29.6.16

GLIFOSATO: UN ASSASSINO SPONSORIZZATO DAL PARLAMENTO EUROPEO



Veneto: prosecco al glifosato


di Gianni Lannes


Ecco un marchio doc: il prosecco al glifosato. Il 30 giugno è in scadenza a livello europeo l’autorizzazione del glifosato, già prorogata dal 31 dicembre 2015, in attesa della revisione paritetica e della consultazione finale con gli Stati Membri. L'autorevole agenzia per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha classificato il glifosato, in relazione alla salute umana, come “cancerogeno probabile” 2A.  Oltre  all’azione  oncogena  il  glifosato,  come  risulta  da  numerosi  studi scientifici, sembra agire anche come “interferente  endocrino”, perturbando  molteplici e delicate funzioni cellulari.



Il cosiddetto parlamento europeo in passato aveva già approvato il micidiale glifosato per altri 7 anni, forzando ogni principio di precauzione per la salute umana e di madre Terra. Si tratta di una sostanza potenzialmente cancerogena, che le regioni italiane ne finanzieranno l’uso (e l’abuso) addirittura con solide iniezioni di denaro pubblico, spremuto all’ignaro contribuente. Più precisamente i quattrini usciranno alla voce fondi pubblici della pec, destinati alle misure per l’agricoltura insostenibile. Insomma, quando l’ecologia diventa solo un simulacro per garantire sporchi affari sulla pelle della collettività e dell’ambiente.

Alla campagna “stop glifosato” hanno aderito in Italia ben 32 associazioni. Esse hanno scritto al governo Renzi e alle regioni, chiedendo di «applicare il  principio  di  precauzione in nome della tutela della salute pubblica, vietando definitivamente e in maniera permanente la produzione, la commercializzazione e l’uso di tutti i prodotti a base di glifosato e la rimozione del prodotto  da  tutti  i  disciplinari  di  produzione  che  lo  contengono,  prevedendo  l’esclusione  da  qualsiasi  premio  nei  Piani  di  Sviluppo  Rurale  2014    2020  per  le aziende che ne fanno uso».   

Definito nel 2015 dallo Iarc, sicuro cancerogeno per gli animali e fortemente a rischio per gli esseri umani, il glifosato è il pesticida più usato al mondo. Infatti, è presente in 750 formulati tra i quali il glinet e il roundup, quest’ultimo spacciato sul mercato dalla criminale Monsanto in abbinamento a sementi ogm, disseminate in quantità industriali anche in Italia, con il beneplacito sottobanco delle autorità tricolore.

Il glifosato, appunto, è sospettato di essere alla base di gravi pericoli come l’insorgenza della celiachia. Esistono inoltre correlazioni epidemiologiche tra l’esposizione al glifosato e il linfoma non-Hodgkin e gli aumenti di leucemie infantili nonché malattie neurodegenerative come il Parkinson.       

La decisione dell’EFSA (European Food Safety Authority), supportata dalla relazione dell’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR), non tiene in considerazione una vasta gamma di studi scientifici pubblicati da riviste internazionali indipendenti, che sono stati invece valutati e considerati rilevanti dallo  IARC; minimizza senza adeguata giustificazione i risultati positivi di cancerogenicità sugli animali; infine, si basa in buona parte su studi mai pubblicati e forniti dalle stesse multinazionali che producono il glifosato, in contrasto con le più elementari garanzie di indipendenza e in evidente conflitto d’interessi. Un elemento quest’ultimo molto preoccupante e che dovrebbe di per sé spingere i governi e le Istituzioni Europee a prendere le  distanze  dalla  posizione  dell’Agenzia:  viene  qui  messa  in  gioco  la  credibilità  stessa dell’Unione Europea. 

In assenza di consenso scientifico sulla cancerogenicità del glifosato, il  parlamento  europeo, la relativa commissione di burocrati ineletti e gli Stati  membri abbiano la responsabilità di proteggere prima di tutto la salute dei cittadini, adottando il principio di precauzione, in ossequio alla convenzione europea di Aarhus.

Dalla produzione lo sfruttamento ha inglobato la sfera del consumo introducendo merci adulterate e nocive, ed ha invaso i beni naturali indivisibili (acqua, aria, suolo) modificandone lo status chimico-fisico, fino a generare zone sempre più ampie di incompatiblità vitale. 


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