di Gianni Lannes
E il carrozzone tricolore va, ad un soffio dalla disintegrazione del belpaese, ormai colonia a stelle e strisce nel tessuto istituzionale. Mentre la popolazione italiana è banalmente distratta dal teatrino televisivo dei politicanti italidioti, le basi italiane di Ghedi ed
Aviano ospiteranno complessivamente 70 nuove bombe nucleari B61 versione 12, che
sostituiranno le obsolete B61. Foto satellitari, pubblicate dalla Federation of American Scientists, mostrano
le modifiche già effettuate nelle basi di Aviano e Ghedi-Torre per piazzarvi le nuove bombe atomiche. L’Italia diventa ancor più un bersaglio atomico mediante l’installazione
“alleata” di una nuova arma che vanta una testata nucleare della potenza media,
pari a quella di quattro bombe di Hiroshima. Sempre in Italia nei pressi di Livorno (Camp Darby) e a Sigonella ai piedi dell'Etna (un vulcano attivo) risultano presenti altri due grandi depositi di armamenti nucleari e convenzionali ad elevato potenziale, in palese violazione della sovranità italiana e della Costituzione Repubblicana. C'è un giudice almeno a Berlino?
Il governo grillo-leghista invece di adottare iniziative per consentire, nel rispetto degli impegni internazionali assunti in passsato, la sottoscrizione del trattato giuridicamente vincolante sul divieto delle armi nucleari, approvato a New York il 7 luglio 2017 dalla Assemblea generale dell'ONU, promuovendo le conseguenti procedure di ratifica dello stesso, si accinge a procedere all'acquisizione delle componenti hardware e software necessarie per equipaggiare la versione dell'F-35A con le armi nucleari B-61-12.
Con la presenza simultanea sul territorio italiano di
B61-12, F-35 e della stazione Mobile User Objective System (MUOS) in Sicilia,
sistema di telecomunicazione satellitari della Marina militare degli Stati
Uniti d'America, l'Italia, in un preoccupante quadro di corsa al riarmo atomico
e di crescente tensione, diventa un bersaglio prioritario di un'eventuale
rappresaglia nucleare.
L'Italia, che fa parte del gruppo di pianificazione nucleare
della North Atlantic Treaty Organization (NATO), mette a disposizione non solo
il suo territorio per l'installazione di armi nucleari, ma anche piloti
italiani che, dimostra la FAS, sono addestrati all'attacco nucleare sotto
comando USA con i cacciabombardieri Tornado schierati a Ghedi; anche i previsti
caccia F-35A destinati all'aeronautica italiana saranno integrati, come
annunciato dall’U.S. Air Force, con la B61-12.
Il primo lotto, da collocare in Europa dovrà essere
consegnato entro il marzo del 2020. L’intera produzione B61-12 si completerà
nel 2025 e coinciderà con il ritiro dal servizio del sistema d’arma
all’idrogeno B83 con resa massima di 1,2 megatoni. Le B61-12 LEP (life
extension program) resteranno in servizio fino al 2050. La prima versione della
bomba nucleare tattica entrò in servizio nel 1968 e da allora rimane uno dei
pilastri principali dell'arsenale nucleare statunitense.
La letalità della B61-12 è determinata dalla sua precisione chireurgica.Con una precisione (CEP) di 30 metri dall’obiettivo richiede solo una testata da 50 kilotoni (una potenza più accettabile e con minori effetti collaterali). Il rendimento detonante di una testata da 50 kilotoni, in un raggio di 30-68 metri, è assolutamente necessario per polverizzare ogni tipo di bunker fortificato. Ogni bomba all'idrogeno ha una potenza regolabile: da un massimo equivalente di 50.000 tonnellate di TNT ad un minimo di 300. La resa esplosiva della bomba può essere ridotta elettronicamente attraverso un sistema di calibrazione. L’impiego sul campo di battaglia, quindi, potrebbe essere personalizzato a seconda dell’effetto desiderato e dell’obiettivo. Pur non essendo tecnicamente una nuova arma, l’aggiornamento del Pentagono trasforma l’attuale inventario nucleare a caduta libera in sistema d’arma a guida di precisione.
La letalità della B61-12 è determinata dalla sua precisione chireurgica.Con una precisione (CEP) di 30 metri dall’obiettivo richiede solo una testata da 50 kilotoni (una potenza più accettabile e con minori effetti collaterali). Il rendimento detonante di una testata da 50 kilotoni, in un raggio di 30-68 metri, è assolutamente necessario per polverizzare ogni tipo di bunker fortificato. Ogni bomba all'idrogeno ha una potenza regolabile: da un massimo equivalente di 50.000 tonnellate di TNT ad un minimo di 300. La resa esplosiva della bomba può essere ridotta elettronicamente attraverso un sistema di calibrazione. L’impiego sul campo di battaglia, quindi, potrebbe essere personalizzato a seconda dell’effetto desiderato e dell’obiettivo. Pur non essendo tecnicamente una nuova arma, l’aggiornamento del Pentagono trasforma l’attuale inventario nucleare a caduta libera in sistema d’arma a guida di precisione.
Le sei basi della NATO
Iin europa (Belgio (Kleine Brogel AB), Germania (Buchel AB), Italia (Aviano e
Ghedi AB), Paesi Bassi (Volkel AB), e Turchia (Incirlik AB) ospitano circa 180
bombe nucleari americane B61 Mod-3,-4,-7,-10. Il Pentagono prevede
l’integrazione della B61-12 anche sulle portaerei, rispolverando il concetto
della doppia capacità sugli F-35C. In Europa, la B61-12 potrà essere
trasportata esclusivamente dagli F-35°, acquistati anche dall’Italia (due
cacciabombardieri a capacità nucleare sono stati già schierati alla base di
Amendola in Puglia).
Le B61 vanno considerate come un’ipoteca politica di
Washington sull’Europa: infatti gli yankees che ne detengono la proprietà e la discrezionalità.
L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord – attestano i documenti
ufficiali - è stata concepita per supportare logisticamente la presenza
militare in Europa degli USA.
La decisione sulle armi strategiche della Nato intesa come
forza nucleare a guida Usa, deve essere condivisa da tutti gli Stati membri. La
deterrenza, basata su un adeguato mix di armi nucleari, convenzionali e
capacità di difesa missilistica, rimane elemento centrale della strategia della
NATO. Secondo la Federation of American Scientists,
l'organizzazione fondata nel 1945 a Washington e che si occupa di analizzare i
numeri legati alla presenza di armi nucleari nel mondo, l'Italia custodisce il
più alto numero di armi nucleari statunitensi schierati in Europa.
In tal modo si seguiterebbe a violare impunemente il
Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, firmato nel 1969 e
ratificato nel 1975, il quale all'articolo 2 stabilisce: «Ciascuno degli Stati
militarmente non nucleari, che sia Parte del Trattato, s'impegna a non ricevere
da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il
controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente».
Il 23 dicembre 2016 l'Assemblea generale dell'Onu ha
approvato una risoluzione che ha disposto l'avvio di negoziati per definire un
accordo internazionale, al fine della proibizione delle armi nucleari fino alla
totale eliminazione. I negoziati per la redazione del testo hanno avuto inizio
con una conferenza a New York dal 27 al 31 marzo 2017. In seguito a questa
prima fase di discussione, il 22 maggio è stato pubblicato un progetto di
convenzione per la proibizione delle armi nucleari. La bozza è stata oggetto di
discussione nella seconda fase negoziale, che si è aperta il 15 giugno e si è
conclusa il 7 luglio, quando l'Assemblea generale dell'ONU ha approvato il
Trattato per il bando definitivo delle armi nucleari. A votare a favore sono
stati 122 Paesi; l'Italia era assente. Pertanto, il passaggio successivo per
l'Italia è quello di sottoscrivere dapprima il Trattato e poi ratificarlo.
Nonostante vi sia un numero rilevante di documenti
internazionali in cui si sono da sempre sottolineati gli effetti devastanti di
queste armi e si è cercato di limitarne la diffusione, per le armi nucleari non
esiste un divieto generale e completo. Pertanto, un bando alle armi nucleari,
legalmente vincolante, costituirebbe una significativa novità nel quadro del
diritto internazionale in materia. Nel documento, il divieto delle armi
nucleari è espresso in termini inequivocabili. La convenzione impone anche il
divieto, per gli Stati parte, di autorizzare la presenza di armamenti nucleari
o lo svolgimento di test nel proprio territorio. Quest'ultima previsione è
particolarmente rilevante per i membri della Nato, come l'Italia, che ospitano
nel proprio territorio armi nucleari statunitensi; tuttavia, tale divieto vede
la contrarietà dei membri della NATO, compresa quindi anche l'Italia.
riferimenti:
https://fas.org/blogs/security/2015/09/nuclear-insecurity/
https://fas.org/blogs/security/2015/07/ghedi-terror/
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=b61
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2018/09/italia-base-usa-di-guerra-nucleare.html
https://fas.org/blogs/security/2015/07/ghedi-terror/
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=b61
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2018/09/italia-base-usa-di-guerra-nucleare.html
Gianni Lannes, ITALIA USA E GETTA, Arianna editrice,
Bologna 2014.