19.7.13

FALCONE E BORSELLINO: ASSASSINATI DALLO STATO ITALIANO






di Gianni Lannes


Dal 1992 Giovanni, Paolo, Francesca Morvillo, già fatti a brandelli dalle esplosioni e prim'ancora dai veleni di altri magistrati, e relative scorte di Polizia li hanno ammazzati altre 21 volte, ogni anno, soprattutto con la melassa retorica delle commemorazioni di Stato. Poi con i segreti altolocati e gli omissis, in particolare del Sisde (servizi segreti civili) che ha operato attivamente dietro le quinte per l'eliminazione di questi giudici.

Dopo la recente assoluzione in primo grado, soprattutto del generale Mori per la mancata cattura di Provenzano, anche un sasso ha capito l’imbroglio. Per la cronaca, Mori è lo stesso alto ufficiale dell’Arma che in sede processuale si è appellato al segreto di Stato e non ha voluto rivelare i retroscena del delitto su commissione Sismi (servizi segreti militari) di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994).

“Mandanti occulti” ripetono i cosiddetti professionisti dell’antimafia, vale a dire chi sulla finta lotta alla mafia ha cementato carriere e profitti. Vai a vedere e ti rendi conto che non capiscono niente del fenomeno (come Saviano ad esempio), e non hanno nemmeno le basi della conoscenza storica e sociologica. Insomma, non sanno neanche che vuol dire questa realtà dello Stato fantoccio tricolore.

Al bando le dietrologie e i misteri. Altro che trattative Stato&mafia: i rapporti sono sempre stati diretti e di sudditanza. Le mafie, infatti, (cosa nostra, ‘ndrangheta, sacra corona, batterie, camorra, basilischi, eccetera) sono organiche allo Stato italiano almeno dal 1943, anche se non riconosciute, ovviamente, con un decreto formale.

Kissinger&Napolitano


Il 1992 è l’anno delle stragi impunite e del Britannia, ovvero della spartizione dei beni italiani sancita a bordo della nave da crociera della regina di stampo mafioso Elisabetta Windsor.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano capito veramente tutto, e per questa ragione sono stati eliminati. Se lo Stato avesse intenzione di sconfiggere le mafie impiegherebbe brevissimo tempo, ma così non è, purtroppo, perché appunto, lo Stato imperante è di mafia, non di diritto.

«Ho capito tutto» ripeteva Borsellino negli ultimi giorni della sua vita, mentre lavorava giorno e notte. «E’ una corsa contro il tempo quella che io faccio. Sto vedendo la morte in diretta, devo lavorare tanto, devo lavorare tantissimo…». E aveva compreso tutto anche sul suo assassinio: «Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia. La mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri». 

La stessa attenzione non mostrava la Procura di Caltanissetta, poco propensa a cercare di sapere che cosa aveva capito questo magistrato. La stessa sollecitudine non aveva mostrato il procuratore Giammanco, che solo la mattina del 19 luglio si decise a delegarlo, dopo mesi di rifiuti, alle indagini sulla mafia palermitana. La stessa dedizione allo Stato di diritto non mostra la politica di caste e parassiti alle strette dipendenze di Washington, ieri come oggi, anzi peggio.

Oggi, 21 anni dopo non è cambiato nulla, ma va sempre peggio. Con Falcone e Borsellino in vita, forse la storia italiana avrebbe preso un'altra direzione, sicuramente positiva. 

Ai piani alti del potere per conto terzi quelle verità indicibili le conoscono in tanti, ma sono d’accordo nel tenerle coperte da una spessa coltre di omissis. Per sempre. Vero Napolitano? Perché lei ha ricevuto con tutti gli onori riservati ad un capo di Stato, il criminale internazionale Henry Kissinger, mandante dell'eliminazione di Allende e Moro? Il Bilderberg Group di David Rockefeller le dice niente?





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