28.7.13

NAUFRAGIO UNIVERSALE: UN ALTRO MONDO



Mediterraneo - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes



Prima viene la tempesta. La nave che affonda è un simbolo senza tempo della cultura umana. Una metafora: insieme perdita di un bene (la vita, le ricchezze materiali) e premessa di un nuovo inizio.

Nessuna metafora è più forte, né il terremoto - il mare è un terremoto perenne ma intermittente - né l’eruzione del vulcano  né il diluvio. Non a caso l’arca di Noé è la prima nave salvata dal naufragio universale. L’Odissea è un manuale di naufragi.

Secondo la stima dell’Onu su fondali di mari ed oceani giacciono più di 3 milioni di bastimenti naufragati. Vicende che hanno alimentato storie e leggende di tesori sepolti.

In fondo alla Terra del Fuoco c’è il più grande cimitero di navi del mondo: i naufragi provocati dai violenti marosi e quelli commissionati dagli armatori per fregare le assicurazioni così da intascare un ricco premio.

Nei fondali del Mediterraneo, dalle Bocche di Bonifacio allo Jonio, giacciono carcasse di navi che narrano il passato a chi sa e desidera compusarle con attenzione.

Et Suyo Maru (navi di veleni) - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Relitti immersi in un silenzio privo di tempo, ultimo nascondiglio di pesci e fantasmi nella penombra afona delle profondità.  

Gli abissi marini del mare Nostrum raccontano millenni di storia: legni, ferri, anfore, cannoni, barche da pesca e velieri, navi da guerra e mercantili dei veleni. Ed al contempo sono un luogo tombale per migliaia di migranti invisibili ai comuni mortali dell’Occidente. Mentre i pacifici pescatori italiani sono vittime dei giochi di guerra della NATO: Angelo Padre e Francesco Padre, tra i tanti pescherecci colpiti a morte.

L’immersione subacquea è una discesa nell’ignoto, in uno spazio atemporale. C’è un mondo di spettri e sorprese là sotto a portata di sub: per esempio nell’Adriatico a largo di Ravenna, la piattaforma Paguro è una meraviglia inaspettata dopo un disastro ambientale (poco noto) degli anni '60, causato dall'Eni.

 
Gianni Lannes a caccia di navi dei veleni: - foto Gittof (tutti i diritti riservati)

Nel Tirreno il postale Lucia affondato al largo di Ventotene da un attacco aereo inglese. Il Città di Bergamo, spolpato dai cercatori nel fondale sabbioso del Mar Jonio, rifugio di cernie e scorfani poco al largo di Capo Spartivento in direzione di Brancaleone. Un sito dove nel 1987 è stata dolosamente inabissata la Rigel ,carica di scorie radioattive, al pari della Cunski dinanzi a Cetraro. E poi c’è il brigantino Mercurio affondato durante la battaglia navale che nel 1812 costò a Napoleone l’egemonia nell’Adriatico. Individuare i resti di navi onerarie romane è un po’ come trovare Atlantide. Insomma, un mondo da scoprire. Un altro mondo.

 

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