di Gianni Lannes
E' una condanna a morte decretata a tavolino, mentre tanta gente se la spassa in riva al mare, nel cuore di un'altra estate anomala, e la casta dei politicanti italidioti (abominevoli parassiti sociali) al servizio degli interessi stranieri vomita futilità. Comunque, si sprofonda in tutta fretta verso il disastro finale, però, con tutte le autorizzazioni previste in carta bollata dalla legalità mafiosa.
«Non è attività di ricerca»: in base a questa incredibile motivazione i giudici amministrativi regionali del Lazio hanno respinto l'istanza della Provincia di Teramo, di 7 Comuni della costa teramana e di altri 2 Comuni marchigiani contro il decreto di Via rilasciato in favore della Spectrum Geo Limited. Che quindi potrà cercare gas e petrolio in una zona che va dalle coste della Romagna fino al Salento, per poi vendersi i diritti a rubare gli idrocarburi alle solite multinazionali impresentabili come la Shell o la Total.
Gargano: uno dei 7 capodogli assassinati dalle attività disumane - dicembre 2009 |
Si tratta di un’area vasta ben 29.910 chilometri quadrati, a cui vanno sommati altri 35 mila chilometri quadrati concessi dalla Croazia alla stessa società. E’ il totale che fa la somma: 64.910 chilometri quadrati vuole dire accaparrarsi tutto il mare Adriatico, con conseguenze ambientali incalcolabili sul fronte dell’inquinamento, della subsidenza e dell’erosione costiera. Notoriamente, le estrazioni di idrocarburi minano la stabilità del sottosuolo e possono provocare terremoti. Inoltre, hanno un grave impatto sulla fauna, soprattutto a danno dei sensibili cetacei.
L'autorizzazione a devastare l'Adriatico, definita "compatibilità ambientale", è stata rilasciata dai ministri dell'Ambiente e dei Beni e attività culturali. I ministri Galletti e Franceschini (entrambi nati in Emilia Romagna), come hanno potuto dare il via libera, quando il mare Adriatico impiega un secolo per ripulire la sue acque superficiali?
L’attività è quella di prospezione descritta da due istanze presentate il 26 gennaio 2011 per altrettante aree dell’Adriatico, la d1 BP SP (per 13.700 chilometri quadrati, da Rimini a Termoli) e la d1 FP SP (per 16.210 chilometri quadrati, da Rodi Garganico a Santa Cesarea Terme) entrambe riperimetrate il 29 gennaio 2016. Gli enti locali contestavano la procedura seguita dai ministeri competenti e che ha portato al decreto favorevole di Via, fino alla mancata valutazione ambientale strategica (VAS).
Dunque per il Tar, la Via è legittima, soprattutto perché non si tratta di attività di ricerca, ma di prospezione. Secondo il noto dizionario della lingua italiana Zingarelli, il termine “prospezione” vuol dire testualmente: «esplorazione del sottosuolo condotta con vari metodi e per molti scopi». La parola "esplorazione" significa alla lettera: «indagine diretta su cose o zone sconosciute». Vale a dire, inequivocabilmente, ricerca propedeutica all'estrazione di idrocarburi di pessima qualità (petrolio amaro). Allora, quei magistrati amministrativi non conoscono la lingua italiana. Ma quei togati come l'hanno avuto il posto fisso? O c'è di peggio dietro certe inqualificabili motivazioni per distruggere l'Italia?
Il presidente della Spectrum, Rune Eng, conferma
che i dati finora raccolti «Indicano una grande potenzialità della parte croata
dell’Adriatico», ma invita alla prudenza: «È ancora troppo presto per parlare
delle quantità ma l’Adriatico orientale è senza dubbio molto attraente per le
corporations internazionali dato che il mare non è molto profondo, fatto che
riduce notevolmente il costo delle piattaforme per l’estrazione, in paragone ad
altre parti del mondo, come in Africa o in Brasile».
I giacimenti di petrolio e di gas, sia pure di pessima qualità, fanno gola ad una ventina di
multinazionali petrolifere che hanno già acquistato dalla Spectrum la documentazione raccolta. La Croazia ha pubblicato un primo bando per le
concessioni gasiere e petrolifere. Una procedura forse un po’ troppo “svelta”
rispetto alle normative che l’Unione europea ha approvato dopo il disastro
della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. Infatti il 21 maggio 2013, il
Parlamento europeo ha approvato un rapporto che chiede nuovi standard di
sicurezza nelle operazioni offshore di petrolio e gas e prevede norme che
obbligano le aziende a provare la loro capacità di coprire i danni potenziali e
dalle maree nere derivanti dalle loro attività e a presentare una relazione sui
possibili pericoli e soluzioni, prima che le operazioni possano cominciare. Ma Ivan
Vrdoljak, ministro dell’Economia croato nel 2014 ha dichiarato: «Sembra che la
Croazia possa essere uno dei pochi Paesi europei che possiedono molte più
risorse di gas e petrolio del loro fabbisogno e potrebbe, entro la fine di
questo decennio, trovarsi nella posizione di una piccola Norvegia, diventando
uno snodo energetico dell’intera regione». Secondo Vecernji list l’operazione
porterebbe nelle casse della Croazia fino a 1 miliardo e 300 milioni di euro in
4 anni.
Il 25 novembre 2013, l’eurodeputato Andrea Zanoni
ha presentato un’interrogazione alla
Commissione europea per chiedere indagini sulle ricerche di idrocarburi che la
Spectrum sta conducendo lungo le coste croate in Adriatico, denunciando «La
pericolosità dei metodi impiegati, con l’emissione ogni dieci secondi di un
muro di onde sonore di 240, 260 decibel che rappresentano una fonte di
inquinamento acustico subacqueo con possibili effetti negativi sul prezioso
ecosistema marino».
Mentre dal lato italiano dell’Adriatico la
contrarietà a prospezioni e trivellazioni offshore di petrolio e gas si fa
sempre più forte, la Croazia, ultima entrata nell’Unione europea, punta molto
sullo sfruttamento dei giacimenti che ci sarebbero davanti alle sue coste dove
è tornata la foca monaca. Due anni fa il ministro dell’economia della Croazia, Ivan
Vrdoljak, aveva invitato i giornalisti sulla Seabird Northern Explorer, la nave
della compagnia norvegese Spectrum, che per conto del governo di Zagabria ha realizzato l’esplorazione delle risorse petrolifere offshore, confermando che «Ci sono forti e concreti indizi che nel sottofondo marino
della parte croata dell’Adriatico potrebbero esserci ingenti risorse ancora non
scoperte di petrolio e di gas».
La “Multi-Client 2D seismic acquisition survey
offshore Croatia” della Spectrum copre
la maggior parte dell’off-shore croato
con una griglia 5 km x 5 km. L’indagine si collega a dati sismici
dell’Adriatico italiano rielaborati da Spectrum, fornendo così una valutazione a livello di bacino e «Confronti
con analoghi campi di produzione di petrolio e gas nel vicino Adriatico
italiano Adriatico - dice la società norvegese - l’acquisizione sismica
iniziata nel settembre 2013 e si è conclusa il 19 gennaio 2014. Prodotti i
finali saranno disponibili dall’aprile 2014».
I dati raccolti dai norvegesi dimostrerebbero
quello che gli ambientalisti italiani e croati temono: «L’esistenza di
giacimenti di petrolio e di gas» che fanno già gola ad una ventina di
multinazionali petrolifere che hanno già acquistato dalla Spectrum la documentazione raccolta, cosa che non
disturba Vrdoljak, che anzi ha detto che «Numeri più precisi sulle quantità
delle risorse si sapranno dopo un’analisi dettagliata dei dati e un ulteriore
ciclo di esplorazioni» e intanto ha annunciato che la Croazia pubblicherà già
ad aprile un primo bando per le concessioni gasiere e petrolifere. Una
procedura forse un po’ troppo “svelta” rispetto alle normative che l’Unione
europea ha approvato dopo il disastro della Deepwater Horizon nel Golfo del
Messico. Infatti, il 21 maggio 2013, il Parlamento europeo ha approvato un
rapporto che chiede nuovi standard di sicurezza nelle operazioni offshore di
petrolio e gas e prevede norme che obbligano le aziende a provare la loro capacità
di coprire i danni potenziali e dalle maree nere derivanti dalle loro attività
e a presentare una relazione sui possibili pericoli e soluzioni, prima che le
operazioni possano cominciare. Ma Vrdoljak tira dritto: «Sembra che la Croazia
possa essere uno dei pochi Paesi europei che possiedono molte più risorse di
gas e petrolio del loro fabbisogno e potrebbe, entro la fine di questo
decennio, trovarsi nella posizione di una piccola Norvegia, diventando uno
snodo energetico dell’intera regione». Secondo Vecernji list l’operazione
porterebbe nelle casse della Croazia fino a 1 miliardo e 300 milioni di euro in
4 anni.
Attualmente esistono
107 piattaforme offshore dedicate all’estrazione di gas naturale, che sono
ubicate per la quasi totalità nel mare Adriatico. In particolare 68 sono
operative nel Nord Adriatico (costa romagnola), e 33 in Centro Adriatico. Proprio nel settore petrolifero, attualmente ci sono
oltre 12.290 kmq nell’Adriatico centro
meridionale italiano, interessati da permessi di ricerca, istanze di coltivazione
o per nuove attività di esplorazione che
si aggiungono alle 8 piattaforme già attive.
Il 25 novembre 2013, l’eurodeputato Andrea Zanoni
ha presentato un’interrogazione alla
Commissione europea per chiedere indagini sulle ricerche di idrocarburi che la
Spectrum sta conducendo lungo le coste croate in Adriatico, denunciando «La
pericolosità dei metodi impiegati, con l’emissione ogni dieci secondi di un muro
di onde sonore di 240, 260 decibel che rappresentano una fonte di inquinamento
acustico subacqueo con possibili effetti negativi sul prezioso ecosistema
marino».
I burocrati dell’Ue ha risposto il 23 luglio 2014:
«La Commissione è a conoscenza delle attività di ricerca subacquea menzionate
dall’onorevole deputato. Gli operatori devono rispettare le disposizioni delle
direttive Uccelli selvatici(1) e Habitat(2), sotto la responsabilità
dell’autorità competente croata. In particolare, gli Stati membri devono
adottare provvedimenti che vietino di perturbare deliberatamente le specie
marine rigorosamente tutelate come i cetacei e le tartarughe marine, in
conformità all’articolo 12, paragrafo 1, lettera b), della direttiva Habitat.
Tra gli elementi da tenere in considerazione ai fini del rilascio dei permessi
vanno annoverati anche gli effetti prodotti sugli ecosistemi marini e sugli
habitat vulnerabili, e ciò nel rispetto del protocollo offshore della
Convenzione di Barcellona per la protezione dell’ambiente marino e del litorale
del Mediterraneo, alla quale l’UE ha aderito nel 2012. La Commissione è
attualmente impegnata a verificare se tutti gli obblighi sono stati rispettati
ed è in attesa che le autorità croate competenti le forniscano chiarimenti sul
progetto in questione. Inoltre, la direttiva quadro sulla strategia per
l’ambiente marino(3) fa obbligo agli Stati membri di elaborare strategie per
l’ambiente marino finalizzate al conseguimento di un buono stato ecologico
delle rispettive acque entro il 2020. L’inquinamento acustico subacqueo
costituisce uno dei principali problemi da affrontare. I Direttori delle Acque
degli Stati membri hanno approvato recentemente un documento, di prossima
pubblicazione, contenente delle linee guida per il monitoraggio
dell’inquinamento acustico subacqueo».
Dopo due anni le autorità governative croate non
hanno ancora fornito delucidazioni, mentre si moltiplicano i rischi e
l’insensatezza della nuova corsa all’oro nero. Secondo informazioni riportate dal Vecernji list
di Zagabria, ci sarebbe la possibilità di attivare circa venti centri
estrattivi su piattaforma. Ad oggi le riserve certe sotto
tutto il mare italiano sono di appena 9,7 milioni di tonnellate e nei fondali
di fronte le coste di M arche, Abruzzo e Puglia, mentre si stima siano presenti
5,4 milioni di tonnellate di greggio nelle acqua prospicienti la Croazia.
riferimenti:
Forse si può sperare che qualche terrorista impazzisca e invece di sparare a dei disgraziati, solo per caso incontrati, si rechi nei luoghi indicati dall'articolo e li mandi dal Padreterno per essere giudicati.
RispondiEliminaOra sarete contenti di non essere andati a votare per il referendum sulla trivellazione dei nostri mari? Siete nient'altro che complici del sistema. Punto.
RispondiEliminaSi evince un becero stato di corruzione....e poi per cedere questi diritti perche' non si chiede al popolo con civili referendum ? Ho gia' risposto.
RispondiEliminaSe vi piace...L'APPROVAZIONE !...
RispondiEliminahttp://hr.seebiz.eu/crna-gora-jedina-bez-busotina-na-jadranu/ar-134429/
RispondiEliminaIl Montenegro unica nazione che non cerca ne' estrae. La Croazia non da licenze di estrazione. Senza tradurre i numeri sono indicativi di chi siano gli stupidi !!
La Croazia ha già offerto concessioni:
RispondiEliminahttp://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2016/08/ancora-e-piu-trivelle-nei-mari-ditalia.html
Tutto questo ha dell'incredibile. Come si può fermarli ?
RispondiElimina