9.1.18

CASSAZIONE: “CHIUDERE LE SCUOLE A RISCHIO SISMICO”




Sì al sequestro di scuole non in regola con i criteri antisismici. La suprema corte si è pronunciata con la sentenza numero 00190, depositata l'8 gennaio 2018: «nel carattere non prevedibile dei terremoti, la regola tecnica di edificazione è ispirata alla finalità di contenimento del rischio di verificazione dell’evento». Per questo «la inosservanza della regola tecnica di edificazione proporzionata al rischio sismico di zona, anche ove quest’ultimo si attesti su percentuali basse di verificabilità, integra pur sempre la violazione di una norma di aggravamento del pericolo e come tale va indagata e rileva ai fini dell’applicabilità del sequestro preventivo».

Uno dei casi più emblematici, anzi vergognosi e già dimenticati dalle istituzioni, è quello abruzzese. «L'Aquila: "Scuole a rischio sismico". I genitori inviano una lettera a Gentiloni”. Otto anni dopo il terremoto del 6 aprile 2009 migliaia di alunni ancora non sanno se le loro aule sono sicure. Solo quattro delle scuole riparate da 'lievi danni', ha una verifica di vulnerabilità sismica e gli indici sono preoccupanti. Per tutte le altre (eccetto i MUSP) manca una stima» aveva riportato la cronaca del giornale La Repubblica l’8 maggio 2017.
 
Dunque sono da chiudere allo scopo di prevenzione in attesa di ristrutturazione o della costruzione di nuovi edifici, le scuole che non rispettano in pieno gli standard di sicurezza anticrollo in caso di terremoto, anche nel caso in cui lo scostamento dai parametri sia minimo e anche se la struttura si trova in una zona a basso rischio sismico.

Ma cosa ha combinato il governo italiano, al di là delle vuote promesse annunciate già nel 2009? Un bel niente in concreto, se non sottrarre stanziamenti pubblici alla scuola pubblica per destinarli alla guerra, facendo lievitare la spesa militare a circa 30 miliardi di euro soltanto nel 2016.






riferimenti:

Gianni Lannes, TERRA MUTA, LPE, Cosenza 2013.


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