9.9.15

RIFIUTI NUCLEARI MILITARI: SCARICATI NEL MAR TIRRENO


foto Giani Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes


Ecco alcuni fatti incontrovertibilmente documentati. E' proprio lo Stato, almeno quello italiano, o meglio chi lo manovra anche dall'estero per il suo sporco tornaconto, il più pericoloso ed impunito inquinatore, ad attentare alla salute pubblica. Non è cambiato nulla dal 1967, quando il governo tricolore - unitamente ad altri paesi europei - autorizzò l'inabissamento delle prime scorie nucleari statali. 


Ai giorni nostri, buona parte delle scorie radioattive più pericolose (di terza categoria, ad alta attività) dell’impianto nucleare di San Piero a Grado (ex Camen, ex Cresam, infine Cisam) gestito dal ministero della Difesa, prima sono state occultate nella pineta di Migliarino San Rossore, poi sono state tombate nella miniera di Pasquasia in Sicilia. Infatti, l’ordinanza del presidente del consiglio dei ministri 7 marzo  2003 a firma del piduista Silvio Berlusconi, non menziona questa centrale nucleare a tutti gli effetti, né la sua pericolosa produzione.



 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Più recentemente il governo italiano ha deciso di sversare - attraverso il canale dei Navicelli - nel Mar Tirreno, ovvero nel santuario dei cetacei, un’area marina protetta sulla carta, anche 750 mila litri di liquidi radioattivi, provenienti dal reattore nucleare sperimentale della Marina Militare tricolore.







Non a caso, il governo italiano si guarda bene dal fornire una risposta alle interrogazioni parlamentari numero 4/01226 del 28 novembre 2013 e 4/03527 del 25 febbraio 2015.

Il Centro interforze studi e applicazioni militari di S.Piero in Grado, sotto l’egida dello stato maggiore della Marina Militare, non ha fornito alcuna certezza scientifica relativamente agli scarti radioattivi scaricati in mare, che vanno poi a depositarsi nei sedimenti rischiando di contaminare la catena alimentare. Il radionuclide trizio, addirittura, non è stato conteggiato, ma va a finire a fine corsa, nel sangue degli esseri umani che si cibano di pesce.

La direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio dell'Unione europea del 19 luglio 2011, al punto 31 dei considerando, definisce anche i doveri di informazione verso le popolazioni, e il dovere di coinvolgimento nelle decisioni delle autorità locali interessate. Inoltre, la convenzione di Aarhus (Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale), recepita dalla legislazione italiana nel 2001 (legge 108), è uno strumento internazionale volto a garantire all'opinione pubblica e ai cittadini il diritto alla trasparenza e alla partecipazione in materia di processi decisionali di Governo locale, nazionale e transfrontaliero concernenti l'ambiente. E ancora: il decreto legislativo 3 aprile 2006, numero 152, articolo 3-ter, sancisce la previsione del principio di precauzione.

L'Agenzia internazionale dell'energia atomica regola le disposizioni sulle pratiche di dismissione; il decreto legislativo n. 230 del 1995, recante "Attuazione delle direttive 89/618/Euratom, 90/641/ Euratom, 96/29/Euratom, 2006/117/Euratom in materia di radiazioni ionizzanti e 2009/71/Euratom, in materia di sicurezza nucleare degli impianti nucleari", fissa le regole generali in materia di radiazioni ionizzanti ivi comprese tutte le attività che riguardano i rifiuti nucleari.

Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 giugno 2005, numero 183, recante "Regolamento di sicurezza nucleare e protezione sanitaria per l'Amministrazione della difesa", attribuisce la competenza al Ministero della difesa implicitamente escludendo i Ministeri dell'ambiente, dell'industria, del lavoro, della salute e dell'interno e gli enti locali.  

Il processo di smaltimento del reattore costituisce a tutti gli effetti un'attività di natura industriale-civile con possibili rilevanti ricadute sulla salute della popolazione e sull'ambiente, come testimonia il fatto stesso di voler sversare le acque al di fuori del sito militare del Cisam. L’attività di trattamento dei rifiuti radioattivi dovrebbe essere sottoposta alle prescrizioni autorizzative della legislazione civile e alle relative direttive in materia di valutazione di impatto ambientale ove applicabili: ma così non sta accadendo, proprio a partire dallo sversamento delle acque radioattive, il cui impatto sull'ambiente andrebbe valutato anche in base a matrici ambientali da stabilire preventivamente e quindi con la possibilità di esprimere osservazioni di carattere tecnico e di opportunità da parte di tutti e tutte.

Quali sono i protocolli utilizzati e i risultati completi, comprensivi del quantitativo globale in Bequerel per litro o in altra unità di misura idonea nonché il profilo chimico-fisico totale dell'acqua, compresa la misurazione di tutte le tipologie di radionuclidi, ed in particolare quelli preesistenti? Perché i risultati delle analisi nono stati sottoposti ad un ente terzo di controllo individuato e certificato, non interno al Ministero della difesa proprio come l'ente che ha prodotto le stesse analisi in occasione dello sversamento quale inizio del processo di cosiddetto “smaltimento”?

Dopo un anno e mezzo, anche i miei quesiti in materia indirizzati al primo ministro pro tempore, imposto dal Napolitano ma non votato dal popolo sovrano, hanno ricevuto la benché minima risposta. Perché Matteo Renzi tace? Con questa drammatica situazione bisogna pure fare i conti, perché ne va della salute individuale e collettiva.



riferimenti:




Gianni Lannes, Italia, USA e getta, Arianna editrice, Bologna 2014

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