "tecnici",
allora vi supplico di trovare il coraggio di denunciarla, tutti
insieme. Se parlate tutti insieme, nessuno potrà attaccarvi, come
avviene fuori dall'Italia. Gli esseri umani hanno bisogno di vivere,
di condividere, di riunirsi, di mostrare sorrisi, dare abbracci,
ritrovare la serenità perduta. Dobbiamo tornare a vivere, ne
abbiamo bisogno.
Questo virus, attualmente, è così
pericoloso come lo descrivono? Davvero i malati di Covid-19 stanno
intasando le terapie intensive come avveniva a marzo? Veramente
stiamo vivendo un'emergenza sanitaria o un rischio di emergenza
imminente? Non abbiate timore di dire la verità, qualunque essa
sia, perché la verità rende liberi, mentre la menzogna rende
schiavi. La posta in gioco, qui, è alta: si vince tutto o si perde
tutto. Vale la pena rinunciare alla libertà per la sicurezza, come
recentemente ha dichiarato un importante politico? La situazione
sanitaria ed epidemiologica lo richiede?
Mi spiace caricarvi di tanta
responsabilità, ma siamo nelle vostre mani, ancora una volta.
Diteci la verità, senza paura, perché non siete voi quelli che
devono avere paura, sono altri, che hanno paura di voi. In molti
paesi europei, i medici si sono uniti e hanno iniziato a narrare
verità diverse da quelle propagandate dai media e dai politici; i
tribunali si sono espressi, e si esprimeranno ancora; lo stato
d'emergenza non esiste, ma esiste buon senso e giusta cautela. Voi
medici non avete solo la responsabilità di salvare vite umane – e
Dio sia lodato se ci siete! –, avete anche la responsabilità di
riferire ciò che è vero e denunciare eventuali menzogne. Ricordate
e recitate il Giuramento come un mantra:
“Giuro di esercitare la
medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento
contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e
l'indipendenza della professione; di perseguire la difesa della
vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del
dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e
libertà della persona cui con costante impegno scientifico,
culturale e sociale ispirerò ogni mio atto professionale”.
Abbiamo bisogno di voi, ora più che
mai. Il futuro della salute pubblica dipende da voi, e da noi,
insieme, non da organismi o individui spesso in conflitto di
interesse. Siamo noi gli artefici del nostro futuro. Grazie a tutti
voi per l'attenzione. Su la testa!
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