1.7.13

OGGI I BARACCATI DEL TERREMOTO DI MESSINA DEL 1908



di Gianni Lannes




E' un'Italia che non svetta in cartolina e non appare in televisione pompata dal nauseabondo circo mediatico. Insomma, è un Belpaese invisibile, che le autorità nascondono ben volentieri. Va tutto bene? Non voglio neanche sapere chi è attualmente il sindaco di questa città senza cuore e senza anima. Ma il governatore della Sicilia vive sulla luna? E i grillini, per caso sotto terra? Dove sono tutti i progressisti e i democratici civili? Non ho intenzione di polemizzare con alcuno: è fiato sprecato se la situazione sotto gli occhi di tutti, compresa la Chiesa Cattolica è una vergogna mondiale.

Torno a Messina nelle baraccopoli del secolo scorso, dopo l'inchiesta che realizzai nel 2008 per il quotidiano La Stampa sul terremoto del 28 dicembre 1908. Allora, qualche giorno dopo furono presentate le solite interrogazioni parlamentari, ma non hanno mai avuto risposta governativa. Nè questi gravosi problemi sono mai stati risolti dallo Stato tricolore, eppure il denaro pubblico è stato stanziato. Ma nelle tasche di quali politicanti è finito questo fiume di quattrini dell'ignaro contribuente?

In questo luogo nulla è mutato, se non in peggio. Si schiatta di caldo adesso, poi appena scenderà il generale inverno si creperà di freddo, anche se il mare alita ad un soffio. In caso di probabili nuovi terremoti queste casupole sarebbero le prime a crollare.

Oggi qui sotto i tetti di amianto sopravvivono più di 13 mila persone tra cui molti bambini e famiglie numerose - secondo stime ufficiali - eredi dei terremotati del secolo scorso!  

Certo con l'assistenzialismo non si risolvono determinati problemi, ma la povertà materiale bisognerà pure aggredirla in qualche modo. Se avessi tanti soldi regalerei una casa a questi esseri umani. Mi vergogno di essere italiano pensando al tramonto dello stupore. Siamo assuefatti al peggio. 

Forse l’assenza di stupore dal cuore delle persone e di rugiada dalla campagna sono sintomi del medesimo fenomeno negativo. Vale a dire di inquinamento dello spazio interiore e di quello un tempo naturale.

Allora professionisti dell'antimafia di quale legalità intendete blaterare, se lo Stato italiano non garantisce i diritti minimi vitali a chi si affaccia adesso alla vita e fa di tutto per distruggere l'esistenza di milioni di esseri umani?



Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Messina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)




 LA STAMPA, 21 DICEMBRE 2008:

Tutta la mia vita dentro una baracca Viaggio fra i terremotati di Messina, ancora sfollati cent'anni dopo

GIANNI LANNES La terra trema a MESSINA, il 28 dicembre 1908 alle 5. 21: in 31 secondi miete 80 mila vittime. I terremoti scavano solchi indelebili nella storia, snaturando per sempre civilta', economie, rapporti sociali, identita' collettive. In Sicilia va anche peggio: gli eredi dei sopravvissuti al sisma vegetano in baracche secolari prive di acqua potabile, fognature e servizi. Nonna Lalla intona una cantilena al sole: «Nesci, nesci suli, pi' lu Santu Sabbaturi, pi' li poviri picciriddi ca nun hannu cchi manciari. Nesci suli pi' quaddiari». La donna conta 85 primavere in un viso segnato dagli acciacchi. E il sole si fa largo tra le nuvole, illuminando le 3336 baracche, fradice d'amianto, censite ufficialmente. La dimora della signora si trova a Giostra, uno dei campi profughi (gli altri sono Fondo De Pasquale, Villa Lina, Ritiro, Fondo Basile, Annunziata, Camaro, Maregrosso, Fondo Sacca', Rione Taormina, Mangialupi, Aldisio, Bisconte, Cataratti) dell'era precedente la prima guerra mondiale. Lalla sopravvive miracolosamente in mezzo ai torrenti fognari a cielo aperto. La sua residenza e' una catapecchia rattoppata con i muri ammuffiti, il tetto in procinto di crollare, il pavimento dissestato che danza sul vuoto. A Lalla - che combatte da una vita ratti, topi, scarafaggi e zanzare d'ogni genere - l'umidita' ha succhiato la salute ma non la speranza di ottenere un'abitazione civile. Non e' la sola che resiste dignitosamente e attende inascoltata. Le 13 mila persone senza voce (inclusi tanti bambini) che dimorano nel degrado e nell'indifferenza delle istituzioni, ora rivolgono un appello a Napolitano «affinche' non vada sprecata la ricorrenza del centenario e si faccia finalmente qualcosa di serio per far sparire dalla faccia della Terra le baraccopoli di MESSINA. Chiediamo l'intervento del presidente della Repubblica (chiamato dalla Costituzione al compito di rimuovere le cause che impediscono l'uguaglianza e la tutela della dignita' dei cittadini, il diritto alla salute, la tutela dell'infanzia, degli anziani, della famiglia, dell'ambiente) affinche' una volta per tutte la Repubblica non si fermi a Villa San Giovanni». Giovanni D'Arrigo fa l'assistente sociale in questa immensa favela d'Europa e racconta: «Sono un messinese nato in una baracca, quella del terremoto di cento anni fa. Nel 1960 in una di queste baracche ho frequentato il doposcuola. La maestra di allora, cresciuta in quella baracca da quando aveva 4 anni, e' ancora li' ad abitarci, tra pareti cadenti e ammuffite, il tetto pericolante, unica superstite di tanti familiari scomparsi con la vana speranza di avere una casa> >. Dopo Giolitti - grazie soprattutto agli aiuti russi, spagnoli e americani - Mussolini e lo Stato antifascista, la Regione Sicilia il 6 luglio 1990 ha promulgato una legge speciale per il risanamento di MESSINA: 500 miliardi di lire, ancora non spesi per i diseredati. «Nelle baracche sono nate generazioni intere di famiglie», dice Roberto Pruiti, autore del documentario «MESSINA: citta' negata». Insomma, si e' fatto poco o nulla per i non abbienti, tranne che estorcere il voto elettorale con le solite promesse. L'amministrazione comunale recentemente ha sfruttato 81 milioni di euro per progettare il 70% degli alloggi necessari. Il denaro pubblico gia' erogato non basta: bisogna costruire anche asili, servizi, verde. In municipio non ci si sbilancia a preventivare la somma necessaria. Il risanamento procede a rilento: ai ritmi attuali bisognera' attendere il 2036. «In molti si preparano a celebrare a MESSINA l'evento 08-08, il centenario del terremoto - commenta l'ingegnere Enzo Colavecchio del direttivo regionale di Legambiente - ma a noi sembra che vi sia poco da celebrare». Rita Borsellino rivela di aver visitato le baracche di MESSINA piu' volte: «Sono stata ad ascoltare la storia di chi in quei tuguri ha trascorso tutta la vita, sperando in un alloggio migliore e credendo alle promesse dei politici di turno». Leoluca Orlando, l'ex sindaco della primavera di Palermo, portavoce dell'Italia dei Valori, annuncia un'interrogazione parlamentare: «E' uno scempio che si e' protratto ed esteso nel tempo, trasformando ogni condizione d'emergenza in un destino disumano». Sonia Midili ha 32 anni, due figli e una gran desiderio di denunciare la situazione: «Sono cresciuta qui coi nonni e mi sono sposata. Stiamo malissimo. I miei bambini si sono ammalati di bronchite, anche tanti altri bimbi non stanno bene. I piccoli non possono giocare perche' non c'e' spazio tra i rifiuti. Dentro d'estate e' troppo caldo e d'inverno si gela. E poi ingoiamo l'amianto. Non e' giusto morire cosi'. Aiutateci, noi ci siamo rimboccati le maniche ma le istituzioni locali ci prendono in giro».



http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=8980083

1 commento:

  1. CENTO ANNI sono lunghi da passare,
    80 mila vittime sono tante troppe,
    3336 baracche che brutto numero troppo alto,
    500 miliardi di lire 'sono' anzi erano da spendere non da perdere,
    ratti, topi, scarafaggi e zanzare non perdete di vista i colpevoli di tutto questo ricordatevi di loro e fatte il vostro gioco.......

    RispondiElimina