26.10.18

TERREMOTO IN GRECIA E RAPINA IDROCARBURI NEL MEDITERRANEO



di Gianni Lannes

Madre Natura non c'entra. Caviaga docet ma Atene svende le ricchezze naturali ai peggiori affaristi senza scrupoli, targati Parigi e Washington. In attesa della catastrofe ambientale nel Mediterraneo, provocata dall'avidità umana mescolata all'ingordigia di dominio. Il rapporto dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia parla chiaro:

«Un terremoto di magnitudo Mwp 6.8 è avvenuto nella zona: Costa Occidentale Peloponneso (GRECIA), il 26-10-2018 00:54:50 (UTC +02:00) ora italiana… con coordinate geografiche (lat, lon) 37.49, 20.6 ad una profondità di 10 km».
 
Le scosse durante la notte sono state avvertite anche nell'Italia meridionale. 10 chilometri, solo dieci chilometri in fondo al mare. Singolare coincidenza: è proprio la zona marina del blocco 10, dove il governo ellenico ha concesso l'estrazione di idrocarburi alla famigerata Total (che lucra anche in Italia, ovvero in Basilicata) in affari con Exxon Mobil. Anche la letteratura scientifica in materia non ha dubbi: tale attività può provocare terremoti. La firma inconfondibile di un sisma indotto è l’ipocentro superficiale (10 chilometri di profondità). Peraltro, simili attività speculative, unitamente agli incidenti e agli sversamenti di petrolio nel Mediterraneo sarebbero fatali per l'ecosistema marino.

Peloponneso, Corfù e Aitoloakarnania: sono le tre aree greche dove il ministero dell’Energia ha concesso il permesso per esplorazioni petrolifere. Una di esse, nei pressi dell’isola di Corfù, è a 80 miglia dall’Italia. I greci di Hellenic Petroleum, una delle maggiori compagnie petrolifere dei Balcani, avanzeranno in partnership con i francesi di Total e gli italiani di Edison.  
 
Dal 2017 anno il governo greco ha messo sul mercato due dozzine di siti di perforazione offshore tra Corfù, Zante e Creta.  Più recentemente sono stati firmati i contratti per utilizzare uno dei più moderni impianti di perforazione del mondo, anche in condizioni ambientali particolarmente sensibili. La bandiera britannica dell'impianto è di un gigante delle spedizioni.  E’ iniziata prima del previsto la perforazione da parte del colosso Usa del blocco 10 nella zona economica esclusiva di Cipro, ma con la novità rappresentata dalla bandiera inglese. Sono stati firmati i contratti per utilizzare uno dei più moderni impianti di perforazione del mondo, anche in condizioni ambientali particolarmente sensibili e ad una profondità fino a 35mila piedi sotto la superficie marina. La bandiera britannica dell’impianto di perforazione “appartiene” a un gigante delle spedizioni, che da tempo fa la spola tra Londra e Nicosia e che farà team con Exxon.

Il consorzio franco-americano è stato selezionato per la concessione delle aree marine ad ovest e sud di Creta per le indagini di perforazione. Così ha deciso il ministro greco dell’Ambiente e dell’energia, Giorgos Stathakis. La zona a sud di Creta si estende su una superficie di 19.868 chilometri quadrati mentre quella occidentale per 20.058 chilometri quadrati. Il primo a congratularsi del via libera al consorzio franco americano è stato l’Ambasciatore degli Stati Uniti ad Atene, Jeoffrey Pyatt che in un tweet l’ha definita “una grande novità” per Exxon Mobil. Nel frattempo il Pentagono che ha abbandonato la base turca di Incirlik trasferendo truppe e mezzi in tre basi elleniche già esistenti ed in una nuova di zecca che sarà costruita su un atollo disabitato. Si tratta della base di Andravida nel Peloponneso, di quella aerea di Larissa e di un’altra a Salonicco, dove il porto è stato appena indirizzato verso una fase di privatizzazione che produrrà anche una decisa infrastrutturazione ferroviaria. Inoltre Washington ha deciso di sostenere i cantieri navali militari ellenici facendo costruire lì le nuove imbarcazioni che serviranno alla flotta mediterranea, che già possono contare proprio a Creta sulla base per sottomarini di Souda Bay, con annesso un centro di formazione Nato.

Riferimenti:




Gianni Lannes, TERRA MUTA, Lpe, Cosenza, 2013.