17.12.22

QUANTA VITA!

 

foto Gilan


Un'unica vita che ne contiene almeno tre insieme. I capelli lunghi e selvatici da ragazzo hanno lasciato il posto alla chioma brizzolata. Eppure, a volte, per l'energia e l'entusiasmo, me ne sento 30 in meno; anche se spesso penso di averne 150, per tutto quello che ho vissuto.

La sofferenza, la povertà economica, la malattia, lo studio, la ricerca, la fatica, il lavoro in prima linea, le ferite, la lotta, l'incomprensione, la solitudine, la felicità, il riscatto, il lutto, le lacrime e poi la rinascita.

È trascorso mezzo secolo e sento ancora gli odori di quando poco più di un bambino rincorrevo nel Gargano accarezzato da raggi di sole sotto l'influsso di un mare ventoso, un pallone malandato in un campo di terra primordiale e pietre antiche con linee di calce improvvisate, due porte sgangherate senza reti impreziosite da traverse di legname racimolato dalle case in costruzione, con la segatura dispensata dai falegnami vichesi in un lampo disseminata nell'area dei portieri. Giocavo con i miei compagni fino al buio inoltrato e allora non ci stancavamo mai nonostante il ritmo cadenzato a perdifiato. Era un'infanzia magica condita dal sapore straordinario dell'amicizia fraterna: Mario, Paolo, Maurizio, Michele, Nino, Piero, Antonio, Pio, Rocco, Nicola, Franco, Enzo, Tommaso, Carmine; solo a volerne ricordare alcuni.

Da quando li ho persi uno alla volta, ci penso tutti i giorni come in un sogno interminabile: i miei gioiosi cugini Antonio e Rossano trapassati dolorosamente nella gioventù, la mia nonna materna Maria fabulatrice d'altri tempi, mio zio Giovanni infaticabile, generoso e forte ma fragile dentro; infine all'improvviso mia moglie. Vorrei potessero vedere come siamo cresciuti in questa accidentata dimensione terrena, nonostante le innumerevoli avversità. Oggi zia Angela mi guarda ancora con gli occhi di quando ero un bimbo che parlava tanto e scriveva prima del tempo. Ora comprendo che l'amore non ha bisogno di tante parole.

So cosa vuol dire soffrire e porto le cicatrici nell'anima orfana. Il tesoro che spero di lasciare ai miei figli non è quella economico, ma valori e insegnamenti di profondo respiro: libertà, lealtà, indipendenza, sacrificio, dignità, onore e spirito critico. Un giorno - spero nell'empatia - loro dovranno camminare con le loro gambe. I ricordi umani sono identità, memoria e ricchezza inesauribile.

Gilan

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