29.1.24

MAI PIU'?

 

di Gianni Lannes

Accade ora, sotto gli occhi distratti e inerti del mondo, segnati per larga parte dall'indifferenza o dalla disumanità. Ospedali distrutti, università, chiese, scuole e moschee fatte saltare in aria, cimiteri dissacrati, giornalisti, medici e poeti trucidati e migliaia di civili ridotti a danni collaterali. Per non dire delle oltre 30 mila persone - il 70 per cento donne e bambini - che l'esercito di Israele ha assassinato in appena 100 giorni con l'appoggio incondizionato dell'Occidente, Italia in prima linea.

Ora è stato finalmente abbattuto il tabù: lo Stato ebraico di Israele è imputabile di genocidio. La Corte internazionale di giustizia ha riaffermato il “senso del mai più”. Il pronunciamento ha infranto per la prima volta nella storia il nesso fra l'unicità della Shoah e l'impunità criminale di Israele: come scudo contro l'imputabilità di tutte le violazioni legate all'occupazione de territori palestinesi e come immunità e impunità rispetto alle norme del diritto internazionale. Proprio questo nesso ha assicurato per oltre mezzo secolo a Israele una sorta di impunità nativa. La situazione offre l'opportunità di rompere l'omertà della complicità occidentale, Italietta meloniana compresa. Proprio nel silenzio delle tenebre risiedono e si intrecciano l'antisemitismo e il razzismo occidentale nella costruzione della modernità dagli spazi coloniali al cuore dell'Europa, come avevano evidenziato Hannah Arendt, Zygmunt Bauman e Aimé Cessaire.

Qualunque sia l'efficacia degli obblighi imposti ora al governo del macellaio Netanyahu, restano due fatti ineludibili e innegabili: è stata rigettata la richiesta israeliana di archiviazione dell'accusa di genocidio nei confronti del popolo palestinese; infatti la denuncia del Sudafrica è stata dichiarata non infondata, ovvero plausibile. Vale a dire: Israele si trova sotto processo di fronte all'umanità per difendersi dall'accusa evidente di genocidio.

Per la prima volta gli obblighi cui il diritto internazionale assoggetta Israele sono vincolanti. Questo pronunciamento impegna tutti noi, popoli degli Stati del mondo, ad agire per renderli efficaci. Tali vincoli possono essere anche disattesi sopprimendo così di fatto la supremazia del diritto internazionale sull'arbitrio degli Stati nazionali, tornando ad accettare la barbarie della guerra.

Il futuro di Israele (e dei suoi alleati occidentali) non può risiedere nell'occupazione militare e nella violenza coloniale.

Per dirla con Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate; anche le nostre”.

Il giorno della memoria? Per me è tutti i giorni. E non  riguarda soltanto gli ebrei, bensì tutti gli esseri umani, senza alcuna distinzione. Anche se guardandomi intorno viene da pensare che l'uomo non abbia imparato niente dal passato, ma ricominci ogni volta daccapo impastando la violenza con l'odio, la guerra e la crudeltà. Bisogna dare un senso non retorico alla memoria, alla storia e alla cronaca, che a partire dal passato, si protenda verso il presente per illuminare il futuro in un autentico rinascimento. 

Riferimenti:

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=israele 

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