15.4.15

SARDEGNA: DISCARICA INTERNAZIONALE, BELLICA E INDUSTRIALE





 di Gianni Lannes


In questa isola meravigliosa la qualità della vita muore. In compenso aumentano le speculazioni e le chiacchiere fritte. E’ un dato di fatto: in alcune aree della Sardegna si sta peggio che nel resto dell’Italia. In generale, ci si ammala di più di malattie respiratorie e dell’apparato digerente. In particolare, gli uomini sono più colpiti da tumori del polmone, del fegato e del sangue. Malattie che sono in gran parte causate dall’inquinamento ambientale e dalle esposizioni professionali. Non a caso, le aree dove si sta peggio sono quelle industriali (a Nord, Porto Torres; a Sud, Portoscuso e Sarroch), e quelle minerarie di Arbus e di Iglesias. Ma non solo: anche alla Maddalena si registra un eccesso di linfomi.


La denuncia è contenuta nel «Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da poli industriali, minerari e militari della Regione Sardegna» (pubblicato come supplemento al numero 1 del 2006 di Epidemiologia & Prevenzione). Complessivamente sono 18 le aree considerate a rischio (suddivise in industriali, minerarie, militari e urbane) che sono state analizzate nel Rapporto, per un totale di 71 comuni e circa 850.000 abitanti, ossia poco più della metà della popolazione della Sardegna.




Sono trascorsi 10 anni, e lo Stato italiano non ha realizzato alcuna bonifica, mentre i governanti eterodiretti e telecomandati della regione Sardegna hanno propinato alla gente, solo parole al vento. La sesta flotta United States of America, dopo aver inquinato per 35 anni ha tolto il disturbo senza procedere al disinquinamento nucleare e i governi tricolore non hanno fiatato, come al solito.

La Sardegna offre ancora oggi allo Stato italiano circa il 60 per cento nell'intero territorio statale destinato ad attività militari. Oltre al poligono del Salto di Quirra-Capo San Lorenzo esistono quello di Capo Teulada (provincia Carbonia-Iglesias) e quello di Capo Frasca (Oristano), l'aeroporto militare di Decimomannu e ancora una serie di basi e infrastrutture militari e civili legate per vicinanza o per funzione ai centri maggiori. 

Esistono basi militari statunitensi - Monte Limbara (dismessa), Tempio; Isola di Tavolara, Olbia - mentre da 8 anni è stata chiusa la base della Maddalena consessa illegalmente da Andreotti, a lungo operativa (dal 1972), destinata ai sommergibili nucleari e ora ceduta alla Marina militare italiana (base di S. Stefano).

Tutte le basi e i poligoni militari rispondono alla Difesa italiana e ai comandi Nato e statunitensi. Le autorità locali non hanno alcuna possibilità reale di intervento né di negoziazione: tutto passa attraverso i canali governativi centrali; nelle basi si svolgono diverse attività, legate all'addestramento delle truppe, alle esercitazioni, alla sperimentazione degli armamenti. In particolare il poligono del Salto di Quirra ospita regolarmente sia la sperimentazione di armamenti, sia le dimostrazioni da parte delle aziende produttrici ai potenziali clienti. Il 40 per cento dell'attività che vi si svolge, infatti, è privata, non pubblica. Il poligono viene affittato a chi ne fa richiesta per 50 mila euro l'ora.

E' ovvio che non sarà la magistratura a risolvere questi gravissimi problemi, ma soltanto una mobilitazione popolare, una decisiva azione politica autoctona e indipendente da qualsiasi centro di potere. 

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