di Gianni Lannes
Gli euroburocrati che decidono il destino del popolo italiano pensano che italiane ed italiani siano soltanto carne da macello, al massimo cavie per esperimenti non autorizzati dalla gente, ma che comunque vanno in onda sulla nostra pelle di esseri socialmente disuniti.
Dopo aver affondato impunemente per decenni centinaia di navi dei veleni e migliaia di container zeppi di scarti pericolosi delle industrie tedesche, francesi, elvetiche, olandesi eccetera - sempre a Bruxelles si sono detti: perché scontentare Piemonte, Lazio, Campania e Basilicata, che si terranno per sempre le scorie. E non fare una sorpresa alla Sardegna?
«Il
Deposito Nazionale sarà costituito da una struttura di superficie, progettata
sulla base degli standard IAEA e delle prassi internazionali, destinata allo
smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media
attività».
E’ quanto è scritto a pagina 30 dell’audizione Sogin
Spa, ovvero «Atto del Governo n° 58 (Gestione combustibile nucleare esaurito e
rifiuti radioattivi)».
Dunque, la prima menzogna del Governo italiano è che
non ci sarà un unico deposito nazionale. Infatti, per i rifiuti nucleari più pericolosi,
ad alta attività o se preferite di terza categoria, è previsto un deposito di
smaltimento geologico, vale a dire, nelle profondità della terra.
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/04/scorie-nucleari-i-trucchi-per-conto.html
In passato, lo Stato italiano ha nascosto una quantità consistente di scorie nucleari, ben 350 metri cubi provenienti dalla centrale atomica militare di Pisa (Camen, già Cresam infine Cisam) nella miniera di Pasquasia in Sicilia (chiusa inspiegabilmente, seppure produttiva), dove ha operato l’Enea per un esperimento in materia di confinamento di scorie nel sottosuolo.
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/04/scorie-nucleari-i-trucchi-per-conto.html
FONTE APAT |
In passato, lo Stato italiano ha nascosto una quantità consistente di scorie nucleari, ben 350 metri cubi provenienti dalla centrale atomica militare di Pisa (Camen, già Cresam infine Cisam) nella miniera di Pasquasia in Sicilia (chiusa inspiegabilmente, seppure produttiva), dove ha operato l’Enea per un esperimento in materia di confinamento di scorie nel sottosuolo.
fonte APAT |
E’ sufficiente esaminare il primo inventario nazionale
sulla contabilità nucleare redatto dall’Enea nel 2000 e successivamente dall’Apat,
per appurare che dei 700 metri cubi sfornati dal reattore RTS 1, gestito dallo
Stato Maggiore della Difesa, mancano oggi all’appello appunto 350 metri cubi.
I depositi di rifiuti nucleari realizzati recentemente
dalla Sogin - a Trino, Saluggia, Bosco Marengo, Borgo Sabotino, Garigliano,
Trisaia - non sono “confinamenti temporanei” o momentanei, anche se le autorità, gli esperti di regime unitamente agli ambientalisti venduti al miglior offerente, lo vogliono far credere a tutti gli ingenui. Il settimo deposito di superficie sarà impiantato
in Sardegna. "Tanto i sardi si vendono in cambio di qualche posto di lavoro, e poi sono già imbottiti di scarti radioattivi che dai vasti poligoni militari sono fluiti nel ciclo biologico", hanno pianificato dall'alto quelli che comandano a casa nostra, beninteso per conto terzi.
Altra menzogna di Stato: la quantità di scorie da
allocare nel predetto sito sardo. L’ultimo inventario nucleare dell’Apat tra
rifiuti e combustibile irraggiato, indica una quantità complessiva di 26.137
metri cubi. La Sogin, invece, ne ha già stimato 90 mila metri cubi. Qual è la reale
provenienza di ben oltre 60 mila metri cubi di scorie atomiche? La risposta è
scontata: l’Europa.
Basta una semplice ricerca e due minuti di tempo per
appurare che dietro le due direttive Euratom (2009/71 – 2011/70) si nascondono
nientedimeno che i soliti profittatori internazionali. La Svizzera, ad esempio, non fa parte dell'Unione europea, ma detta legge in materia di
spazzatura nucleare, dopo aver già inondato il nostro Paese, con la sua incontenibile immondizia chimica e nucleare.
Agli scettici, a parte il decreto legislativo del 4 marzo 2014, emanato da Napolitano, si raccomanda la lettura di un illuminante
documento dell’Enea stilato ad uso del Governo italiano, licenziato espressamente
il 3 febbraio 2014 per le Commissioni riunite Ambiente e Industria Senato della
Repubblica si legge:
«All’art. 3 comma 6 vengono fissate le condizioni
alle quali sono soggette le spedizioni, importazioni ed esportazioni di rifiuti
radioattivi e di combustibile nucleare esaurito che possono essere smaltiti
anche in Paesi Terzi con i quali siano vigenti specifici accordi sotto l’egida
della Comunità. Infatti la Direttiva riconosce esplicitamente i possibili
benefici di un approccio “dual track”, tendente ad affiancare alla creazione di
un deposito nazionale anche un deposito geologico multinazionale condiviso, che
possa essere incluso nei programmi di gestione dei rifiuti radioattivi nei vari
Paesi Europei. Per quanto riguarda i rifiuti ad alta attività, l’ENEA aderisce
all’Associazione privata “ARIUS” (Association for Regional and International
Underground Storage, con sede in Svizzera) dalla sua creazione nel 2002, della
quale ha anche detenuto per qualche tempo la presidenza e partecipa ai lavori
di ERDO-WG (European Repository Development Organisation – Working Group). Tale
gruppo ha la proprietà del concetto di deposito consortile europeo condiviso
per quelle nazioni che, essendo dotate di modesti inventari di rifiuti
nucleari, troverebbero di difficile gestione ed antieconomica la collocazione di
tali materie in un deposito definitivo nazionale. La Direttiva, anche per il
lavoro di sensibilizzazione svolto da ARIUS presso la Commissione Europea,
considera questa opzione anche in caso di destinazione verso Paesi terzi
esterni all’Unione, previo accordo con la Comunità (Ch.1 Scope, Definitions and
General Principles, art.4, punto 4). Si ritiene necessario sottolineare che
l’adesione dell’Italia alla costituzione del consorzio ERDO (European
Repository Development Organisation) per lo sviluppo di un deposito geologico
profondo regionale condiviso in ambito europeo è una opzione importante sia dal
punto di vista politico, che dal punto di vista dell’accettabilità sociale;
prevede una strategia ed una decisione a livello istituzionale, anche alla luce
di quanto avvenuto in Italia con l’esito del referendum che ha, di fatto,
sancito la chiusura del programma nucleare nel nostro Paese e, quindi, il
proprio inventario dei rifiuti radioattivi rimarrà nei prossimi anni pressoché
stabile».
Esaminando una miriade di carte ufficiali (Governo,
Sogin, Enea, Unione Europea, Iaea) è facile rendersi conto che dietro a tutto si profila un unico intento, mascherato a parole dalla sicurezza ambientale,
vale a dire, il profitto economico a tutti i costi quel che costi.
Dagli anni ’50 non è cambiato nulla, sempre a prendere ordini dagli “alleati” angloamericani. Nel 1959 ad Ispra in provincia di Varese, viene allestito il primo reattore nucleare (impianto di ricerca poi regalato all’Europa): è la premessa per la produzione di energia generata dall’atomo, senza valutare le conseguenze ambientali e sanitarie, sul territorio e da danno della popolazione. Così l’Italia eterodiretta per volere di Washington innalza le sue centrali in luoghi inidonei, con il fine certo di produrre energia elettrica, ma al contempo plutonio, utile per le bombe atomiche. Latina con il reattore a grafite e uranio. Trino Vercellese e Garigliano alimentate dall’uranio arricchito. Nel 1980 giunge anche Caorso, in mezzo al Po, un impianto che funziona con gli stesso combustibili del Garigliano. Nel frattempo, dal 1963 è attiva anche la centrale nucleare militare, ovviamente segreta del Camen, oggi Cisam, ed una miriade di reattore nucleari di ricerca: università di Palermo, Milano, Padova, Pavia. L’Italia non aveva e non ha una politica ecologica di smaltimento della spazzatura nucleare. Non a caso - attesta la banca dati internazionale Iaea - nel 1967 inabissa i primi 23 metri cubi di scorie nucleari, consentendo in seguito ad alcuni Stati europei che vanno per la maggiore (Germania, Francia, Svizzera, ad esempio) di inabissare nel Mediterraneo di tutto e di più.
Dagli anni ’50 non è cambiato nulla, sempre a prendere ordini dagli “alleati” angloamericani. Nel 1959 ad Ispra in provincia di Varese, viene allestito il primo reattore nucleare (impianto di ricerca poi regalato all’Europa): è la premessa per la produzione di energia generata dall’atomo, senza valutare le conseguenze ambientali e sanitarie, sul territorio e da danno della popolazione. Così l’Italia eterodiretta per volere di Washington innalza le sue centrali in luoghi inidonei, con il fine certo di produrre energia elettrica, ma al contempo plutonio, utile per le bombe atomiche. Latina con il reattore a grafite e uranio. Trino Vercellese e Garigliano alimentate dall’uranio arricchito. Nel 1980 giunge anche Caorso, in mezzo al Po, un impianto che funziona con gli stesso combustibili del Garigliano. Nel frattempo, dal 1963 è attiva anche la centrale nucleare militare, ovviamente segreta del Camen, oggi Cisam, ed una miriade di reattore nucleari di ricerca: università di Palermo, Milano, Padova, Pavia. L’Italia non aveva e non ha una politica ecologica di smaltimento della spazzatura nucleare. Non a caso - attesta la banca dati internazionale Iaea - nel 1967 inabissa i primi 23 metri cubi di scorie nucleari, consentendo in seguito ad alcuni Stati europei che vanno per la maggiore (Germania, Francia, Svizzera, ad esempio) di inabissare nel Mediterraneo di tutto e di più.
A metà degli anni '60 il Governo italiano realizza in Basilicata il primo cimitero nucleare, mascherandolo con un centro di ricerca, prima del CNEN, poi dell'ENEA. Alla Trisaia, a parte l'Itrec, ha operato attivamente l'Eni con una fabbrica di combustibili nucleari in società con un'azienda del governo inglese, ossia l'UKAEA. Le 86 barre dell'Elk River cedute da Washington - 20 soltanto riprocessate - sono ben altra cosa cosa, ovvero il ciclo uranio-torio. L'Eni ai magistrati ha sempre negato la produzione di plutonio alla Trisaia. Ma a luglio del 2013, in un'operazione quasi segreta, sono stati portati via da questo centro atomico in Lucania, ben 20 chilogrammi di uranio e plutonio, poi imbarcati su una nave diretta negli Stati Uniti d'America. Obama al recente vertice europeo di fine marzo ha ringraziato i maggiordomi della repubblichetta delle banane, per la cessione gratuita del materiale strategico. Appunto: quanto plutonio è stato prodotto dalle 5 centrali nucleari italiane? A proposito mister Napolitano, dove è finito?
Ma chi si è arricchito realmente con l'affarone dell'atomo nel
belpaese? Vediamo un pò: prevalentemente società nordamericane e inglesi:
General Electric, Westinghouse, Abb, Ukaea, Eni, Enel, Fiat. A pagare in termini
economici nonché di perdita di salute è soltanto la popolazione, che non ha
avuto benefici di alcun genere. Infatti l’attività di decomissioning viene finanziata dall’ignaro contribuente italidiota
attraverso la componente A 2 della tariffa elettrica (la bolletta della luce).
Lo hanno stabilito il Decreto interministeriale 26 gennaio 2000, la legge 83
del 2003 e il decreto interministeriale 3 aprile 2006.
Nel 1999 lo Stato ha inventato la Sogin un eufemismo, il cosiddetto decommissioning, inserendola nel portafoglio
del ministero del tesoro. Nel 2010 la Corte dei Conti ha bocciato la gestione Sogin, oggi in nettissimo ritardo sulla tabella di marcia. In ogni caso, le ecomafie
di Stati e le multinazionali del crimine ringraziano lo Stato tricolore. Tanto pagano sempre i "fessi". A proposito Matteo Renzi, che ne sarà della centrale nucleare della Difesa, in riva al Tirreno in quel di Pisa?
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=CAMEN
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=ENEA
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=ENI
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=NAVI+VELENI
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=la+spezia
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http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2011:199:0048:0056:IT:PDF
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:172:0018:0022:IT:PDF
http://www.world-nuclear.org/info/nuclear-fuel-cycle/nuclear-wastes/international-nuclear-waste-disposal-concepts/
http://www.fanr.gov.ae/En/MediaCentre/News/Pages/UAE-Nuclear-Regulator-hosts-Radioactive-Waste-Management-Workshop-for-the-Middle-East-and-North-Africa-.aspx
http://www.iaea.org/INPRO/4th_Dialogue_Forum/DAY_4_2_August-ready/3._-_Kickmaier_INPRO_Forum_Aug_2012.pdf
http://www.nirs.org/mononline/nm746_48.pdf
http://www.world-nuclear.org/info/Nuclear-Fuel-Cycle/Nuclear-Wastes/Radioactive-Waste-Management/
http://www.enea.it/it/produzione-scientifica/pdf-volumi/RDSSintesi200911I.pdf
http://www.arius-world.org/pages/pdf_2008/WM_08_paperSAPIERRCMcC.pdf
http://www.arius-world.org/pages/pdf_2006_7/05_Braunschweig_11_2007%20.pdf
http://www.arius-world.org/pages/pdf_2006_7/B-EurUP-March%202006.pdf
http://www.arius-world.org/pages/pdf_2006_7/D-Bulletin%20of%20Atomic%20Scientists%20publication-in%20Press.pdf
http://www.arius-world.org/pages/pdf_2006_7/02-Las%20Vegas%20IHLRWM,%20Apr30-May4-2006.pdf
http://www.arius-world.org/pages/pdf2005/ICEM-1329-Stefula-McCombie.pdf
http://www.arius-world.org/pages/pdf2005/IAEA_Safety_Conference-Tokyo-October.pdf
http://www.arius-world.org/pages/pdfs_pub/Dubrovnik%202004%20SAPIERR.pdf
http://www.sapierr.net/
http://www.earth-prints.org/bitstream/2122/1142/1/Amorino-Quattrocchi.pdf
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http://www.earth-prints.org/bitstream/2122/1142/1/Amorino-Quattrocchi.pdf
Da tempo l'Italia è stata identificata come l'immondezzaio del mondo. Culla della civiltà occidentale, troppo superiore a qualsiasi altro paese del mondo quanto a clima, posizione geografica, patrimonio storico-culturale e patria della maggioranza dei geni che hanno cambiato il mondo (o che avrebbero potuto cambiarlo), adesso deve soccombere all'oscurantismo e allo strapotere occulto di organismi e Stati controllati da folli e inquietanti personaggi.
RispondiEliminaCari amici miei, e sono veramente STANCO di ripeterlo, se non troviamo il modo di mettere da parte individualismo e interpretazioni personali e non capiamo che ci hanno resi SCHIAVI IDIOTI da tastiera o touch-screen, saremo tutti morti entro 20 anni e i nostri figli non avranno la possibilità di crescere sani e vivere la loro vita.
Se non ci sarà questo sforzo comune, visto che gli eroi solitari fanno generalmente una brutta fine e concludono poco, io mi laverò le mani dell'Italia, della libertà, del popolo, della democrazia, della Costituzione, dei diritti: ognuno per se e buona fortuna a tutti. Fuck the world.
I cambiamenti avvengono nella vita REALE, non in quella VIRTUALE. Se le cose stanno come mostra questo articolo noi siamo perduti e se non facciamo niente ma stiamo incollati a questi cazzo di inebetitori mentali a disquisire, mentre quelli là fuori ci rovinano a tempi vertiginosi, non siamo degni di vivere.
Qualche proposta? Nessuna idea?